di Erika Noschese
Le cooperative sociali hanno lavorato, superando i limiti dei noveanni previsti per legge e, nelle varie proroghe, emergono una serie di anomalie ed “errori” commessi dalla stazione appaltante, ovvero il Comune di Salerno, nel periodo di indagine dal 2003 al 2017con un valore degli appalti pari ad oltre 48 milioni e 427 mila euro. È quanto emerso dal racconto del dottor Salvatore Carli, testimone per la Procura che ieri è intervenuto nell’ambito del processo ribattezzato Sistema Salerno. In aula anche i due imputati NinoSavastano e Vittorio Zoccola, accompagnati dai rispettivi legali Agostino De Caro e Giovanni Annuziata per il consigliere regionaleoggi sospeso e Giuseppe Della Monica e Gaetano Manzi per l’ex ras delle cooperative sociali. Ieri, la sesta udienza che ha visto come testimone proprio la Procura. L’inchiesta sarebbe nata da un’informativa della Dia del 2017 lasciata senza riscontri per anni e poi ripresa dai pm che hanno condotto leulteriori indagini da cui sono scaturiti gli arresti ed il processo in corso. Ieri non è stata sciolta la riserva sulle intercettazioni attraverso i trojan e ciò dovrebbe avvenire durante la prossima udienza in programma il 15 settembre quando, tra i testimoni ci sarà anche l’ex consigliere Giuseppe Ventura. In qualità di teste,Carli ha evidenziato le anomalie più frequenti, riscontrate nel periodo di inchiesta, a partire dall’affidamento diretto, ad eccezione dell’ultima gara affidata pur essendo aperta esclusivamente alle cooperative sociali. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura quattro delle otto cooperative che avrebbero ottenuto affidamenti per entrambe letipologie di affidamento, la manutenzione del patrimonio cittadino ei capistrada: I lLeccio, Albanova, Lavoro Vero e Terza Dimensione sono le coop analizzate perché per lo stesso periodo, la medesima coop si occupava di entrambi i servizi. Ciò che emerge in maniera inconfutabile è che gli affidamenti sono proseguiti senza soluzione di continuità, superando anche il limite massimo dei nove anni consentito dalla legge e non c’è stato un solo giorno in cui le cooperative hanno dismesso l’attività, ciò nonostante hanno fatto affidamenti reiterando nel tempo per importi inferiori alla soglia comunitaria all’evidente scopo di evitare l’attivazione di procedure previste dal codice degli appalti, bloccando la possibilità di partecipazione alla gara. Affidamenti che, come si evince, hanno riguardato, in alcuni casi tre e in altri quattro, fasi: una volta affidato per un anno il servizio si è andato avanti nonostante la legge del codice degli appalti che prevede un rinnovo che non c’è stato. Non trattandosi di servizi straordinari, dalla stazione appaltante vi era la consapevolezza che ci fosse la necessità di proseguire attivitàera evidente vista la natura del servizio e la corretta pianificazione avrebbe dovuto imporre alla stazione appaltante di quantificare un valore parametrato alle rispettive esigenze, senza frazionare e fare gare, alcune con procedura negoziata ed altre limitate solo alle cooperative di Salerno, andava dunque fatta una gara ed è un’altra anomalia così come quella della suddivisione degli appalti in lotti che non comporta l’esonero, da parte dellastazione appaltante, di applicare le norme del codice degli appalti. Sono state disattese anche le norme relative agli effetti del frazionamento: è stato più volte posto in evidenza che per gli appalti sotto soglia il codice antimafia obbliga alle stazioni appaltanti di verificare la presenza di scelte che potrebbero essere influenzate e andava chiesto al prefetto un controllo e un parere sulla base di elementi già acquisiti e pareri. Altro profilo diinteresse è la qualificazione giuridica delle prestazioni rese dalle cooperative perché in materia di affidamenti diretti ci sono norme che vietano ai comuni di affidare i servizi in maniera diretta, i servizi resi a favore di terzi non possono essere affidati alle cooperative; altro aspetto di interesse è la continuazione giuridica delle prestazioni:ci sono sentenze del Consiglio di Stato che vietano alle stazioni appaltanti la possibilità di affidare prestazioni che non riguardanoservizi diretti. Il dottor Carli ha preso ad esempio una determina del 2014, firmata dall’allora ingegnere Luca Caselli che, per giustificar el’affidamento direttoa favore delle cooperative assimila questo ai servizi contemplati dalla legge regionale: l’ingegnere infatti avrebbe evidenziato che lamanutenzione e pulizia del patrimonio pubblico e cittadino sono da considerarsi corollario ai rifiuti. La prossima udienza si terrà il 15 settembre quando tra i teste comparirà l’ex consigliere Ventura, tra i primi a denunciare il sistema delle coop in città e il 29 settembre quando, invece, tra i teste ci saranno il sindaco Vincenzo Napoli e il suo ex braccio destro, Felice Marotta, entrambi iscritti nel registro degli indagati e che dovranno chiarire le azioni messe in campo dall’amministrazione comunale. Resta la prossima l’udienza più attesa perchè il collegio dovrà sciogliere la riserva sulle intercettazioni.