di Michelangelo Russo
C’è stata polemica sull’iniziativa di Piero De Luca di indire un tavolo tecnico tra Comune, Provincia, Regione, Università e Ordine degli Avvocati, per realizzare all’interno dello storico Tribunale un polo multiculturale. Si è parlato, da parte di candidati di partiti diversi, di una strumentalizzazione elettorale. Può essere, viste le coincidenze temporali. Ma va detto che nessun politico, all’infuori di De Luca già un anno fa, ha mai preso l’iniziativa di una riunione pubblica tra i possibili enti territoriali e non. Perché gli altri candidati non ci hanno pensato? Non è un rimprovero, ma una constatazione. Alla politica locale la cultura non interessa se non a chiacchiere “vacanti”. Un’iniziativa, un appello, una conferenza o un convegno, in tutto questo tempo passato dalla chiusura (e dall’abbandono) del vecchio Tribunale, non c’è mai stata. Un’idea seria, uno studio, un’intervista documentata, niente di niente. Se si dovesse tener conto anche del parametro della cultura nel programma elettorale dei vari candidati del collegio elettorale salernitano, temo che nessuno dei candidati potrebbe varcare Montecitorio o Palazzo Madama. E così De Luca ne ha approfittato per segnare un piccolo, ma significativo punto. Ma, a ben vedere, non è un punto pieno. Il tavolo tecnico dei giorni scorsi, va detto, è solo, al momento, anch’esso una chiacchiera “vacante”. Ci sono due cose che non vanno. Una è questa favola che occorre reperire spazi alternativi a quelli del Tribunale, da destinare a Polo culturale, in compensazione di quelli che il Demanio cederebbe alla cultura anziché agli uffici pubblici dello Stato attualmente in fitto. Fitto che il Demanio tende a risparmiare, avendo immobili suoi attualmente vuoti (come il Tribunale). L’altra cosa che non torna è l’assenza di un soggetto principale quando si parla di Cultura. E cioè il Ministero della Cultura. Che è il perno principale di una operazione politico culturale che ha già la sua legge e la via maestra. Che è quella dettata dal D.lgs. 85/2010 e dalla circolare n° 18 del 18 maggio 2011 del Segretariato Generale del Ministero della Cultura.
In attuazione dei programmi di valorizzazione culturale dei beni del Demanio, la legge predetta e la circolare prevedono che le Parti (e cioè il Demanio, il Ministero della Cultura, e gli Enti Territoriali interessati. Attenzione, l’Università non è un Ente Territoriale, né lo è l’Ordine degli Avvocati) pattuiscono e garantiscono l’obiettivo della massima valorizzazione previsto dall’art. 1 comma 2 del D.lgs. 85/2010. Lo fanno tramite l’accordo di “valorizzazione culturale”. Il Protocollo d’Intesa tra il Ministero Cultura e l’Agenzia del Demanio, che definisce le linee procedurali, è quello del 9/2/2011 ed è pubblicato sul sito MIBAC. Sono esclusi dal federalismo culturale (cioè dalla cessione gratuita dei beni dello Stato agli Enti Territoriali per fini culturali) quei beni che siano assoggettati al cd “uso governativo”. Cioè quei beni che sono occupati, al momento, da uffici pubblici governativi. Una prima notazione, subito subito. Attualmente gli unici spazi del vecchio Tribunale assoggettati ad un “uso governativo” sono quelli del primo piano, occupati dagli uffici del Giudice di Pace. Ma secondo piano (quello delle grandi aule giudiziarie), terzo piano (dove ci sono l’Aula storica Perrilli in uso all’Ordine degli Avvocati, più altre due o tre stanze), quarto piano, totalmente vuoto, non sono occupati da uffici governativi, cioè da uffici dell’Amministrazione Statale. Sono vuoti, e quindi cedibili a Comune, Provincia o Regione che ne facciano domanda per l’utilizzo degli immobili storici (e il Tribunale, di chiara fama architettonica e vecchio di 85 anni, lo è!) per fini di valorizzazione culturale! Dove sia prevista la perequazione e la permuta di locali tra Demanio ed Enti richiedenti la cessione, non è dato riscontrarlo nella legge del “Federalismo Demaniale Culturale”. Cosa si richiede per attivare la procedura di cessione (gratuita!)? L’attribuzione di beni di interesse storico-artistico si avvia, dice la legge, con la stipula di un accordo di valorizzazione, ai sensi dell’art. 112 del D.lgs. 42/2004 (il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, per intenderci), per la salvaguardia, la riqualificazione e la tutela del bene prescelto. Accordo da stipularsi tra l’Ente Territoriale proponente, il MIBAC e l’Agenzia del Demanio. L’Ente proponente si impegna alla rifunzionalizzazione dell’immobile prescelto sulla base di un Programma di Valorizzazione che contiene “specifici obiettivi culturali, assicurandone una gestione efficace e sostenibile anche dal punto di vista economico-finanziario”. Quindi due cose: per la gratuità della cessione è indispensabile la richiesta ufficiale degli Enti territoriali interessati (il Comune di Salerno? La Provincia? O proprio la Regione Campania?) al MIBAC e all’Agenzia del Demanio. Non serve a niente il Tavolo Tecnico in Provincia dei giorni scorsi!!!
Seconda cosa, dopo la richiesta “ufficiale”, verrà la convocazione da parte del MIBAC all’Ente proponente e al Demanio per l’avvio del “Tavolo Tecnico Operativo” (quello vero!!!) per definire il programma di valorizzazione.
Così, gentili candidati tutti, si opera per iniziare a fare un Museo nel vecchio Tribunale. La Città lo vuole! Lo vogliono le nuove generazioni, che non sono solo quelle della movida e delle sciocchezze modaiole. Lo pretende la storia millenaria di Salerno e della sua Provincia. Prima della data elettorale chiederemo ai canditati un impegno a portare avanti seriamente, in Parlamento, il progetto del Museo di Salerno.