di Erika Noschese
«Bene la riforma Nordio, è ancora presto per dire se avrà gli effetti sperati ma sicuramente qualcosa andava fatto». Parla così l’avvocato Donato D’Aiuto, commentando il nuovo disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia e che va a modificare in alcuni aspetti un modus operandi che necessita di essere rivisto.
Un nuovo disegno legge per rivedere alcuni aspetti relativi alla giustizia. Una riforma oggi più che mai necessaria…
«Sì, una riforma necessaria. La riforma del Ministro Marta Cartabia ha investito in gran parte il processo civile cercando di velocizzarlo. Siamo terzultimi in Europa per i tempi di definizione delle controversie civili, davanti soltanto a Cipro e Malta. È ancora presto per dire se la riforma avrà gli effetti sperati ma qualcosa andava fatto. Allo stesso modo – e noi di Azione lo diciamo da tempo – andavano affrontate spinose problematiche legate al processo penale. Una giustizia che funziona è necessaria per tutti i cittadini».
La riforma Nordio punta l’attenzione sull’abuso d’ufficio, eliminato. Cosa ne pensa di questa scelta?
«Con il nostro Responsabile Giustizia avevamo proposto la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e la previsione di una sanzione amministrativa. Ma siamo d’accordo anche sulla abrogazione. L’abuso d’ufficio è una norma che penalizza e paralizza i Sindaci soprattutto dei piccoli comuni. Basta leggere i numeri. A fronte di tantissimi fascicoli aperti per abuso d’ufficio, sono soltanto pochissimi i procedimenti conclusi. Questo induce la paura alla firma e pone nelle mani delle opposizioni un’arma che viene usata soltanto come ostato all’attività politica dei Sindaci. Non credo sia una necessità soltanto del Ministro Nordio o di Azione, credo che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio sia una previsione che troverà ampio consenso trasversale».
In qualche modo si va a limitare la libertà di stampa, stop alla pubblicazione delle intercettazioni…
«Questo è un falso mito. Nessuna limitazione alla libertà di stampa. Interroghiamoci piuttosto dove sia il limite tra libertà di stampa e sputtanamento. Che bisogno c’è di pubblicare conversazioni private tra persone se queste non sono rilevanti per il procedimento? Che bisogno c’è di pubblicare delle conversazioni alle quali partecipano anche persone che non sono coinvolte nelle indagini ma hanno come unica colpa quella di ricevere una telefonata da un soggetto indagato? Libertà di stampa non vuol dire poter pubblicare qualsiasi cosa senza alcun limite. Le intercettazioni che nulla aggiungono a un’indagine e sono prive di pregio giuridico non sono notizie, è soltanto gossip di basso livello».
Cosa manca oggi alla giustizia? Quali sono le maggiori criticità ancora da colmare?
«Dico due cose che ripeto sempre. Manca un passo fondamentale che pare il Ministro Nordio abbia già messo nella sua agenda, ovvero la divisione delle carriere tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri. Credo sia il momento giusto per superare questo bug. Giudicare e indagare sono due mestieri completamente diversi. Vanno tenuti separati e i magistrati vanno anche formati in maniera differente. E poi penso che la vera sfida sia quella di ridisegnare la geografica giudiziaria. Viviamo nell’unica provincia d’Italia in cui nostri conterranei per avere giustizia sono costretti a rivolgersi ad un Tribunale di un’altra Regione. Questo comporta che, ad esempio, un cittadino di Sapri deve arrivare a Lagonegro per il primo grado di giudizio e addirittura a Potenza per il secondo grado. È semplicemente una follia. Le possibili soluzioni sono la riapertura del Tribunale di Sala Consilina o il rafforzamento del Tribunale di Vallo della Lucania che, però, dovrebbe essere rafforzato anche dal punto di vista infrastrutturale per essere più facilmente raggiungibile. Ma questo meriterebbe un capitolo a parte».
Nel complesso, la riforma così come presentata promossa o bocciata?
«Non posso che promuovere la riforma così com’è anche perché recepisce molte delle proposte fatte da Azione in questi tanti mesi di lavoro. Siamo e continueremo ad essere garantisti e ricordo che siamo stato l’unico partito ad esporsi e fare campagna elettorale agli ultimi referendum sulla Giustizia. A chi ci accusa di votare i provvedimenti del Governo piuttosto che fare opposizione, io rispondo che noi votiamo ciò che riteniamo giusto per il Paese e per i cittadini e lo facciamo con consapevolezza e serietà».