Stasera alle ore 19 nei Saloni del Circolo Canottieri Irno si esibirà il trio Internazionale Orion
Di OLGA CHIEFFI
Dopo l’ allegra seratina Rotary in nome dello sport speciale ai Canottieri Irno, durante la quale abbiamo potuto apprezzare il fascino del suono dell’Orion Piano Trio, stasera alle ore 19, proprio dall’ultracentenario sodalizio di Via Porto, partirà la Tournée europea di Marko Pop Ristov, violino, Marco Ariani violoncello e Flavio Villani pianoforte. La serata principierà col Franz Schubert del Nocturne op.148. Il carattere che contraddistingue questa pagina è quello di una fantasia assai libera nelle sue divagazioni, aperta da una introduzione di forte tensione espressiva tutta giocata su un tema ascendente degli archi sostenuto da misteriosi accordi arpeggiati del pianoforte: ambientazione che può far pensare in ottica romantica a una atmosfera notturna.“Dumky”, il plurale di dumka, è il nome con il quale è universalmente noto uno dei capolavori di Antonín Dvořák, il Trio n. 4 op. 90 in mi minore composto nel febbraio del 1891. La composizione, che ci verrà proposta dall’Orion trio, suddivisa in sei “quadri”, è quanto mai variabile nelle indicazioni dinamiche e di tempo, eppure risulta estremamente fluida: un fiume di sensazioni, colori e danze che scorre senza interruzioni, un fiume che passa tumultuoso, poi si placa, quasi si arresta, poi rinasce spumeggiante e prende nuovo vigore provocando nell’ascoltatore un mix di sensazioni e stati d’animo. La “Dumka” n. 1 si apre con un Lento maestoso intriso di lirismo dove il violoncello disegna una melodia che sembra quasi un lamento. Poi, improvvisamente, entra la luce, sotto forma di un intermezzo “zingaresco”. Anche nella Dumka n. 2 sono ben presenti i contrasti fra lamento malinconico e ritmi funambolici che portano freschezza e serenità. Schema replicato anche nella Terza, con l’alternarsi fra un Andante in tre quarti e un Vivace in due quarti. La Quarta Dumka, in forma di rondò, chiama il violoncello a descrivere il tema principale in re minore. La Quinta è costituita da un unico Allegro basato su episodi ritmici dove i due strumenti ad arco sembrano fare a gara nell’imitarsi. La sesta, infine, dopo un motivo lento in do minore ed un passaggio un poco più mosso, sfocia nel travolgente finale. Sigillo alla serata con un portrait di Dmitri Shostakovich una rilucente gemma della letteratura cameristica del secolo breve, il secondo trio op.67 in Mi minore, datato 1944. Il trio è dedicato alla memoria dell’amico Ivan Sollertinsky e si apre con un interessante canone, in cui la voce superiore è affidata al violoncello, che esegue la parte con tutti armonici, sul tappeto sonoro del violino con sordina, creando una sorta di illusione in cui i tradizionali timbri e registri sono invertiti. Il secondo movimento è una scatenata danza a cui segue un Largo costruito si di una successione di otto accordi con un tema realizzato ancora a canone. Il finale, un Allegretto contiene il tema ebraico che verrà poi citato nel Quartetto n°8, un tributo musicale alle vittime della Shoah, il cui orrore stava giungendo in Urss nell’estate del 1944, all’epoca delle prime liberazioni dei campi di sterminio da parte delle truppe sovietiche. Una pagina caratterizzata da una danza grottesca, la cui probabile ispirazione macabra pare fosse un’allucinante riproduzione delle danze che i nazisti, prima di un’esecuzione, avrebbero richiesto alle loro vittime intorno alle fosse appena scavate; nella coda, infine, ritornano gli armonici dell’introduzione ed il tema della passacaglia.