Si è tenuto ieri presso il palazzo del consiglio regionale della Campania il convegno “Magistratura di sorveglianza: l’alternativa al carcere è possibile” organizzato dal Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale samuele Ciambriello (nel riquadro). l’iniziativa, presieduta e moderata dallo stesso Ciambriello, ha visto gli interventi, suddivisi in due diverse sessioni, di Giuseppe Martone, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Maria Bove, direttore dell’ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna per la Campania, adriana Pangia, presidente del Tribunale di sorveglianza, Monica amirante, presidente del Tribunale di sorveglianza di salerno, Carlo longobardo, docente di Diritto penale presso l’Università di napoli Federico II, anastasia Costanzo, avvocato penalista dello staff del garante, rosario Petrone, responsabile campano dei cappellani penitenziari, anna Ziccardi, presidente dell’associazione “carcere possibile”, ermanno Carnevale, della Camera penale di napoli, luigi romano, presidente di “antigone Campania”, e Milena Capasso, Magistrato di sorveglianza di Caserta. Presenti 16 detenuti in permesso solo per oggi. sette sono intervenuti ed hanno dialogato con i giudici presenti. “Fondamentale e’ parlare e, come diceva Calamandrei, bisogna guardare il carcere ed entrarci dentro ed ogni occasione come questa e’ utile – ha commentato in conclusione il presidente del Tribunale di sorveglianza di salerno Monica amirante-. Io nella mia esperienza decennale di Magistrato di sorveglianza trovo fondamentale che le persone recluse non percepiscano il blindato, la carcerazione, come una chiusura totale del mondo verso loro stessi. Motivo a cui ascrivo la maggior parte del malessere e degli episodi di violenza tra detenuti che avvengono in carcere. Il dialogo anche con gli operatori penitenziari che, bisogna dirlo, fanno una vita complicata e svolgono un ruolo difficile, porterebbe benefici a tutti. ovviamente per dialogo non intendo concessioni o che gli operatori penitenziari debbano abdicare al proprio ruolo”.
red.cro.