Questa sera, alle ore 18, i riflettori del Teatro Verdi di Salerno ospiterà l’Ensemble Voci Italiane diretto da Ciro Visco
di Olga Chieffi
Si sentiva cantare. A Napoli, forse fino ad una cinquantina di anni fa, si sentiva cantare un po’ da per tutto, senza “chitarre e manduline” e senza alcun accompagnamento. Il canto non era una rappresentazione a beneficio di altri, si cantava per sé: per “sbariare”, per vivere un momento di pausa, per commuoversi o rallegrarsi. Da un balcone aperto o dalla strada veniva, ogni tanto, una canzone, un ritornello, una frase, voci di gente comune, voci isolate, voci di chi, forse, voleva inconsciamente placare una pena o ingentilire per un attimo il tran tran quotidiano.
E come chi legge un libro interagisce con la pagina scritta, interpretando in maniera personale fatti e personaggi, così, chi canta, frugando soprattutto nella sua memoria, contribuisce un poco a ricreare quel canto. Le canzoni rappresentano la storia di un popolo che attraverso altissimi versi e musica immortale, si è posto in cammino, cantando il suo amore, aprendosi ad ogni contaminazione, pur mantenendo intatta la propria inconfondibile identità, misteriosa e sfuggente. Poi, si è sentito cantare sempre meno; questo bisogno, nei napoletani, diventati come tutti più spettatori che attori e, quindi, più ascoltatori che “cantatori”, oggi sembra quasi estinto.
Questa sera, alle ore 18, il palcoscenico del teatro Verdi di Salerno, ospiterà l’Ensemble Voci Italiane, voci scelte del coro dell’Accademia di Santa Cecilia, diretto da Ciro Visco. I cantori ci accompagnerà in un viaggio musicale sulle tracce della sirena Partenope, un excursus nella storia della tradizione partenopea attraverso le pagine di Niccolò Piccinni, Di Capua e Russo, Saverio Mercadante, Donizetti e Labriola, Gambardella, Buongiovanni, l’omaggio a Gioacchino Rossini, con la celebre Danza, l’incantevole “Mandulinata ‘e Napoli”, di Ernesto Tagliaferri, Marechiaro e quel “Silenzio Cantatore”, che simbolicamente anticipa la rivoluzione cageana.
Musiche e versi che con i loro contenuti hanno raccontato semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari. Ed è proprio qui che trova origine questo incredibile canzoniere, dove le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni del nostro vernacolo si trasforma in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi di questa magica sirena Partenope. Dal mare nascono e al mare ritorneranno, infatti, le note di questo concerto, che abbracciano la tradizione popolare, la “poesia cantata” del repertorio d’autore, completata dalla memoria sonora collettiva con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida del popolo partenopeo alla vita.