La tradizione delle Voci Bianche - Le Cronache Spettacolo e Cultura

di Olga Chieffi

Sorpresa per il pubblico accorso al teatro Verdi di Salerno per l’ormai abituale matinée natalizio offerto dal coro delle Voci Bianche del massimo cittadino, diretto da Silvana Noschese fino allo scorso anno sostenute dall’Orchestra del Liceo Alfano I. Uno sforzo notevole lungo quasi un decennio, sorgente di polifonia giovanile in città che mescola, nella kermesse natalizia, un po’ le carte tra teatro e Calicanto, attraverso le collaboratrici, Coralluzzo, De Caro, Laurito, Levita e Iorio, quest’ultima in qualità di accompagnatore al pianoforte, per avvicinare i bambini al canto e alla disciplina della musica e del coro, per, quindi, salire sul palcoscenico cittadino più agognato con l’orchestra del liceo musicale salernitano. Quest’anno l’ orchestra scolastica, che deve la sua formazione ai valenti docenti dell’istituzione, è stata sostituita dall’Ensemble Salernitano, passato sul programma distribuito già nella conferenza stampa del 23 dicembre, per Orchestra del Liceo Alfano I di Salerno. La scuola ha la propria orchestra e ci meravigliamo come la direzione dell’Istituto guidato da Elisabetta Barone abbia mai potuto concepire questa formazione “mascherata”. Un’orchestrina giovanile, povera in particolare nella sezione archi, per intonazione, gestione e peso dell’ arco, è andata ad affrontare un repertorio ben al di sopra delle proprie possibilità, azzardando addirittura uno pseudo arrangiamento della Danza delle Ore, le danze, affatto semplici del III atto da La Gioconda di Amilcare Ponchielli, firmato e diretto da un nuovo adepto della bacchetta, Nicola Santulli, per di più eseguite sotto il fregio dell’orologio che le rappresenta. “Giovani musicisti che intendono crescere” ha esordito la presentatrice annunciando questo nuovo ensemble entrato di sottecchi su di un palcoscenico negato a tanti, che, in piena era della “caccia al titolo”, è riuscito perfettamente nel suo intento, inserendosi in uno delle tante sezioni del cartellone di un teatro di tradizione, “Musica d’Artista”, a firma di Daniel Oren e Antonio Marzullo. Cadde rovinosamente nell’estate del 2017 l’orchestra del Conservatorio Martucci di Salerno, diretta da Nicola Colabianchi, al gran completo, proprio sul brano più conosciuto di Amilcare Ponchielli, figurarsi un ensemble senza alcun corpo, inesperto quanto il maestro, appena uscito dal liceo musicale, il quale vi si è posto pretestuosamente alla direzione, pratica che una volta era la corona di un percorso di studi lunghissimo, quanto lo deve essere quello di una partitura, per cui quello del muovere la bacchetta resta, certamente, lo stadio più atteso ed emozionante, ma solo la punta di un iceberg che si sviluppa in profondità. Quindi, i giovani puledri per “crescere” e bene, secondo i dettami della presentatrice, dovranno affidarsi ad un direttore esperto, mentre i numerosi aspiranti giovanissimi maestri dovrebbero far pratica lungamente con strumentisti ben navigati, nonché guardare, cercare di “rubare”, chiedere e interrogarsi sulle intenzioni di direttori che si trovano a calcare, non a “caso”, podi di tradizione. Tutt’altro che facile sul piano organizzativo lo spettacolo che ha coinvolto minorenni e famiglie, con tutte le attenzioni legate a questo tipo di esecutori, dai piccoli delle prime classi delle elementari ai teenagers. Lo spettacolo ha convinto l’uditorio, essendo stato, lo stesso, fortemente coinvolto, e ha prodotto molta soddisfazione, sia per la qualità dei cori che per le liete reazioni suscitate in sala. Il programma proposto, con titoli che ormai passano in eredità dai piccolissimi al coro giovanile, formato a sua volta dalla fase infantile, ha fornito uno spaccato ampio e affascinante dei repertori da cui un maestro preparatore e direttore di voci bianche può attingere per costruire una scaletta da concerto dedicata interamente al Natale. L’ intensità espressiva delle voci hanno offerto una restituzione molto limpida e lineare delle linee polifoniche a classici di questo genere, traversando un repertorio di adattamenti dal mondo della canzone, del musical, della musica da film, fra cui hanno colpito particolarmente le esecuzioni su sonorità di rara omogeneità, dizione univoca, fraseggio dosato calibrato, dolce e flessibile, capace di creare espressioni terse, e infine capacità di creare suggestioni polifoniche con semplicità, nello specifico in titoli che fanno parte della tradizione del coro, quali l’intero finale da “All on a silent night”, “Happy Christmas” , “A jolly, Jingling carol medley”, con felici scoperte quali “Clap yo’ hands” di Gershwin e il raffinato tradizionale francese “Il est né le divin enfant”, giocato sul tamburo. Il ricordo del giovane percussionista scomparso Antonio Senatore, non poteva mancare ed è stato ricordato sulle note di “A dream is a wish your heart makes”, con una ballerina ad animare la scena Cristiana Marmo. Applausi e White Christmas per tutti.

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