Monsignor Moretti vuol vederci chiaro su ciò che sta accadendo al Centro di riabilitazione e solidarietà “La Tenda” di Salerno, nata nel 1981 per iniziativa di Monsignor Pirone. Così l’Arcivescovo di Salerno avrebbe chiesto agli operatori una dettagliata relazione sullo stato di salute delle strutture cittadine e provinciali. Oltre a quella del capoluogo provinciale l’associazione “La Tenda”, raggruppa, tra le altre, quella di Mercato San Severino (comunità parrocchiale “Pace e Bene”). A quanto pare a Monsignor Moretti sono giunte preoccupanti notizie riguardo all’organizzazione del centro di solidarietà. Tra l’altro l’Arcivescovo è il responsabile di tutto ciò che avviene nel Centro e non si esclude che tra non molto lo stesso Moretti possa recarsi di persona presso la sede. Alla base delle preoccupazioni della Curia ci sarebbero alcuni documenti, nonché notizie, che negli ultimi mesi sono giunte direttamente all’attenzione di Moretti. Al momento sembra che una fotografia dello stato di salute del centro di solidarietà “La Tenda” di Salerno (che si occupa principalmente del recupero dei tossicodipendenti) sia stata fatta dal vicepresidente Luigi Bove e probabilmente il documento, redatto in collaborazione con esperti ed operatori, dovrebbe essere già nelle mani dell’Arcivescovo. Aspetti economici ed organizzativi sarebbero al centro delle preoccupazioni della Curia Arcivescovile di Salerno pronta anche ad eventuali decisioni drastiche. Dalla relazione di Bove emergerebbero gravi lacune soprattutto sotto il profilo dell’organizzazione delle strutture, ed in particolare legate al ruolo e all’inquadramento dei collaboratori e di quanti ci lavorano. «Esistono, per quanto riguarda i compensi – si legge nella relazione – una varietà di trattamenti, molto diversi da un punto di vista quantitativo e qualitativo». Ed è sempre sul rapporto con i dipendenti, Bove scrive: «Pur dichiarandosi Centro di Solidarietà, e per questo aperto al dialogo e alla discussione, per gli operatori “La Tenda” è diventata il luogo del timore: il timore di essere emarginati con la conseguente perdita del compenso mensile». Insomma per Bove occorre una nuova organizzazione della dirigenza, ripartendo dal passato e dall’originaria composizione dell’associazione, tanto che scrive: «La necessità di un nuovo gruppo dirigente è la precondizione per ogni ipotesi per il futuro dell’Associazione. A mio parere, riprendendo la organizzazione originaria, il gruppo dovrebbe essere composto da: un sacerdote che, senza funzioni operative, costituisca il riferimento che ricordi a tutti, costantemente, il senso della vita associativa; un responsabile per gli interventi terapeutici, un medico, uno psicologo o un esperto con titolo equivalente con specifiche competenze nel campo d’intervento e comprovata esperienza; Un responsabile esperto di formazione; un esperto in amministrazione e contabilità; un rappresentante di tutti gli operatori; un coordinatore capace di tradurre in realtà le decisioni assunte da tutto il gruppo. Un comitato etico con persone espresse dagli enti moralmente responsabili Un comitato di valutazione tecnico-scientifico e un comitato di familiari (rilancio della Associazione Famiglie)». Il destino dell’associazione e delle sue strutture ora sembrerebbe tutta nelle mani di Monsignor Moretti. Dal 1990, infatti, l’Assemblea di allora, affermò, rafforzando il legame con la chiesa salernitana, l’autorità e la responsabilità dell’Arcivescovo di Salerno, Acerno e Campagna. Andrea Pellegrino
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