“Un magistrato garantista”. Il ricordo, semplice ma efficace, è dell’avvocato Guglielmo Scarlato, che così ha voluto ricordare Antonio Siniscalchi, il magistrato salernitano che, negli anni passati, ha ricoperto le più alte cariche presso la Suprema Corte di Cassazione. Siniscalchi è scomparso improvvisamente l’altra notte.
“Un magistrato che ti guardava negli occhi -continua Scarlato – ed aveva il massimo rispetto per gli imputati”.
Era nato a Nocera Inferiore ma dagli anni Sessanta viveva a Baronissi. Entrò in magistratura nel lontano 1963 e il primo incarico fu presso la Pretura di Napoli. Negli anni successivi, a partire dal 1966, fu Pretore a San Cipriano Picentino e poi, fino al 1984, a Mercato S. Severino.
Nel 1984 fu nominato consigliere della Corte d’Appello di Potenza e, dal 1987, ricoprì la carica di Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Salerno.
Dal 1994 gli vennero conferite le funzioni di Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione e, nell’ottobre 2001, fu nominato Avvocato Generale presso la stessa Corte. Nello svolgimento di questa delicatissima carica fu designato alla carica di Dirigente e Coordinatore generale dell’intero servizio disciplinare e, contemporaneamente, incaricato anche della Dirigenza del Servizio Penale, esercitando così le funzioni di Procuratore Generale Aggiunto presso la Suprema Corte. Nell’ambito di questi delicatissimi incarichi ricevuti negli ultimi anni di servizio, si occupò inoltre della sorveglianza sul Procuratore Nazionale Antimafia e sulla relativa Direzione Nazionale Antimafia.
Negli anni in cui ha esercitato la pubblica accusa in Cassazione, gli sono stati affidati i più delicati casi. Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, curò, tra gli altri, i processi Berlusconi, Mannino
e Carnevale.
IL RICORDO DI PRISCO
Ha voluto ricordare Antonio Siniscalchi anche il costituzionalista Salvatore Prisco.
“Se n’è andato nel sonno, stanotte – dopo un’operazione chirurgica che sembrava tecnicamente riuscita, tant’è che era stato dimesso e l’evento è occorso a casa, ma ho da tempo imparato che gli interventi operatori “habent sua fata” e non si può mai davvero dire alcunché dei loro effetti – Antonio Siniscalchi, Tonino, marito di mia cugina Rosellina Cuoco.
Nocerino di nascita, aveva incominciato da pretore a San Cipriano Picentino, per terminare una lunga e celebrata carriera da Procuratore Generale aggiunto della Corte di Cassazione.
Ancora oggi, quando capitava che gli telefonassi, lo trovavo in studio a leggere testi giuridici per mantenersi aggiornato, pur non avendone più necessità professionale – era in pensione da molti anni – e non solo: la passione per la canzone e le “macchiette” napoletane, coltivata con acribia filologica, l’aveva ad esempio trasmessa ai figli Silvia, professoressa universitaria di geografia politica ed economica e brava pianista, com’era lui stesso ed Enrico, avvocato, ma anche attore ben più che dilettante per riconoscimenti ed esperienze sul palcoscenico.Gli debbo molto, nel ricordo dell’amicizia profonda intercorsa con mio padre Giuseppe, avvocato civilista, che a volte – senza ironia, ma con affetto e rispetto – ricordava tra i suoi Maestri.Appartenevano entrambi a due consecutive generazioni di giuristi pratici formatesi in tempi diversi da quelli che ho vissuto io ed erano sicuramente conservatori, anche nel modo di fare diritto. Eppure, ad esempio, da pubblico ministero nel caso Previti, non aveva certo fatto prevalere le sue idee, ma aveva concluso la requisitoria contro l’imputato-ricorrente, secondo il suo incorruttibile senso della legge e della Giustizia.
Non ci siamo perciò mai nascoste le rispettive differenze di valutazioni politiche o nell’interpretazione dei casi dei quali ci capitava di discutere, ma sapevamo anche di incontrarci in modo naturale su una comune religione del dovere, condivisa e da praticare per motivi morali fino alla fine, ossia per dare un senso alla vita (sono in pensione anche io, che egualmente potrei frenare, ma non ci riesco): come ha scritto Benedetto Croce, “quando arriverà la morte, non deve trovarci in ozio stupido”.
LA FOTO CON CIAMPI
La foto è relativa all’inaugurazione di un anno giudiziario in Cassazione agli inizi del 2000: c’è Antonio Siniscalchi, il presidente dellaRepubblica Ciampi e il ministro della Giustizia del tempo Roberto Castelli
I FUNERALI
Antonio Siniscalchi lascia la moglie Rosa Cuoco e i figli Silvia, docente universitaria, ed Enrico, avvocato civilista.
I funerali si svolgeranno questa mattina a Baronissi, alle 10,30, presso la Chiesa di Maria SS. Di Costantinopoli.
(All’amica Silvia, all’intera famiglia Siniscalchi, all’amico Andrea, le più sentite codoglianze da Tommaso D’Angelo e dall’intera redazione di Le Cronache)