Erika Noschese
«La legge Basaglia ha rovinato la psichiatria, totalmente». Non usa mezzi termini il professore Antonio Zarrillo, direttore del centro di igiene mentale di Salerno intervenuto dopo l’incontro tenutosi ieri mattina, a Palazzo di Città, “Una legge per i matti: quarant’anni dopo Basaglia”. «E’ stato possibile chiudere i manicomi perchè nello stesso periodo uscì un farmaco, l’aloperidolo, che permise di gestire i pazienti molto facilmente», ha poi aggiunto Zarrillo secondo cui il farmaco sarebbe tossico, pur portando risultati immediati. «Quella legge chiuse il manicomio ma queste persone furono affidate, successivamente, alle unità operative di salute mentale. Persone che, ad oggi, vivono nelle stesse condizioni ma nelle varie strutture convenzionate, presenti su tutto il territorio». Dottore, quante sono le cliniche di cui parla? «Sono tantissime. E loro si divissero i pazienti che sostano in queste cliniche, diverse dal manicomio. E fu anche un affare. Alcuni di loro furono messi nella struttura di Contursi che poi si incendiò e per questo nasce il centro a Mariconda, un dono di Berlusconi. Il manicomio fu chiuso e sono nate le cliniche private convenzionate».
Quali sono le difficoltà che, secondo lei, devono fronteggiare le cliniche private?
«E’ più o meno un manicomio, anzi anche peggio perchè non ci sono questi grandi giardini. Ma non è colpa dei proprietari delle cliniche private che li ospitano e quando non si possono gestire e non ci sono le famiglie che le seguono, spesso finiscono nelle cliniche private, con un costo altissimo. Alcuni passano lì tanti anni altri vengono dimessi e poi rientrano. La cosa peggiore di questa legge è che loro hanno avuto un attegiamento negativo verso i farmaci, utilizzandoli come ultima risorsa, affidandosi alla famosa riabilitazione e in effetti questi pazienti vivono nelle case con i familiari e situazioni terribili a causa di questa presenza ingestibile di queste persone affette da seri disturbi. Noi non facciamo altro che assisterli dall’esterno e il manicomio è stato rimesso nelle case».
Dottore, dell’Opg cosa dice?
«L’Opg aveva solo un compito quello di ricoverare pazienti pericolosi ed è stato chiuso senza criterio e questi pazienti pericolosi oggi o sono in carcere o in quelle pochissime rems che dovrebbero essere sorvegliate per legge dai vigili urbani».
A Salerno la rems è presente solo al carcere…
«Si, solo al carcere o si ricoverano le persone presso cliniche convenzionate come riserva, che ospitano i pazienti più gestibili, cronici ma non hanno nulla a che vedere con l’idea della rems che dovrebbe invece essere un luogo di recupero. Il presidente italiano dell’associazione psichiatri Opg disse “siamo a rischio camorra” perchè queste rems vengono utilizzate in modo strano da camorristi. Noi ogni settimana dovremmo seguire queste persone e io dovrei seguire personaggi di rilievo. Basaglia era un grande uomo ma gli eredi sono indegni». Ad oggi, la rems al carcere è una struttura che funziona o ci sono difficoltà oggettive? «A Salerno, stranamente, è stata affidata ad una struttura esterna al dipartimento di salute mentale che gestisce Pagano e noi con lui non abbiamo alcun tipo di rapporto, non potendo entrare in carcere. Io mi ritrovo ad avere richieste di un mio paziente e non posso visitarlo personalmente. I finanziamenti sugli opg sono notevoli ma questo budget viene gestito in modo autonomo. E’ un luogo di potere ».