La poesia errante di Andrea Masiero fa tappa a Salerno con cartelloni poetici - Le Cronache
Salerno

La poesia errante di Andrea Masiero fa tappa a Salerno con cartelloni poetici

La poesia errante di Andrea Masiero fa tappa a Salerno con cartelloni poetici

di Erika Noschese
“Punto di raccolta e distribuzione alibi usati”, “spegnere il malumore durante la sosta”, “fiaba sdrucciolevole”: sono solo alcuni dei cartelli apparsi nella città di Salerno nei giorni scorsi e che hanno suscitato curiosità tra i cittadini e i turisti. Cartelli che portano la firma di Stendiversomio ma solo con un’attenta ricerca si risale all’autore. Si chiama Andrea Masiero, Ma Rea in arte, vive a Bologna ma ha origini padovane e da quasi dieci anni porta in giro per il mondo la sua poesia errante. «Tutto è iniziato alla fine del 1979. Trascorsa l’infanzia e l’adolescenza nel basso padovano, durante la maturità  arriva il trasferimento a Ferrara, città nella quale mi sono diplomato e laureato a pieni voti in età già adulta. Il primo maggio del ’14 ho inventato la Poesia errante, un’evoluzione della Poesia di strada, e pochi mesi dopo ho inaugurato il progetto fotografico onirico “Chirurgia visiva” – racconta il poeta – La prima fase poetico–artistica si sviluppa nell’anonimato fino al giorno della discussione di laurea (20 marzo ’15), occasione nella quale ho svelato la mia identità con la performance “Dottor Masiero e Mister Ma Rea”. La tesi discussa porta il titolo “Via dalla Street art: Poesia di strada” ed è un primo tentativo nel panorama nazionale di identificare un vero e proprio movimento della Poesia di strada. Nel documento ho individuato circa una trentina di attori – italiani e non, e ad oggi in crescita -, ho descritto le tappe fondamentali e argomentato la presenza sempre più capillare di questa nuova corrente artistico letteraria innovativa.
Attualmente vivo a Bologna, città che è diventata il mio laboratorio poetico per eccellenza e il porto da cui far partire le mie alte maree di poesia errante in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa.Con le mie creazioni propongo anche di trasformare e di agire nei luoghi pubblici e privati pure su commissione, quindi, qualora vogliate degli interventi di Poesia errante e/o di Chirurgia visiva nel vostro Comune, quartiere, locale o attività di altro genere, non esitate a contattarmi». Autista di professione, Ma Rea di recente ha fatto tappa a Salerno grazie ad un progetto con la fondazione Alfonso Gatto.
La città di Salerno è inondata, in questi giorni, da frasi poetiche. Come nasce la sua iniziativa?
«Il pretesto di Salerno è stato l’invito da parte della fondazione Alfonso Gatto nell’ambito del progetto “Il bosco di Bistorco” e grazie alla fondazione ho avuto la possibilità di raggiungere Salerno, ho lavorato con loro e mi hanno chiesto di lasciare dei segni poetici in strada. È da quasi dieci anni che porto avanti questo progetto di poesia errante in giro per l’Italia e l’Europa. La poesia errante è una forma di poesia tormentata che non trova il suo posto nel mondo e vaga in tutti i luoghi e in tutte le forme, tra spazi pubblici e privati. È una sperimentazione di linguaggi che comprende la parola poetica e l’arte visiva in varie declinazioni, dadaista, concettuali e così via e hanno sempre riferimenti di arte contemporanea; in questo modo si presenta di nascosto, tendenzialmente io faccio questi interventi senza comunicarli ad eccezione di Salerno perché mi è stato richiesto dalla fondazione e ho deciso cosa posizionare in giro».
I tuoi cartelli poetici portano la firma di Stendiversomio, di cosa parliamo?
«Lo Stendiversomio è un’invenzione, una fusione; se si legge staccato sarebbe stendi verso mio ed è la fusione di questa parola che nasce da stendibiancheria e il verso e il “varsuro” che in dialetto padovano significa aratro. Io sono di origine padovana, vivo a Bologna da otto anni e dieci anni li ho trascorsi a Ferrara. Attraverso questo neologismo nasce questa parola che identifica l’aratro, la psiche perché si tratta di un’elaborazione artistica inconscia e quando il verso che compongo funziona lo lascio ad asciugare e successivamente lo porto in giro. Ma Rea invece sono io, Andrea Masiero».
Un cartellone, tra i tanti, ha suscitato maggiore curiosità: alibi usati…
«Quel cartello “Punto di raccolta e distribuzione alibi usati” fa parte di uno dei tanti progetti dello Stendiversomio, “consigli per gli altruisti”: una serie di manifesti a forma di cartelli, adesivi, ecc che saccheggiano il linguaggio della comunicazione di strada e massmediatica e attraverso quello faccio un’operazione di rovesciamento di senso per parlare del comportamento contemporaneo, del nostro mancato senso civico, sicuramente in chiave ironica ma con l’obiettivo di far riflettere. Ce ne sono diversi in giro per Salerno».
Autista di mezzi di trasporto, concilia la tua attività lavorativa con l’arte. Cosa significa per lei poesia?
«Ho un concetto molto largo di poesia, nel senso non è semplicemente scrittura ma lo vedo come una sorte di interstizio che rompe con la quotidianità e crea emozioni molto forti, un impatto emotivo e nel fare questo uso la parola, stilemi più canonici e creo situazioni poetiche attraverso la sperimentazione del linguaggio. Per me l’importante è creare stupore, sorpresa, instillare qualche goccia di meraviglia e provo a giocare con le emozioni; quando riesco nell’intento per me quello è poesia. Per me il concetto di poesia trascende il concetto di scrittura pura legata a metriche, endecasillabi, figure retoriche e così via e per quanto io le utilizzi non è solo quello e ho deciso di farlo in questo modo: faccio un’azione gratuita in giro per strada, rompendo un’abitudine e sorprendendo le persone; questo qualche volta confonde anche perché i cartelli miei si mimetizzano tanto con i cartelli veri pur essendo plastificato ma un giorno mi piacerebbe avere la possibilità di realizzare cartelli di ferro con un progetto finanziato da un’amministrazione o da un privato; oggi lavoro con costi contenuti e mi confondo con la cartellonistica urbana, pubblicitaria. Qualcuno nota che c’è qualcosa di strano e qualche persona si incuriosisce e inizia a cercare».
Cartelli che sono apparsi nel periodo di Luci d’Artista quando la città richiama migliaia di turisti e visitatori che avranno così la possibilità di conoscere la tua arte. Cosa si prova?
«Penso sia una sensazione bellissima, vado in strada proprio per comunicare col mondo, lanciare dei messaggi, proporre riflessioni su chi siamo e il senso delle cose magari. Il fatto che ci siano molte persone che condividono è il miglior successo al quale auspicare perché vuol dire che funziona, c’è un lavoro dietro molto più lungo rispetto ad attaccare il cartello ma dietro c’è una progettazione grafica, il gioco di parole. Mi piace arrivare in città in modo “clandestino” e sapere che ci sono persone pronte a condividere, credo sia fantastico, un successo per quanto sia banale ma questo mi permette di stabilire una connessione. Le persone non sanno chi sono a meno che non si mettano a cercare e anche in rete bisogna scavare per capire chi sono, è un lavoro di stratificazione ma non è una matriosca vuota, anzi».
Ci sono in programma altre iniziative in programma nel salernitano?
«Al momento no, ci sono stato di recente attraverso la fondazione ma presto avrò una esposizione a Napoli; a dicembre ho una mostra ma è diverso. Spero di tornare presto a Salerno».