di Andrea Pellegrino
Se per i sindaci varrà l’incandidabilità alla carica di consigliere regionale, gli assessori regionali, invece, potranno essere anche primi cittadini. Al lordo delle eventuali modifiche al collegato alla legge di stabilità 2014 che andrà in aula nei prossimi giorni (pare giovedì), ecco le novità più significative della norma che modifica alcuni aspetti della legge elettorale regionale. Oltre i sindaci, non potranno candidarsi – previe dimissioni (nel testo originario fissate a 180 giorni ma che potrebbero “scendere” a 40 giorni prima delle elezioni) – anche i magistrati che esercitano in Campania, i dirigenti delle aziende sanitarie e i legali rappresentanti ed i dirigenti delle società per azioni con capitale maggioritario della Regione. Ma i sindaci, invece, potranno essere nominati assessori regionali. Insomma, esemplificando, se Franco Alfieri non potrà candidarsi alla carica di consigliere regionale se non lascerà prima il Comune di Agropoli, Giovanni Romano potrà tranquillamente guidare il suo Comune (Mercato San Severino) e l’assessorato all’ambiente. «La norma impropriamente definita anti De Luca – dice il consigliere regionale Anna Petrone – non è altro che l’ultima illuminata intuizione della giunta Caldoro che tanto fa discutere in queste ore». «Se erano animati da spirito riformatore – prosegue l’esponente del Pd salernitano – l’avrebbero proposta e discussa ad inizio legislatura, non a pochi mesi dalla scadenza e con questa modalità. Inoltre, hanno ironicamente affermato di contribuire a risolvere le divisioni all’interno del Pd campano. Da quale pulpito – conclude Anna Petrone – sono partiti con una maggioranza solida, salvo poi disgregarsi. Oggi si reggono con 1 o 2 voti al massimo e da oltre 4 anni mantengono nella giunta un assessore con il doppio incarico». Ma al di là delle nuove norme sulla ineleggibilità, la Petrone attacca gran parte del “collegato” al bilancio regionale. «Siamo all’epilogo, la maggioranza ha approfittato anche dell’assenza delle opposizioni e nell’ultima seduta di Commissione Bilancio, nel licenziare la Legge di Stabilità 2014, ha ‘introdotto’ una serie di emendamenti che rispondono ad una logica più di opportunismo personale che politico. Per alcuni provvedimenti, – continua Petrone – che non sono stati in grado di approvare nei 4 anni trascorsi perché fortemente osteggiati, cercano di porvi rimedio ma comunque occorrerà verificare se sussistano profili di illegittimità». Sul “Diritto allo studio universitario-Adisurc”, Petrone sottolinea che «più volte è stato chiesto di stralciare il provvedimento dal Collegato e di riportarlo in Commissione». La Giunta anche in questo caso, dice Petrone, «ha accorpato le Adisu in un’unica Agenzia, uniformando tutto verso il basso e quelle poche realtà virtuose anziché essere consolidate vengono disperse». «Racchiudendo alcuni titoli della legge (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio – trasporti – diritto alla mobilità – turismo) – dice ancora Petrone – non si può non portare come esempio il nostro Cilento, patrimonio dell’Unesco e fondamentale asse per il rilancio turistico, dove attualmente si transita a senso unico alternato e solo nei fine settimana». «Per quanto riguarda ‘l’Assetto del territorio’, – continua l’esponente del Partito democratico – in questo capitolo tra l’altro, con emendamenti ad hoc, si cerca si portare nei fatti un nuovo condono e una cementificazione di zone a rischio o vincolate». «Per le ‘politiche sociali – famiglia – sanità il paradosso – conclude la Petrone – è abnorme. Si prevedono strutture polifunzionali diurne per minori da 150 posti dopo aver tagliato e ridotto allo stremo l’intera rete dei centri socio assistenziali e sanitari campani. Proprio per questo, visto che si tratta di investimenti di notevoli proporzioni, si ha la sensazione di un provvedimento ben mirato».