di Andrea Bignardi
Ieri mattina si sono tenuti a Napoli i funerali di Antonio Ferrara, il titolare 64enne di una salumeria sita nel quartiere napoletano di Montesanto morto d’infarto il 5 dicembre scorso a seguito di un tentativo di rapina, il cui autore, un 46enne, si era costituito al locale commissariato dei Carabinieri dopo l’accaduto. Alle esequie del popolarissimo e stimato commerciante, tenutesi nella chiesa di Santa Maria di Montesanto, molto nutrita è stata la partecipazione degli abitanti del quartiere. Poco prima dello svolgimento dei funerali, è accaduto tuttavia un evento che ha in parte regalato un lieto fine alla triste vicenda che rappresenta, purtroppo una costante nella città di Napoli, dilaniata dal fenomeno della microcriminalità. Infatti, in chiesa, si sono abbracciati immediatamente prima dell’inizio della funzione religiosa, Pietro, il figlio della vittima della tentata rapina, e Antonio, il figlio del rapinatore di 46 anni che si è costituito lunedì pomeriggio alla polizia. Costui ha voluto chiedere perdono alla famiglia Ferrara sotto lo sguardo del sacerdote che ha celebrato le esequie, don Michele Madonna. Il parroco della chiesa di Santa Maria di Montesanto ha annunciato, nel corso dell’omelia il lieto evento che ha portato un barlume di speranza in una vicenda devastante, dichiarando: “Un’ora prima che voi arrivaste qui ha detto il sacerdote nella sua omelia – qui, in chiesa, è successo un piccolo miracolo. Un frutto di Antonio, suo figlio Pietro, si è incontrato con il figlio di questa persona, che ha chiesto perdono. Pietro lo ha abbracciato. Il gesto che ha compiuto, sia una spinta per tutti noi. Parlatene a casa, nelle scuole. Sia un esempio. Noi, popolo napoletano, abbiamo scelto la vita, la speranza, la pace”. Alla fine della funzione anche un altro figlio di Antonio Ferrara, Francesco, ha ricordato il padre. “Ho imparato tanto da te. Tutti ti vogliono un gran bene, perché l’umiltà e l’onestà ripagano”, ha dichiarato il giovane figlio dell’ennesima vittima del clima di violenza che influisce negativamente sulla vivibilità dei quartieri popolari del capoluogo regionale.