di Pasquale De Cristofaro
Caro Franco, per me sei stato amico e maestro di teatro. Hai avuto molte passioni, tutte vissute con adolescenziale trasporto. Passavano gli anni ma i tuoi occhi e il tuo travolgente entusiasmo per lo spettacolo della vita, ti rendevano un eterno fanciullo. Per tornare alle tue passioni: intanto, la filosofia, che hai insegnato a generazioni di ragazzi, in un prestigioso istituto scolastico della nostra città; quindi, la politica e l’attualità, i giovani e le prospettive di un mondo sempre più complesso; ma, soprattutto, la musica e il teatro. Il teatro, le drammaturgie, i corpi degli attori, la regia. Amavi la tradizione e la sperimentazione; non sei stato mai settario; intransigente, rigoroso, questo sì, ma non settario. Quante volte mi hai detto che negli anni in cui il teatro doveva essere solo scrittura scenica, teatro immagine, dove i testi scritti dovevano essere messi definitivamente da parte per essere “assolutamente moderni”, tu amavi sì queste iconoclaste posizioni, ma amavi con lo stesso trasporto gli spettacoli di Strehler, di Bergman, di Squarzina e di altri grandi maestri che hanno lasciato segni profondi nella memoria di tanti spettatori. Per amore del teatro, sei stato anche per un lungo tempo critico teatrale per importanti riviste nazionali, svolgendo tale funzione con passione e rara perizia. Accompagnavi il tuo sguardo dolce, col piglio severo dell’uomo rigoroso, apparentemente, difficile perché “franco”; in fondo, però, la tua qualità migliore è stata la tua generosità. Sei stato con tanti di noi molto generoso; soprattutto, con i giovani teatranti di questa città, ai quali non hai mai fatto mancare, assieme ai tuoi severi giudizi, il tuo incoraggiamento. Detto questo, però, ora, è doveroso che io dica, perché questa città ti deve molto. In Italia si pubblicano moltissimi libri nonostante i lettori siano sempre meno; molti sono, in realtà, inutili; tanti, sono buoni; pochi, quelli veramente necessari. Tra questi, vorrei segnalare le vicende e le traversie di un libro importantissimo di storiografia teatrale salernitana per anni parcheggiato nelle mani di editori maldestri che non sono riusciti a pubblicarlo. Dico subito, che avendolo visto in gestazione e nelle bozze, che si tratta di un libro necessario quanto imponente nel suo apparato fotografico e di note, che potrebbe rappresentare, una volta uscito, per tutti coloro che studiano il teatro e per chi lo pratica, una conoscenza essenziale per meglio definire le prospettive passate e recenti della scena salernitana. Il libro di una vita che saprà restituire non solo atmosfere e stagioni trascorse ma che, in modo scientificamente inappuntabile, darà strumenti nuovi per i giovani studiosi di tale disciplina. Un libro del genere, è, come si diceva, un libro complesso con molteplici piani e apparati che lo rendono anche difficile da realizzare quanto distribuire. Ebbene, sarà impegno di tutti noi, rimuovere tutte le difficoltà passate. Questo, è un libro che resterà per sempre patrimonio di una città che tiene alla sua civiltà e alla sua memoria. L’autore di questo libro sei tu, caro Franco. Per questa tua fatica che è un dono prezioso, tu resterai nella nostra memoria e nella memor