Una intera serata dedicata all’arte dell’illusione sonorizzata dalla tastiera del musicista napoletano, in un progetto esclusivo del Premio Charlot
Di OLGA CHIEFFI
“ La musica è una magia, non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta, è una fortuna che condividiamo”. (Ezio Bosso dal palco del Festival di Sanremo)
Al Premio Charlot, questa sera, sarà evocato uno dei binomi più antichi della storia dell’Uomo, quello tra magia e musica, un viaggio reso arduo da mille ostacoli e resistenze, perché i pensieri fluttuano sui sentimenti come le piume sull’acqua, si muovono lentamente e ristanno pochi momenti; perché lo spirito dell’arte tutta, ha forse, l’invidiabile privilegio di potersi sostenere incredibilmente alla caduta delle premesse e illuminarsi oltre le conclusioni della ragione. Sciamani, formule magiche sempre prima cantate e poi recitate e scritte, il cerchio, il ritmo, le melodie incantatorie dei popoli primitivi giunti fino a noi, la magia dei miti musicali dei Greci, con i quali nasce la storia eurocentrica di quest’arte, antiche meraviglie e visioni che avvincono il cuore e i pensieri, per far rivivere l’intuizione primigenia di un’arte che arde al di là dello spazio e che testimonia, vivida ed autorevole, il potere immenso che nell’antichità veniva attribuito alla musica. Il suono della cetra di Anfione che anima le rocce del Citerone, Arione e i delfini che accorrono al suo canto, la magia della lira di Orfeo e il sortilegio che l’avvolge, una forza scatenante magica e oscura capace di sovvertire le leggi naturali, di sciogliere ogni antinomia, l’aulos di Dioniso, dal suono tagliente e insinuante, strumento barbaro e orientale che trascina al rapimento, che incanta, per procedere nei secoli, quando la musica avrebbe stabilito una vitale relazione anche con l’alchimia e la magia pura, rivivranno al Premio Charlot il 26 luglio. Ad animare la serata di magia, arte tanto cara a Chaplin, saranno il pianista Alberto Pizzo e due prestigiosi illusionisti, Samuel e Alberto Giorgi. Alberto Pizzo, ritorna a Salerno dopo aver svelato e omaggiato con il suo pianoforte una location di indicibile bellezza, lo spazio antistante la stazione marittima di Zaha Hadid. Reduce dalla tournée in Giappone, e da un bacio al suo piccolo Leon, dove ha lanciato il suo avvincente progetto “Memories” (Sony Classical), il disco realizzato con la co-direzione artistica del maestro Luis Bacalov, Alberto ritorna a Salerno, stavolta all’arena del mare, nella sua abituale veste di funambolo al piano, in equilibrio su una corda tesa tra New York, Napoli e Tokyo, una vera forza della natura, che si muove sui tasti con un’energia e una vitalità che sembrano contrastare con la delicatezza e la precisione dei suoi tocchi, quella stessa energia di Charlot inserviente de’ “Il circo”, preso dal panico mentre prova a destreggiarsi con la corda da funambolo, sfidante del vuoto, amico di quel coraggio vero che non teme di denudare il terrore più profondo. E di renderlo ridicolo. Uomo aggrappato alle assi di legno di una baracca pendente sul precipizio, pattinatore a pochi passi dal baratro, acrobata improvvisato, cameriere danzante, operaio saltellante e pugile destinato alla sconfitta, Charlot è il simbolo di quel vivere le cose terrene, come le vive e ce le racconta Alberto nei suoi concerti: contaminazioni di generi e sonorità, che spaziano tra la musica classica, il jazz, il tango e la fusion, e importanti collaborazioni internazionali sono gli ingredienti magici della sua diabolica e romantica tastiera.