In tanti hanno partecipato alla benedizione impartita ai propri amici nella chiesa cinquecentesca di Sant’Antonio Abate, nel corso del rito solenne celebrato da Don Michele Pecoraro
Di OLGA CHIEFFI
Non vi è mai capitato di prendere in braccio un gattino siamese oppure di accarezzare teneramente un cagnolino? Quante volte vi è successo di accompagnare vostro figlio o vostro nipote allo zoo e di restare incantati davanti alla maestosità di un elefante o all’autorevolezza di un leone? La fantasia di Dio nel creare animali di diverso genere è davvero straordinaria ed è sotto gli occhi di tutti. La Bibbia ci mostra un Dio sensibile e interessato ai bisogni degli animali, un Dio che nutre compassione per queste sue creature, oltre che per gli esseri umani, un Dio che considera il bestiame a pieno titolo nel novero della sua creazione, tanto da porvi particolare attenzione. Gli animali occupano un posto speciale negli scritti biblici a causa della loro creazione da Dio e del loro ruolo in rapporto agli uomini. Dio vede gli animali come rappresentanti delle sue meravigliose attività e li ha creati per avere una relazione speciale con gli esseri umani. “La Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio” queste le parole di Bergoglio che accendono le speranze dei tanti fedeli innamorati dei propri cuccioli e che ieri mattina abbiamo visto partecipare alla benedizione impartita da Don Michele Pecoraro nella storica chiesa cinquecentesca di Sant’Antonio Abate. Se tutto partecipa al Regno di Dio, tutte le creature hanno dignità: l’uomo non è un arbitro assoluto ma è anche a servizio del creato, chiamato a contribuire a portarlo alla sua pienezza. Un cane, un gatto, un cavallo non può essere traviato, frustrato, ti è affidato soprattutto per vivere in questa pienezza. Se sulla risurrezione personale dell’uomo la fede è certa, la pienezza del Regno per chi non è persona è meno chiara: non sappiamo che accadrà, si è riflettuto meno perché non è centrale nella Rivelazione. Ma pensiamo al diluvio universale: Noè salva tutte le specie viventi. Già allora, Dio non abbandona l’animale. C’è il Salmo 36 che ci illumina. “Uomini e bestie Tu salvi, Signore”. La passione di San Francesco per gli uccelli e le creature, l’importanza degli animali per i padri del deserto come sant’Antonio Abate, unitamente alle Scritture: dal corvo che porta da mangiare al profeta Elia fino all’Agnello di Dio, diventato l’espressione della vita più vicina a Dio, rende sicuri di una ricongiungimento nell’Aldilà. Se Dio ha dato loro la vita e non la riavessero, bisognerebbe quasi concludere che la morte è più forte di Dio. Nessun animale, dai più miti ai più feroci, ha mai raggiunto la perfidia di certi uomini: il loro diritto alla vita in qualche modo è più sicuro. Siano Benedetti gli animali.