Sold out all’ Arena del Mare per lo spettacolo “Ciao, Ezio!” promosso dal cartello di oltre 87 scuole nato nel lockdown. L’emozione di tornare a volare sulle tavole di un palcoscenico e ricevere l’abbraccio del pubblico
Di OLGA CHIEFFI
Ezio Bosso ha sempre affermato “la musica non arriva a caso, la musica c’è a prescindere da noi. C’è nel canto degli uccelli, nel vento…La storia che riguarda me è che c’era un bambino che era più felice quando c’era la musica”. Un uomo come lui ha affrontato la vita e quello che gli ha serbato, soffrendo ogni giorno per i limiti imposti da una malattia neurodegenerativa. Ezio Bosso ci ha insegnato, con il suo esempio, quanto la felicità non si debba cercare a lungo termine, ma sia negli istanti, nelle passioni e nell’ottimismo, nell’avere una lista di pro e di contro e dare valore al bicchiere mezzo pieno. Per poter sopravvivere e non soccombere al pessimismo, agli attacchi, ai cattivi predicatori, è necessario richiamare a raccolta tutte le risorse personali, le passioni, il desiderio, la ricerca, la creatività e la speranza. Così è stato all’Arena del Mare: pubblico delle grandi occasioni per la serata voluta fortemente dai centri di danza, tante volte divisi così come buona parte del mondo artistico salernitano, presenti sul territorio cittadino e della provincia riuniti nel gruppo Emergenza Danza, per l’ omaggio al musicista scomparso. “Ieri è stata veramente una bella serata, corale – ha commentato l’Assessore alla cultura del comune di Salerno Antonia Willburger – dove non si aveva la sensazione di singoli interventi, ma di un’ unica intensa coreografia”. Questa l’idea effettiva, che ha salutato sul palcoscenico i migliori allievi di oltre venti scuole, le cui interpretazioni non sono state interrotte da alcuna presentazione, in un’onda di musica e danza infinita e avvolgente. Ospiti della serata i ballerini solisti del Corpo di Ballo dell’Arena di Verona Marco Fagioli e Andrea Caleffi, che hanno offerto così un momento alto di confronto con il futuro della danza, il MusiCantArte Ensemble diretta dal flautista Giuseppe Ler, il soprano Elena Memoli e l’attore Marco De Simone. Grande soddisfazione da parte di tutti i promotori, che hanno, così potuto riassaporare il piacere “misto” di calcare le tavole del palcoscenico. “Misto” perché ci si è arrivati attraverso sacrificio, dolore psico-fisico: non è semplice per nessuno riprendere certi ritmi, riconquistare le linee giusti e la balance per realizzare una qualsivoglia performance. “L’opportunità offerta dal comune alle associazioni di poter utilizzare lo spazio dell’Arena del Mare – ha dichiarato la Maestra Loredana Mutalipassi – ha una valenza soprattutto emotiva: si è trattato di una spinta alla ripresa di attività tradizionalmente e a torto considerate poco produttive. Il pienone della serata dedicata a Ezio Bosso dimostra che invece lo spettacolo può essere “anche” produttivo, oltre a rappresentare uno step fondamentale nella direzione della riconquista della “normalità”. “La nostra forza è stata l’unione, la coesione – continua la Maestra Federica Ferri – fin dal primo momento del lockdown. Abbiamo creduto e crediamo che solo in questo modo potevamo provate ad affrontare le difficoltà, notevoli, che questa emergenza ha riservato al nostro settore , martoriato”. “Esperienza meravigliosa, da ripetere –afferma entusiasta il M° Francesco Boccia – C’é stato un bel confronto e non è facile… Ognuno con le proprie sfumature e diversità ci siamo uniti ed è stato fantastico e inaspettato. Tanto afflato che abbiamo sentito tutti”. “La serata dedicata a Ezio Bosso è la conferma – ha concluso Antonella Iannone – che insieme si può, che la collaborazione, anche dovendo smussare alcune posizioni differenti, premia, dando la possibilità di raggiungere obiettivi che da soli sarebbe impossibile realizzare. Si deve sottolineare la lungimiranza dell’amministrazione comunale e in particolare dell’assessore alla cultura Antonia Willburger che stanno dando la possibilità al mondo dello spettacolo di ricominciare e in particolare al settore della danza che, una volta tanto, non è la “cenerentola” ma ha dimostrato che l’arte di Tersicore ha un pubblico che va coltivato e incentivato.