di Salvatore Memoli
L’incontro promosso il 25 novembre dai Padri Dottrinari di Fratte ed in particolare dal giovane parroco P. Rocco Caruso in occasione dei 50 anni della inaugurazione della Chiesa della Sacra Famiglia ha riunito molte personalità della città. Riuniti attorno ad un tavolo celebrativo, di una chiesa con una storia di prestigio per essere stata voluta da un grande parroco dottrinario legato al Rione, P. Nicola Roberti, ha permesso di ascoltare, ad un vasto ed attento uditorio, le testimonianze ed i saluti del Superiore Generale dei PP Dottrinari P. Sergio che in passato era stato parroco e che ha ricordato la presenza benemerita dei suoi confratelli in un arco temporale dal 1935 che si proietta al centenario. Il saluto del Sindaco di Salerno arch. Vincenzo Napoli ha spaziato tra i tratti architettonici ed artistici e il recupero del valore dell’arte e dell’architettura nei luoghi religiosi. Inoltre si é soffermato sulla lettura urbanistica del territorio e del monumento che porta la firma di Paolo Portoghese e Vittorio Gigliotti, due professionisti di vaglia che hanno curato la progettazione e la realizzazione di una Chiesa post conciliare sostanzialmente pronta a recepire i canoni innovativi delle indicazioni conciliari che fanno della centralità eucaristica il fulcro delle attenzioni dei luoghi di culto. L’intervento dell’Arcivescovo Andrea Bellandi ha rilanciato il forte legame tra la Parrocchia e la Chiesa Diocesana, all’interno della quale la Chiesa della Sacra famiglia é stata accolta con una rinnovata testimonianza di Fede per i messaggi rilevanti che l’architettura moderna offre alla Comunità di Credenti. É proprio l’architettura religiosa moderna che offre a tutti i credenti la possibilità di ricordare e ricostruire la storia della Chiesa. In particolare il Vescovo ha ricordato che le intuizioni dei progettisti con notevoli contenuti ed elementi innovativi sul ruolo dell’Assemblea ed il suo rapporto con lo spazio liturgico, sembrano aver colto le indicazioni del Papa Francesco. Gli altri interventi pregevoli dei rappresentanti degli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri di Salerno hanno evidenziato le originalità e le intuizioni dei progettisti, soprattutto per aver messo in evidenza il valore del calcestruzzo ed il grande prestigio per un professionista di progettare una Chiesa, inteso come l’incarico più bello che si possa ricevere. Lungo, dettagliato ed interessante é stato l’intervento del liturgista don Antonio Sorrentino sull’architettura religiosa.
La Domus ecclesia é il luogo per eccellenza dove la vicenda umana si unisce, si esprime e si esalta, dove la comunità di credenti si ritrova e si offre a Dio. Per la verità, la circostanza ha permesso di ricordare la storia del Rione Fratte che attraverso la Chiesa ha avuto un forte incoraggiamento al miglioramento urbanistico ed al recupero di una centralità nella vita della città. Questa Chiesa che é la mia Parrocchia di nascita ho potuto seguirla fin dalla posa della prima pietra ed ho avuto il privilegio di seguire P. Roberti nelle sue visite al cantiere che erano occasione per spiegare a noi giovani il valore artistico e religioso. Una volta mi sono trovato con lui e con un signore che poi seppi essere Vittorio Gigliotti. Fui interrogato, insieme ad altri amici: dimmi che cosa ti colpisce di questa costruzione? La mia risposta fu franca ed innocente: non vedo una parete dove collocare dei quadri. Sul volto del sacerdote si accese un sorriso mentre l’altra persona, ing Gigliotti, mi disse che la mia osservazione gli offriva l’occasione per spiegare la tecnica progettuale seguita che era legata ad una serie di cerchi concentrici, alcuni non chiusi, altri in fuga verso l’alto, gli altri intersecanti, tagliati da altri cerchi. Insomma, quella di non avere una parete dritta, era una scelta per esaltare il valore del cerchio. Il cerchio e la circolarità sono espressione dell’assemblea, principio e percezione del divino. Mi resta nella mente quella bella lezione di architettura e di teologia del progettista a cui annuiva P. Roberti.
Un’ altra memoria che si risveglia é legata alla copertura dei costi per l’esecuzione del progetto. Non poche erano le preoccupazioni di P. Roberti che evidentemente credeva di realizzare l’opera in economia e con le risorse parrocchiali. Fu necessario e provvidenziale, dopo non pochi ed insistenti interventi, la partecipazione dell’Archidiocesi e dell’Arcivescovo Gaetano Pollio che si rese conto dell’importanza della presenza della Curia per il sostegno finanziario. Intervento che scongiurò il peggio e che diede un forte rilancio all’importanza dell’opera, sia sotto il profilo religioso che come patrimonio prezioso del territorio. P. Roberti ne fu contento anche se la sua salute dopo non molto tempo non lo sorresse più.
P. Nicola Roberti e l’Arcivescovo Gaetano Pollio ( per niente ricordato!) restano le anime della Chiesa della Sacra famiglia, munifici servitori della Fede che si esprime anche attraverso opere, diventate Patrimonio culturale e religiose del mondo.
Il tabernacolo, l’ambone ed il fonte battesimale restano gli elementi centrali di questa chiesa costruita col cemento, espresso in tanti cerchi che si aprono e si chiudono, che accolgono la luce dall’alto e permettono attraverso pochi ma importanti vetrate di guardare l’esterno, mentre il fedele si raccoglie senza altre distrazioni.
In questa Chiesa come voleva P. Roberti la vicenda umana viene esaltata e si fonda con Dio. Qui la vita di Fede dei Frattesi si consuma e si organizza, raccoglie memorie e stimola alla crescita delle cose dello Spirito.