Week-end al Piccolo teatro del Giullare con “Talia si è addormentata” interpretata da Cinzia Antifona, Valentina Greco e Francesca Pica
Di OLGA CHIEFFI
Il Piccolo Teatro del Giullare ospiterà nel week-end, domani alle ore 21, e domenica alle ore 18,30, lo spettacolo “Tàlia si è addormentata” da un’idea della Compagnia PolisPapin, tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile e scritto da Francesco Petti, che lo ha affidato a Cinzia Antifona, Valentina Greco e Francesca Pica. La protagonista della storia di Basile è una ragazza chiamata Talia, figlia di un “gran signore”, che cade come morta a causa di una “lisca di lino” che le si infila sotto un’unghia. Il padre disperato accomoda la figlia su “una poltrona di velluto, sotto un baldacchino di broccato”, poi abbandona per sempre quel luogo sventurato. Un re, che stava cacciando da quelle parti, un giorno entra nel palazzo e gira per le stanze finché arriva alla camera dove giace Talia. A onor del vero, il re cerca di svegliarla, ma pur non riuscendoci si accese per la sua bellezza, la prese fra le braccia e la portò su un letto dove colse il frutto del suo amore. Dopo nove mesi nascono due gemelli, che cercando il seno materno succhiano invece il dito della madre, facendo così uscire la lisca di lino. Talia si sveglia e si ritrova madre, felice anche se non sa cosa sia successo. Intanto il re si ricorda di lei e torna al palazzo, dove trascorre qualche giorno in compagnia sua e dei due bambini, che chiama Sole e Luna. La legittima consorte del re si insospettisce per la prolungata assenza del marito, e soprattutto per il suo continuo nominare Talia, Sole e Luna. Quando scopre la verità, rivelata da un servo, la donna fa in modo che i bambini siano portati alla reggia, dove ordina al cuoco di scannarli e poi di cucinarli per il marito. Non contenta, la regina manda a chiamare anche Talia, che vuole punire per l’inconsapevole adulterio, bruciandola in “un grande fuoco”. Non fa in tempo, perché arriva il marito, che apprende dalla donna di aver mangiato i propri stessi figli. Anche se in preda alla disperazione, il re ordina che la malvagia donna sia gettata nel fuoco insieme al servo scellerato e al cuoco. In realtà, il fedele cuoco aveva cucinato due agnellini al posto dei bambini, che vengono portati alla presenza del padre e di Talia. I due si sposano e vivono una lunga vita insieme… I delicati temi trattati nel racconto (stupro, adulterio, vendetta) sono evidentemente non adatti a un pubblico infantile, i piccerille, e in qualche modo raccapriccianti se letti con l’odierna sensibilità verso le molestie sessuali. Tuttavia, il racconto si può leggere anche in chiave diversa: Basile legittima un’unione tra una donna e un uomo che una moglie ce l’aveva già, mentre prospetta la possibilità che matrimonio e maternità non rappresentino necessariamente il passaggio verso l’età adulta: il sonno di Talia diventa simbolo di un tempo d’attesa, quello necessario a diventare donna. Purtroppo, allora come oggi, c’è sempre qualcuno cui non piace aspettare. Sulla scena tre attrici, ma molti personaggi si susseguono dando vita ad un gioco di scambio continuo di ruoli. Un meccanismo da giostra, un espediente teatrale che cela però il compito più profondo della fiaba e del teatro: essere uno specchio per chi legge, ascolta, guarda. Al suo interno, in una atmosfera onirica, sospesa tra lo steampunk e Miyazaki, tra l’introspezione e la commedia surreale, si avvicendano figure misteriose, vicende fosche, storie d’amore; un susseguirsi di eventi in cui ciò che appare in superficie è solo favola, ma ciò che vi si nasconde è inesorabilmente vita.