di Olga Chieffi
Gran Finale per Salerno Classica, oggi, in duomo, alle ore 20,30, ideata dalla Associazione Gestione Musica, un progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Il dicembre “sacro”, dopo l’apertura dedicata a Dante, continua con una serata dal titolo Oratorio de Noel. C’è l’idea che la musica sacra non debba essere frutto di spiritualità, bensì di emozioni derivanti dalla varietà di strumenti e voci, di colori e sfumature che permettono di toccare l’anima dello spettatore attraverso un suono particolare. In Oratorio de Noel ascolteremo le voci dei Solisti dell’Accademia dell’Accademia Lirica “U.Giordano” di Foggia, il soprano Hee Sun Choe, il mezzosoprano Maria Gabriella Cianci, il contralto Sophie Burns, il tenore Bartisz Jankowski e il baritono Fernando Napolitano, il coro Estro Armonico diretto da Silvana Noschese e l’Orchestra d’Archi dell’Ensemble Lirico Italiano, diretta da Francesco D’Arcangelo. A cavaliere tra il Seicento e il Settecento, in Italia nacque una fortunata tradizione che interessò molti dei principali compositori del periodo: i concerti dedicati al Natale. Capostipite e brillante punto di riferimento di questo repertorio fu Corelli, codificatore della forma del concerto grosso e vera e propria fonte di ispirazione per i compositori contemporanei e delle generazioni successive. Molti delle composizioni dedicate al Natale trovavano posto nelle raccolte a stampa dei concerti grossi. Il fiorire dell’editoria musicale nel primo Settecento fu d’incentivo per la produzione e la diffusione della musica strumentale, ed in particolare dei concerti grossi. Quasi sempre articolate in 12 composizioni, le raccolte presenta vano spesso tra gli ultimi un concerto dedicato al Natale, nel quale un movimento lento di Pastorale evocava le musiche e le nenie dei pastori. La serata principierà proprio con Concerto fatto per la Notte di Natale di Arcangelo Corelli, in Sol minore op. 6, che probabilmente scrisse questo concerto per il giovane cardinale Pietro Ottoboni. Corelli ha scritto questo Concerto di Natale nella classica forma lento-veloce-lento-veloce della sonata da chiesa che è alla base di tutto ciò che accade in questo concerto grosso; ma in diversi punti chiave Arcangelo Corelli cambia un po’ le regole. Il Grave iniziale viene preceduto da sei battute di fuoco di Vivace e il terzo movimento, Adagio, ha un episodio centrale Allegro in cui i violini improvvisamente esplodono con un rapido cambio di tempo in una serie di ribattuti per poi tornare al tempo di Adagio. Il secondo movimento, Allegro, è in forma binaria, ed è costruito intorno al genere preferito di Corelli fatto da ritmi sfalsati, sospensioni e imitazioni. Il quarto movimento, Vivace, che normalmente sarebbe il finale, è molto breve, in modo da fare spazio ad un quinto movimento di considerevole durata, il cui corpo è un Allegro, ma il cui vero cuore è la Pastorale che è quella più famosa di tutta la musica Corelli. Atmosfera soffusa e struggente è quella dei Sospiri per orchestra d’archi, arpa e violoncello, Op. 70 di Edward Elgar, lavoro eseguito per la prima volta a Londra nell’agosto 1914. Dalla musica, caratterizzata da un’orchestrazione raffinata degli archi chiamati a sostenere l’arpa e l’organo, in cui si percepisce un’inconscia inquietudine dovuta all’avvicinarsi del primo conflitto mondiale. Clou della serata l’Oratorio de Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858. Nel racconto musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento, troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore, alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca, dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria. L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano, introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la parola Expectans, sembra suggerire l’attesa della Venuta del Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano, tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma omoritmica, in crescendo, glorificando la Venuta del Messia.