Vorrei poter fare qualcosa, star a guardare l’Italia che va in frantumi, seduta su un divano, mi fa sentire impotente. Questo sogno per il mio futuro: in una situazione del genere voglio avere voce in capitolo, voglio agire e farlo in modo tale da aiutare qualcuno.
Di GIORGIA GIORDANO
“Vedevo le mie coetanee desiderare un uomo con gran macchina e tanti soldi. Nei miei desideri invece ero io quella Potente.” (Alda Merini)
Sin da quando ero piccola, ho sempre odiato le sorprese, di qualsiasi genere, anche quelle apparentemente piacevoli. La verità è che non amo essere impreparata ad affrontare qualcosa: non si è mai abbastanza pronti ad affrontare l’ignoto. Per questo il futuro mi spaventa, probabilmente sono la classica persona che, se le venisse chiesto “ecco questo è il libro della tua vita, ne leggeresti il finale?” io risponderei di sì. Non so cosa mi aspetta. La risposta è molto lontana, ma questa citazione di Alda Merini mi rispecchia. Essere potenti. Ho sempre intenso questa espressione in un unico modo: se sei potente vieni considerato, sei qualcuno. In questo momento più che mai questo pensiero si è palesato nella mia mente innumerevoli volte. Perché vorrei poter fare qualcosa, star a guardare l’Italia che va in frantumi, seduta su un divano, mi fa sentire impotente. Questo sogno per il mio futuro: in una situazione del genere voglio avere voce in capitolo, voglio agire e farlo in modo tale da aiutare qualcuno. Non sono una persona che invidia chi è arrivato a una determinata posizione o, peggio ancora, non gli riconosce il proprio lavoro, anzi l’ammiro, ne apprezzo il sacrificio, mi metto nei suoi panni, immagino le notti insonni, le sconfitte ma anche le vittorie, che alla fine danno un senso a quello che si fa. Ho sempre criticato molto il sistema scolastico italiano per varie ragioni, ma riconosco che esso è la chiave per arrivare dove voglio. Sono solo all’inizio ovviamente ed è inutile nascondere la verità: è pesante! L’ottanta per cento del tempo penso “faccio questo per il mio futuro e poi c’è quel restante venti per cento che mi salva”. Non è un obbligo studiare, ma per andare avanti devo imparare a conoscere. Mi guardo intorno e conosco quello che mi circonda, conosco le scelte che ci hanno portato in questa epoca. Conoscere è necessario e la scuola deve darci la possibilità di farlo. Un’altra cosa che so sin da piccola è che questa è la mia strada. Come ho detto anche prima sogno energicamente di essere ascoltata e mi aspetto che lo studio mi dia la capacità di dire qualcosa che valga la pena sentire. Ricordo che già verso l’età di otto anni sognavo di essere sindaco della mia città: preparavo la campagna elettorale che presentavo alla mia famiglia. Adesso le idee sono un po’ più confuse. Gli anni del liceo spero che mi facciano maturare una scelta della quale non possa mai pentirmi. Così oggi l’unica cosa che in fondo mi aspetto dal mio futuro lavoro è che mi renda felice: voglio svegliarmi ed essere orgogliosa di quello che sto facendo. I pomeriggi a studiare, le interrogazioni, gli eventuali e temuti brutti voti sono i piccoli ostacoli da superare: io ce la metto tutta perché il mio impegno servirà a farmi sentire realizzata e, anche se spesso lo dimentico, so che potrò arrivare lontano.