di Erika Noschese
Una tecnica all’avanguardia per salvare la vita di un uomo. Eccezionale intervento chirurgico quello tenutosi venerdì scorso presso l’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Il 43enne V.P., in seguito ad un grave incidente sul lavoro, ha riportato lo scoppio della vertebra L2 con disturbi della sensibilità agli inferiori. Trasferito presso il nosocomio locale ha subito un intervento durato 7 ore con tecnica innovativa ed all’ avanguardia, consistente in un tempo laterale, in cui si è reso necessario ricostruire completamente il corpo vertebrale, ed un tempo posteriore per stabilizzare la colonna. “Il corpo era completamente frantumato, in mille pezzetti, a vetrino d’orologio per intenderci, ed essendo una persona giovane, attivo, in forza, dovevamo dargli il massimo della funzionalità, considerando l’attività lavorativa”, ha spiegato il dottor Mauro Nese, primario del reparto di ortopedia e traumatologia del Ruggi d’Aragona. L’incidente ha interessato, seppur parzialmente, la zona midollare “e abbiamo fatto questo intervento che è consistito nel togliere tutti i pezzetti del corpo che si era frantumato e sostituirlo con un corpo artificiale, facendo sia un accesso laterale perchè di solito non è previsto per le fratture poco instabili sia un accesso posteriore: quindi aprendolo due volte, sia di lato attraverso il torace e dietro, attraverso direttamente la colonna”. Tutto ciò è stato possibile grazie alla presenza di uno dei migliori chirurghi vertebrali d’Italia, il dottore Luigi Caruso che opera nella Divisione di OrtoTraumatologia diretta dal dottor Mauro Nese, per l’appunto, il cui apporto in sala operatoria è stato fondamentale, unitamente allo strumentista Giovanni Attianese, e a Mario Silvestri, Giovanni De Chiara, Gennaro Ricco coordinati dall’anestesista Antonio Romanelli. L’equipe guidata dal Primario ha reso possibile un intervento di questo tipo in piena emergenza estiva. Il paziente sta benissimo e ha recuperato in pieno ogni funzionalità. Un intervento del tutto eccezionale nonostante le varie problematiche che, ancora oggi, accompagnano il nosocomio locale. “E’destruendo sotto tutti i punti di vista: l’organizzazione, il farlo, l’approccio ma c’è stata la collaborazione di tutti per questo abbiamo potuto farlo”, ha aggiunto il primario del reparto di ortotraumatologia.