Sono stati sospesi dal servizio gli undici indagati dall’inchiesta “Hospice”, condotta dal Nas di Salerno e coordinata dalla procura della Repubblica. Si tratta di medici, infermieri e personale paramedico accusati a vario titolo di truffa, falso e peculato, oltre al dottor Alessandro Marra – attualmente ai domiciliari – che risponde anche dell’accusa di omicidio. Ieri il commissario straordinario dell’Asl, Mario Iervolino, ha firmato la delibera di sospensione, recependo, dunque, l’interdittiva disposta per gli undici indagati dal Gip Ubaldo Perrotta su richiesta del pm Elena Guarino. L’inchiesta ha praticamente smantellato, oltre alla struttura ebolitana, anche il dipartimento di medicina legale. Oltre Marra, finito, dunque, ai domiciliari, i provvedimenti interdittivi hanno riguardato i medici ed infermieri del «Giardino dei Girasoli»: Giovanni Zotti, Antonio Magrini, Luigi Mastrangelo, Carmine Iorio, Davide Di Maio, Cosimo Galdi, Loredana De Ruberto, Liliana Moccaldi, Gerarda Conte e Claudio Schettini. Nei prossimi giorni anche l’ordine dei Medici di Salerno prenderà provvedimenti rispetto ai medici coinvolti nell’inchiesta. «L’Ordine dei Medici assumerà tutti i provvedimenti idonei a sanzionare le colpe che, eventualmente, verranno dimostrate – dice il presidente Giovanni d’Angelo – Intanto l’Ordine chiederà alla magistratura di trasmettere tutti gli atti in loro possesso prima di procedere con ogni eventuale azioni».
L’INCHIESTA La posizione più grave è quella del dottor Alessandro Marra che, lo scorso 18 gennaio, avrebbe somministrato a un 28enne malato di cancro, una massiccia dose Midazolam – tra l’altro illecitamente sottratto dalla farmacia ospedaliera – al fine di porre volontariamente fine alla sua vita. Sulla base delle risultanze dell’esame autoptico, è stato riscontrato che quei 60 milligrammi di medicinale avrebbero potuto uccidere anche una persona completamente sana. Il giovane, in precedenza, era stato ricoverato presso un ospedale di Firenze ma, al peggiorare delle sue condizioni di salute, aveva espressamente richiesto di poter tornare alla sua abitazione di Battipaglia, per poter trascorrere i suoi ultimi giorni insieme alla famiglia e per poter mangiare una pizza con gli amici. Un decesso che, in un primo momento, era stato attribuito a cause naturali. Alla verità, gli investigatori, sono giunti tramite l’ausilio d’intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno consentito di acclarare le responsabilità del medico. Per quel che concerne gli altri indagati, ai quali sono contestati i reati di falso, truffa e peculato, l’attività investigativa ha permesso di rilevare un rapporto di totale infedeltà, nell’ambito dello svolgimento dell’attività lavorativa, con l’amministrazione di appartenenza. Visite domiciliari non svolte ed effettuate esclusivamente in via telefonica ma comunque registrate sulle con le certificazioni, anche tramite la contraffazione delle firme dei pazienti (i quali avevano in più di un’occasione segnalato le anomalie proprio al dirigente medico accusato di omicidio che, però, non aveva mai preso dei provvedimenti); cartellini di servizio timbrati ma senza prosecuzione della giornata di lavoro (gli inquirenti hanno accertato come i dipendenti delle strutture sanitarie adoperassero il loro orario di lavoro per svolgere commissioni personali come andare in banca, a fare la spesa o giocare alle slot machine); sottrazione di medicinali, anche a uso stupefacente, stipati nei garage degli indagati e destinati all’utilizzo per la loro attività privatistica.