Incendio di Persano, maledetti! - Le Cronache Attualità
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Incendio di Persano, maledetti!

Incendio di Persano, maledetti!

di Alfonso Malangone*

Non è saggio affrontare argomenti che non si conoscono. Però, neppure è saggio continuare a ignorarne cause ed effetti aspettando che qualcuno lo faccia. Per fortuna, sul web ci sono tanti siti che possono aiutare a capire da soli. E, quando le circostanze lo richiedono, è opportuno provarci, senza timori, anche sbagliando, con la finalità di offrire spunti di riflessione utili a tutti. La ‘vampa’ di Persano è stata una maledizione per un luogo che gode di una condizione di privilegio. Per lungo tempo, grazie anche alla presenza dell’insediamento militare che ne occupa larga parte, è stato possibile ostacolare un utilizzo vandalico dei suoli e consentire agli agricoltori di portare avanti le loro attività in un ambiente sostanzialmente privo di contaminazioni. Così, una produzione agricola di qualità dell’orto e della frutta, l’olio, il granturco e la presenza di aziende di allevamento bufalino con caseifici tra i più rinomati della piana del Sele, hanno reso ricco e felice un territorio nel quale la Lontra regna sovrana. Una condizione davvero troppo favorevole per durare a lungo! E, quindi, alcuni anni fa, l’area denominata MenaNova fu invasa da una montagna di rifiuti pari a 98.611,78 ton. Poi, eliminate. Nel Febbraio 2022, la stessa zona è stata nuovamente utilizzata per il deposito delle oltre 6.000 ton di spazzatura restituita dalla Tunisia dopo essere stata lì esportata per lo smaltimento. La vicenda è nota e non serve riproporla. Sta di fatto che due centinaia di container, colmi di pattume indistinto e forse imbottito di prodotti non classificati, né classificabili, furono trasportati nell’area militare con la promessa di rimuoverli entro quattro/sei mesi. Non ebbero effetto le vivaci proteste dei residenti, né quelle degli Amministratori locali sostenute con Ordinanze di divieto al transito dei camion. Il TAR le bocciò tutte. Poi, la Magistratura ha dovuto fare la sua inchiesta e si è arrivati a superare i due anni. Alla fine, con la recente gara per il trasferimento dell’immondizia nell’inceneritore, sarebbero finalmente iniziate le operazioni di distruzione. Giusto il mattino dopo la notte dell’incendio. Che peccato! Una vera sfortuna! Chissà. Forse in quella porcheria c’era qualcosa di cui non si doveva sapere. Adesso, entrerà in azione nuovamente la Magistratura. Per capire. Se lo capirà. Di concreto c’è che l’incendio ha diffuso tre gruppi di inquinanti, sempre presenti nelle combustioni: Diossine-Furani e Policlorobifenili. Essi fanno parte delle dodici classi definite ‘persistenti’, riconosciute a livello internazionale e qualificate come tossiche sia per l’ambiente che per gli esseri viventi. Sono prodotti particolarmente stabili, con una vita media considerevole, in grado di causare un inquinamento cronico, vere e proprie “emergenze ambientali”, laddove si accumulino lungo catene alimentari e raggiungano determinati livelli di concentrazione. Dicono i siti specialistici che con il termine generico di “diossine” si indica un gruppo di 210 composti chimici, formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro, divisi in due famiglie: dibenzo-p-diossine (PCDD) e dibenzo-p-furani (PCDF). In realtà solo 17 destano particolare preoccupazione a causa della prevalente presenza di cloro, 7 PCDD e 10 PCDF, anche se la più pericolosa è la cosiddetta TCDD (2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina) perché cancerogena per gli esseri umani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assegnato ad essa la più alta tossicità nell’ambito di quelle pericolose. Quanto ai Policlorobifenili (PCB), si legge che essi producono gli stessi effetti delle Diossine e che, per questo motivo, alcuni sono definiti proprio come ‘diossina simili’. E, fin qui, se pure poco si è capito, almeno una cosa è certa: la combustione dei rifiuti non diffonde profumi. Ora, il giorno 02, l’Arpac ha pubblicato i primi risultati delle analisi effettuate nelle località di Borgo Carillia e di Persano, area militare. Il sito ne riporta l’esito: “dalla lettura della tabella, si evince un valore pari al limite di quantificazione per il campione della stazione di monitoraggio ubicata in località Borgo Carillia e un valore significativo, sia pure lievemente inferiore al valore di riferimento, per la stazione posta nel comprensorio militare di Persano”. Bene. Però, esaminando i dati specifici, emerge qualcosa che alimenta grossi timori. Per Borgo Carillia, i risultati per Diossine-Furani sono tutti definiti al di sotto della soglia di attenzione, anche se non sono fornite le singole quantificazioni. Per i Policlorobifenili (PCB), invece, alcuni valori sono superiori ai rispettivi limiti. Il PCB-123 è di 0,018 rispetto a 0,004; il PCB-118 di 0,016 rispetto a 0,004; il PCB-105 di 0,006 rispetto a 0,004. Secondo l’Università di Bologna, l’esposizione al PCB aumenta i rischi di cancro all’apparato digerente, di ritardi nella crescita e nello sviluppo, di alterazioni del sistema immunitario e di altro ancora. Per Persano, poi, le cose sembrano più preoccupanti. Per Diossine-Furani del tipo 1,2,3,6,7,8-hxcdf siamo a 16 su 2,1; per il tipo 2,3,4,6,7,8-hxcdf a 49 su 1,4; per il tipo 1,2,3,4,7,8-hxcdd a 15 su 1,4; per il tipo 1,2,3,6,7,8-hxcdd a 15 su 1,4; per il tipo 1,2,3,4,6,7,8-hpcdf a 11 su 0,14; per il tipo 1,2,3,4,7,8,9-hpcdf a 3,8 su 0,14; per il tipo 1,2,3,4,6,7,8-hpcdd a 14 su 0,14; per il tipo ocdf a 1,8 su 0,014; per il tipo ocdd a 0,67 su 0,014. I Policlorobifenili PCB-123 sono a 0,034 su 0,004; il PCB-118 a 0,028 su 0,004. Qualcuno dovrebbe dire cosa significano queste eccedenze. Rilasciare tabelle e dichiarazioni generiche, senza spiegazioni, non è accettabile quando in gioco c’è la salute di tutti. I residenti debbono sapere cosa sarà del loro lavoro e dei loro sacrifici, mentre i cittadini debbono sapere se gli inquinanti si sono depositati sui terreni con il pericolo di trasferirsi alla catena alimentare. Debbono sapere anche se ci sono residui radioattivi e se c’è amianto. In verità, se fossero accertate situazioni di pericolo concreto, quell’incendio sarebbe davvero una maledizione. La supremazia di interessi inconfessabili avrebbe avuto il sopravvento, trasformando la vita in un fenomeno naturale ‘eventuale’, meritevole anche di soppressione. Se così dovesse essere, allora ai responsabili dell’incendio non si potrebbe evitare di gridare: MALEDETTI. *Ali per la Città P.S.: si fa salvo ogni errore.

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