In un mare di musica con Sal da Vinci - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

In un mare di musica con Sal da Vinci

In un mare di musica con Sal da Vinci

Evento speciale al Teatro Verdi nel week-end, che ospiterà sul prestigioso palcoscenico, lo spettacolo “Sinfonie in Sal Maggiore…reloaded”

Di OLGA CHIEFFI

Fa scalo al teatro Verdi di Salerno, sabato alle ore 21 e domenica, in pomeridiana alle 18, il bastimento di Sal Da Vinci, che porta a bordo un’orchestra di 50 elementi, una band d’eccezione, composta da Maurizio Bosnia, alle tastiere, Gianluca Mirra alla batteria, Gaetano Diodato al basso, Sasà Dell’Aversano e Ciro Manna, alla chitarra e Antonio Mambelli alle percussioni, attori e ballerini, sulla quale saliremo, per sbarcare a New York. La metafora è letta. E’ quel viaggio che i nostri avi fecero per inseguire il lavoro, il sogno americano, andando a far parte con il carisma della nostra “millenaria” cultura, in ogni campo, di quel melting pop che è la caratteristica degli States. Timoniere della nave, il direttore della composita formazione Adriano Pennino, per uno spettacolo scritto dallo stesso Sal Da Vinci in coppia con Ciro Villano. Il Mare Nostrum, che ha quale centro Napoli, la banchina di Santa Lucia, tocca le sponde di tre continenti e andar per mare, lasciare il porto sicuro, per andare a conquistare il quarto, abbisogna di una cartografia che sovverta le certezze, invece di fissare coordinate precise. Così, “Sinfonie in Sal maggiore”, offrirà un paesaggio acustico fluido ed evocativo, perché dai suoni trapelano storie, con la loro densità affettiva e la loro costitutiva eccedenza rispetto a tempo e luoghi. Riflettori accesi su Sal Da Vinci, ma anche su rappresentanti di grandi famiglie musicali che sono entrate di forza nella storia della musica napoletana, a cominciare da quella dello stesso cantante figlio dell’indimenticato Mario Da Vinci. La nave, quindi, è anche quella con cui partì Mario per l’America insieme a Domenico Modugno, protagonisti del musical “Orsa maggiore”, dopo il quale la United Artists lo mise sotto contratto, permettendogli così di poter portare a New York la moglie con i primi due figli e dove Salvatore, Sal, nacque, mentre papà Mario lanciava “Mamma ‘e Napule”. Sabato sera, su questa nave applaudiremo anche Francesco Da Vinci, il figlio di Sal, promessa del calcio, capo della banda dei Talebani nella III serie di Gomorra e, naturalmente, musicista, con un cognome “pesante” in eredità, al suo debutto discografico con “Via da noi”, il quale darà voce al giovane marinaio, inserito in una minima compagnia d’attori tra cui Gianni Parisi, che sarà il comandante, Floriana De Marino e lo stesso Ciro Villano, i passeggeri, unitamente a due clandestini/ballerini, impersonati da Patrick King e Sarah Grether, che trasformeranno il concerto in varietà d’altri tempi. In orchestra, le trombe regine, in rappresentanza di due altre grandi schiatte di musicisti napoletani, quella dei Fiscale con Giuseppe (il padre Oreste era il batterista di Mario Merola) e quella dei Campagnoli con Gianfranco, fratello di Enzo: a loro è affidato il clou della scaletta, che offre anche una linea “latin” a certi arrangiamenti, “El cantante” il  brano composto da Rubén Blades, soundtrack dell’omonimo film diretto da Leon Ichaso e prodotto da Marc Anthony e Jennifer López in omaggio al grande artista, portoricano Hector Lavoe, tra i creatori della salsa. Le canzoni in programma attraversano per intero il patrimonio musicale partenopeo e italiano che approderà nella grande mela, con “New York, New York”, l’omaggio personale di Sal Da Vinci a The Voice, passando per “Luna Rossa”, “Caruso“, “Un amore così grande” dell’impareggiabile Claudio Villa,  “L’immensità” di Don Backy, “Vent’anni” di Massimo Ranieri, “Il mondo” di Jimmy Fontana, e i medley delle canzoni più belle di Renato Carosone e Pino Daniele, che fanno parte della storia collettiva e dei vissuti individuali raccontati in musica, portatori anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della melodia, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità di melodie uniche, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, il senso di ribellione alle ingiustizie, l’umorismo con cui affrontare le peripezie della vita.