Teatri in blu di Vincenzo Albano, salpa dal porto di Cetara, stasera e domani alle ore 21, con Andrea Cosentino e il suo Telemomò. Cena a bordo con le delizie del borgo marinaro
Di OLGA CHIEFFI
Tutti a bordo della tonnara Maria Antonietta, per lo spettacolo Aldes Akroama in Telemomò, di e con Andrea Cosentino, fortemente voluto da Vincenzo Albano, direttore artistico ErreTeatro, che ha ideato la rassegna “Teatri in Blu”. Con partenza dal porto marittimo di Cetara, la pièce andrà in scena in due date, oggi e domani, dalle 21, e già si prefigura il sold-out per uno spettacolo in navigazione, unico nel suo genere, che terminerà con una cena-degustazione sulla tonnara, in un momento di incontro e scambio di opinioni con i protagonisti dell’evento.“Il teatro su una tonnara di pesca sembrava un’impresa impossibile, ma si è fatta largo l’immaginazione, tra reti, macchinari e attrezzi. Ormai da tre anni, continuiamo a goderci il nostro inedito palcoscenico sull’acqua”– spiega Angela Speranza, Assessore alla Cultura, Turismo e Comunicazione del Comune Di Cetara. “Teatri in Blu rappresenta un momento indimenticabile, per tutti coloro che scelgono di essere avvolti dal fascino della storia, di ammirare il borgo da una prospettiva privilegiata e fortemente identitaria: il mare e le sue storie, con il mestiere e le prelibatezze della pesca, la gastronomia, il paesaggio che osserva. La rassegna ci fa dono di un ricordo, ed è questa la nostra piccola magia condivisa”. Telemomò è un ideale contenitore di opinioni di persone altamente influenzabili che il «mezzo persuasivo» televisione ogni giorno ipnotizza e coinvolge come e più della realtà stessa. Emerge – dato di fatto acclarato ma reso angosciante dal susseguirsi di risposte montate a ritmo serrato – che la tv è «un mezzo che fa compagnia» la sera durante e dopo cena, attraverso il quale «la gente si informa senza leggere». Uno dopo l’altro gli intervistati mostrano – non senza una punta di orgoglio – la loro approfondita conoscenza dei programmi televisivi e di conseguenza il loro attaccamento alle immagini magnetiche proiettate sullo schermo. In tale prospettiva trova un senso raffinato e straniante la danzatrice del ventre – all’inizio apparentemente extracontesto – che, incorniciando i movimenti seducenti della sua danza e irrompendo a più riprese nella messa in scena, la anima rimandando ad una dimensione altra. Una dimensione impossibile da racchiudere in quella cornice vuota, che la danzatrice si porta dietro, troppo piccola e proprio per questo allusiva.Tutto lo spettacolo è costruito sulla sovrapposizione diacronica di più dimensioni e mezzi espressivi (la danza, la musica, il video, la parola) in cui centrale è il meccanismo di decostruzione materiale e linguistica attuato dal varietà autarchico e interattivo di Cosentino. In un gioco meccanico di inquadrature dal campo lungo al dettaglio, rese attraverso parrucche e pupazzi di vario genere, vengono riprodotte le situazioni dei tipici programmi televisivi. Un cavalletto sul quale è fissata la cornice bucata di un televisore, dentro cui si affacciano primi piani reali e bambole di plastica che “tribbolano” sbatacchiandosi, mezzibusti televisivi fatti di barbie senza gambe, e ancora parrucche, giocattoli, pezzi di corpo e brandelli di oggetti. Telemomò è anche il pulpito dal quale lanciare improbabili proclami politici e surreali analisi sociologiche. Se la televisione ha fatto l’Italia di oggi, di lì si dovrà passare per disfarla.