di Monica De Santis
Tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia vi è sicuramente il mondo del cinema e del teatro. Un settore che è stato tra i primi a chiudere e che ha visto solo una timida riapertura la scorsa estate. Un settore che spera dalla prossima estate di ripartire senza doversi più fermare. Per fare un’analisi su questo anno senza teatro abbiamo chiesto all’attore salernitano Alfonso Liguori…
“Siamo sicuramente davanti ad una situazione che è stata gestita ‘con i piedi’, sotto tutti i punti di vista. Questo ormai comincia a venire fuori con una chiarezza estrema. Purtroppo dallo scorso mese di giugno si sono commessi errori che purtroppo hanno fatto peggiorare la situazione e che hanno portato i teatri e noi attori alla disperazione più totale. Bisogna essere chiari, questo è un settore dimenticato, ma è anche un settore non rilevante dal punto di vista della sopravvivenza quotidiana, non fondamentale per l’uomo, tra l’andare al teatro e il comprare da mangiare è ovvio che si scelga il secondo. Quindi abbiamo assodato che il nostro è un settore secondario ma questo non vuol dire che debba essere un settore maltrattato, come invece è stato in questi meso”.
Qualcuno dice che comunque la pandemia ha portato anche qualcosa di buono?
“Una cosa positiva l’ha portata, ha fatto venir fuori un sacco di problematiche che in questi anni sono rimaste nascoste, occultate, questa è la parola giusta. Ovvero tutta una serie di problematiche legate alla gestione della distribuzione, alla gestione dei contratti, alla gestione delle compagnie. Tutto questo sta venendo fuori. Grazie (si fa per dire) a questa pandemia, sono state depositate due proposte di legge una del PD e una della Lega per creare, finalmente, il registro attori , dove finalmente si potrà distinguere tra i professionisti e i dilettanti. Proposte di legge che porteranno alla creazione di una specie di albo che possa tutelare chi ha scelto di fare l’attore per mestiere. Ma tutto questo è stato possibile, anche grazie al lavoro di due associazioni, di cui faccio parte, Unita e Facciamolaconta, che sono riuscite a far arrivare determinati messaggi al governo che Conti ed ora anche al governo Draghi . Tra l’altro volevo anche dire che la proposta di legge della Lega non riguarda solo il registro attori, ma è molto più articolata perchì prevede anche una revisione delle situazioni pensionistiche, la revisione della distribuzione e l’istituzione di un liceo delle Arti e Mestieri dello Spettacolo. Ecco c’è voluta la pandemia per far venire fuori queste cose. Anche se tempo che al tempo stesso si possa correre qualche rischio”.
Del tipo?
“Il rischio è che il Covid serva da scusa per ripristinare la posizione precedente cioè, il teatro era già in crisi almeno da 8 anni. Le compagne erano già con l’acqua alla gola, Franceschini nel 2017 con il codice dello spettacolo gli ha dato la mazzata finale. Il lavoro che ha fatto è stato quello di distruggere le compagnie private che sono quelle che realmente fanno lavorare gli attori e che hanno prodotto e producono cultura. Questa è una cosa che in Italia non si vuol capire. La produzione di cultura nel corso del tempo è sempre stata ad opera di compagnie private, basti pensare alla Compagnia dei Giovani a quella di Eduardo, o quella di Gassman o Albertazzi, tutte private. Questa storia che solo il pubblico faccia la cultura è una bufala grossa quando una casa. E quindi il pericolo qual è, è quello che si dia la colpa al covid per il crollo del teatro (cosa non vera perchè come detto era in crisi già da anni) e si faccia tornare tutto come prima, ovvero indirizzare la cultura secondo una logica legata al politicamente corretto e quindi togliere libertà alle arti, andando in contrasto anche con l’articolo 33 della Costituzione. Questo è il pericolo che noi corriamo in questo momento, fortunatamente molti attori se ne stanno accorgendo, altri ancora legati ad un’ideologia di sinistra invece no. Senza sapere poi che è proprio la sinistra, da Veltroni fino a Franceschini, che ha rovinato il Teatro Italiano. Ha iniziato Veltroni nel ‘93 con la storia delle residenze teatrali, quando poi il Teatro italiano è per sua natura da sempre un teatro girovago fino ad arrivare a Franceschini e ad una serie di concetti tutti da smontare sul concetto di cultura”
Un concetto lungo da affrontare?
“Si ci vorrebbero giorni. Il punto è che il teatro, come tutte le forme d’arti e di cultura si basano sul saper fare non sul loro contenuto Altrimenti la Medea fatta dalla filodrammatica sotto casa, diventerebbe più importante della farsa fatta da Peppino De Filippo, ma noi sappiamo che non è così, perché la cultura e nel saper fare, è nel mestiere, non è nel contenuto, altrimenti la Medea te la leggi da te. Queste sono tutte le problematiche alle quali andiamo incontro. Il rischio è che il covid faccia ritornare come prima a quella riforma di Franceschini che ha trasformato i teatri stabili in teatri nazionali e che serve solo a mascherare tutto un sistema che abbiamo visto non funziona e che privilegia i soli noti”.
Il teatro si riprenderà?
“Credo che per ritornare ad una relativa normalità dovranno passare minimo quattro anni. Ora, se Dio vuole, io ho 56 anni e quindi avrò ancora tempo per calcare le tavole del palcoscenico, ma penso a tutti quegli attori e attrici che hanno oltrepassato gli ottant’anni e che rischiano di non riuscire a salutare il loro pubblico come si deve. Ecco quando penso a loro mi viene un magone, perchè per chi ha dedicato tutta la sua vita al teatro andare via interrompendo la loro carriera per colpa di questa pandemia non deve essere bello. Ovviamente mi auguro che il Signore dia loro la salute e la forza per poter continuare a lavorare per altri 100 anni”.
Crede che per quest’estate la situazione possa migliorare e si potrà riprendere a fare teatro?
“Non credo proprio. Credo che non si riuscirà a fare nulla. E se proprio si dovesse riaprire qualcosa sarà solo per monologhi o piccole cose con pochi attori, o addirittura vecchie produzioni, sarà difficile riuscire a vedere qualcosa di nuovo”. Qualcosa però si inizia a muovere, ad esempio martedì sarà presentata la 14esima edizione del Napoli Teatro Festival? “Auguri a loro. E’ giusto così, loro devono comunque programmare, la macchina deve continuare a funzionare, non so che tipo di programmazione presenteranno ma non credo grandi produzioni”.
Franceschini ha detto che dal 27 marzo i teatri e i cinema in zona gialla potranno riaprire…
“E cosa si deve riaprire, o meglio come si fa a riaprire. Forse lo potranno fare i cinema, ma i teatri è impossibile, il Ministro si dimentica che uno spettacolo va programmato, bisogna provarlo, promozionarlo e vendere i biglietti, mentre non si fa tutto questo si rischia che poi quella stessa regione che è in zona gialla possa passare in zona arancione e quindi invece di andare in scena si rischierebbe di dover chiudere nuovamente tutto. Una vera assurdità” *vietata la riproduzione intera e/o parziale