di Monica De Santis
“Sono trascorsi 29 anni dalla terribile e inumana strage di Capaci che provocò la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio. La mafia voleva uccidere i valori di legalità e giustizia. Il loro esempio di rettitudine continuerà ad essere un faro per tutti noi”. Scrive così sul suo profilo social il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, per ricordare la figura di Giovanni Falcone e il vile attacco fatto dalla Mafia per piegare il magistrato che stava mettendo in ginocchio la loro rete ed i loro affari. Nella giornata di ieri sono tanti i personaggi del mondo politico e della cultura che hanno voluto ricordare Giovanni Falcone: “29 anni fa la mafia uccise Giovanni Falcone. In memoria sua e di tutte le vittime della strage di Capaci, lo Stato non abbassi la guardia, continui a lavorare per sconfiggere definitivamente la mafia. Seguendo l’esempio, il lavoro, il coraggio di Falcone, insieme, possiamo farlo”, scrive su Twitter il deputato del Pd Piero De Luca. Per il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna: “Nella Giornata della Legalità in ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, delle donne e degli uomini delle loro scorte, il mio impegno da ministro e da cittadina meridionale e’ adoperare ogni risorsa ed energia perchè il principio di legalità sia priorità assoluta di ogni intervento, di ogni procedimento amministrativo. Mai come oggi, deve valere l’impegno a portare al Sud quello che Paolo Borsellino chiamava ‘il fresco profumo della libertà’, contro il ‘puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, e quindi della complicità’”. “A 29 anni dalla strage di Capaci ricordiamo Giovanni Falcone, Francesca Morvillo,Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro uccisi dalla mafia. Ma troppi celebrano questa ricorrenza con fiumi di retorica. Noi vogliamo ricordare la verità. L’eroismo di chi ha combattuto la mafia sempre. E la viltà di chi ha ostacolato in vita il percorso di Giovanni Falcone. Il CSM si schierò contro di lui. Questo organismo fu un problema decenni fa come lo è oggi. Dirlo vuol dire ricordare Falcone in nome della verità e non dell’ipocrisia”. Scrive invece, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che poi prosegue “Leoluca Orlando diceva che Falcone teneva le verità nascoste nei cassetti e oggi guida le celebrazioni. Vogliamo ricordare gli eroi della lotta alla mafia ma anche l’ipocrisia di chi nel CSM o nella politica ostacolò il cammino di un eroe italiano. Con la verità si rende omaggio a Giovanni Falcone. Il CSM ora come allora è stato un problema per il Paese”. La mafia “esiste ancora” ma “non è invincibile”, ed è necessaria una scelta netta: “Nessuna zona grigia, nessuna omertà nè tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi”. Lo ha detto, ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento all’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone, alla cerimonia commemorativa in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. “L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dai gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione – ha sottolineato Mattarela -. Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicita’. La mafia, lo sappiamo, esiste tuttora. Non è stata ancora definitivamente sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo è necessario tenere sempre la guardia alta e l’attenzione vigile da parte di tutte le forze dello Stato. Ma la condanna popolare, ampia e possente, ha respinto con efficacia, in modo chiaro, corale e diffuso, i crimini, gli uomini, i metodi, l’esistenza della mafia. Quindi “nessuna zona grigia, nessuna omerta’ nè tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative – ha spiegato il presidente -. La mafia teme, certamente, le sentenze dei tribunali. Ma vede come un grave pericolo per la sua stessa esistenza la condanna da parte degli uomini liberi e coraggiosi. La mafia ha sicuramente paura di forze dell’ordine efficienti, capaci di contrastare e reprimere le attività illecite. Ma questa paura l’avverte anche di fronte alla ripulsa e al disprezzo da parte dei cittadini e soprattutto dei giovani. La mafia, diceva Antonino Caponnetto, “teme la scuola più della Giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”.