di Arturo Calabrese
“Credo ci sia lo spazio politico per fare un ottimo risultato il 25 settembre. E comunque, indipendentemente dal superamento della soglia, daremo una casa ai tanti moderati che in questo momento si sentono privi di rappresentanza”. Non ha dubbi il senatore Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di “Italia al Centro”, il partito di Giovanni Toti che insieme alle altre formazioni centriste del centrodestra ha dato vita alla lista “Noi Moderati” e che ieri, dal capoluogo di provincia, ha ufficialmente lanciato la campagna elettorale, forte del risultato che si otterrà il prossimo 25 settembre.
In questi giorni uno dei temi più discussi qui in Campania è l’autonomia differenziata nel Paese. Lei da profondo conoscitore della questione meridionale la ritiene davvero un bene per il Paese?
“Bisogna rifuggire un approccio dogmatico, che si ferma alle etichette. Tutto dipende da come queste etichette vengono riempite di contenuti. Dire ‘autonomia differenziata’ di per sé può significare tante cose. Ma se per autonomia si intende quella revisione dei rapporti fra Stato centrale ed enti territoriali improntata al principio di sussidiarietà, in nome del quale l’intervento dello Stato si modula qualitativamente e quantitativamente a seconda delle esigenze dei diversi territori, è evidente che per il Sud può rappresentare davvero una grande occasione. Per troppo tempo si è pensato di poter affrontare la questione meridionale e il gap strutturale del Mezzogiorno attraverso una politica delle erogazioni a pioggia gestite con approccio dirigista e clientelare. Bisogna cambiare radicalmente prospettiva: compito dello Stato è creare le condizioni di contesto affinché il Sud possa camminare sulle proprie gambe, affinché l’intrapresa possa diventare attrattiva e gli investimenti produttivi possano fruttare. Sicurezza, infrastrutture materiali e immateriali, formazione del capitale umano: su questo devono concentrarsi interventi e risorse, piuttosto che su un profluvio di mancette utili al perpetuarsi delle dinastie politiche che le gestiscono e assai meno a creare una prospettiva di sviluppo. Se l’autonomia differenziata significherà tutto questo, ci vedrà convintamente schierati a suo sostegno”.
Crede davvero che i giovani, ancora una volta grandi assenti della competizione elettorale e assolutamente distaccati dalla politica attuale, possano avvicinarsi al mondo della politica grazie all’invasione dei segretari di partito su TikTok?
“Spero di non apparire schizzinoso se confesso la mia ignoranza su questo strumento di comunicazione. Agli stessi social tradizionali ho sempre cercato di approcciarmi con uno stile che mi preservasse dal rischio di essere ridicolo. Con questo non voglio certo accusare di ridicolo chi ha scelto di essere presente su TikTok: nella mia vita precedente ero un professore alla Luiss e tornerò ad esercitare questo bellissimo mestiere nella mia università appena cessato il mandato parlamentare, per cui posso ben rendermi conto dell’importanza di avvicinare i giovani veicolando i contenuti anche attraverso i mezzi e i linguaggi con i quali essi hanno più dimestichezza. Il mio timore, piuttosto, è che si stia prendendo alla lettera la tesi di Marshall Mc Luhan per la quale “il mezzo è il messaggio”: non dunque l’adattamento di un contenuto a uno strumento comunicativo, ma la creazione artificiosa di comunicazione pur di colpire un target. Non credo che sia la strada migliore, perché viene percepita come poco autentica. Con tutto il rispetto per i politici che usano TikTok, credo che i giovani abbiano maggior bisogno di investimenti sulla formazione e sul futuro e soprattutto di maestri e di punti di riferimento. Affasciniamoli con proposte politiche all’altezza delle loro speranze per il futuro, e vedrà che la disaffezione calerà”.
I sondaggi danno la vostra lista “Noi Moderati” poco al di sotto dello sbarramento del 3%. E’ un obiettivo possibile?
“Sì. La comunicazione molto polarizzata non ci aiuta a farci conoscere, ma c’è una rilevante parte di popolazione che chiede pragmatismo e buon senso, che ha apprezzato Mario Draghi e non ha condiviso la sua caduta, che tiene al rigore nei conti, alla realizzabilità delle promesse e all’autorevolezza dell’Italia nel mondo, e che non voterebbe mai a sinistra. Né la sinistra ufficiale, né quella che si presenta sotto mentite spoglie di terzi poli un po’ ondivaghi e autoreferenziali. Per non parlare della decrescita infelice del Movimento 5 Stelle. Credo ci sia lo spazio politico per fare un ottimo risultato il 25 settembre. E comunque, indipendentemente dal superamento della soglia, daremo una casa ai tanti moderati che in questo momento si sentono privi di rappresentanza”.