di Andrea Pellegrino
Passa la linea Carfagna in Campania. Nessun blitz del Cavaliere, nessuna (o quasi) decisione calata da Arcore. Il caso Campania ed il caso Salerno si risolvono con una lista di esclusi eccellenti e con poca società civile nei listini. Accade tutto in una notte, quando aumentano le possibilità di ricandidatura di Gigino Cesaro. E’ lui che fa aumentare il prezzo della trattativa all’ex ministro salernitano. Così lei abbandona Salerno, trasloca nei listini bloccati a Napoli, ma vuole decidere le sorti della sua città. Poco dopo manda l’avviso di sfratto anche alla De Girolamo che, a liste consegnate, si trova al secondo posto, dopo Cosimo Sibilia, nel collegio blindato di Avellino. Poche speranze per lei, salvo colpi di scena che potrebbero uscire dalle urne il 4 marzo. La De Girolamo, però, nel pomeriggio viene salvata in extremis in Emilia Romagna. Cesaro – sbarcato, poi, nel collegio senatoriale di Salerno – sbaraglia tutti i giochi con la Carfagna che fa traslocare il suo ex parente Claudio Lotito (presidente della Salernitana) nella lontana Benevento, dopo lady Mastella piazzata in tre collegi senatoriali, compreso quello di Salerno. Ma la disfatta è per i caldoriani. L’ex governatore paga lo strappo consumatosi negli ultimi mesi con Mara Carfagna, soprattutto in terra salernitana. Così via il fedelissimo Antonio Fasolino, certo di una candidatura sicura fino a ieri mattina. Al suo posto arriva Pasquale Marrazzo, ex consigliere regionale ed ex presidente dell’Arcadis. Caldoro riesce solo in qualche colpo napoletano, poi sul resto è stretto in un angolo. Stessa sorte per Ernesto Sica che, dalla sua, aveva incassato coperture che andavano da Martusciello fino al premier in pectore Antonio Tajani. Anche in questo caso il sindaco di Pontecagnano che sperava nel collegio dei picentini è rimasto a bocca asciutta. Enzo Fasano guiderà il listino per la Camera dei Deputati, seguito da Marzia Ferraioli (che è candidata anche nel collegio uninominale del Cilento), da Gigi Casciello e da Rossella Sessa. Insomma, dal gruppo completo, eccezion fatta per il grande escluso Roberto Celano (capogruppo azzurro al Comune di Salerno), che faceva riferimento in tutto e per tutto all’ex ministro alle pari opportunità. All’alba hanno dovuto cedere tutti, compreso Domenico De Siano che è stato costretto a cedere documenti ed elenchi alla Carfagna dopo l’accordo “salva Cesaro”, sancito direttamente con il Cavaliere. Via il Rettore Tommasetti, via tutti i nomi della società civile presentati (quasi 40) all’attenzione dei vertici del partito provinciale, regionale e nazionale. Nell’impresa riesce solo Lello Ciccone che mantiene e salva il collegio di Battipaglia.