Il racconto. La mia amica Larissa - Le Cronache
Salerno

Il racconto. La mia amica Larissa

Il racconto. La mia amica Larissa

di Giovanni Falci
Da circa 7 giorni ho una amica nuova, Larissa, una bambina rumena che chiede l’elemosina insieme al padre in via De Martino,davanti all’ingresso degli ex distinti dello stadio Vestiti.
Larissa è bellissima,ha forse 3-4 anni o forse più o forse meno,ha quell’età indefinibile dei bambini poveri; di quegli zingarelli che da adulti portano nello sguardo quella infanzia mai vissuta e da bambini portano nello sguardo quella maturità già raggiunta.
Io ho fatto amicizia con Larissa perché mi ha conquistato guardandomi negli occhi; ero passato indifferente ed assorto nei miei pensieri quando lei mi è balzata davanti saltellando allegra.
Ho continuato a camminare ma, dopo pochi metri sono ritornato indietro e le ho dato 50 centesimi: lei non mi aveva perso di vista quasi che avesse saputo che sarei tornato sui miei passi.
Appena girato infatti era sul marciapiedi che continuava a fissarmi incurante di un’altra signora che le passava accanto in quel momento e a cui non aveva teso la mano per l’elemosina.
Il giorno dopo, nonostante il percorso per andare al mio studio non fosse quello, ma uno più brave dal lato opposto dello stadio, sono ritornato a via De Martino ed ho rivisto Larissa ed il padre al solito posto.
Questa volta ho dato il mio obolo direttamente.
Il terzo giorno Larissa dopo i 50 centesimi mi ha detto “ti voglio dare un bacio” e me lo ha dato, mi ha detto come si chiama e mi ha accompagnato per due-tre metri.
Da allora mi corre incontro e mi abbraccia, arriva quasi fino all’angolo con via Nizza ed io so che mi aspetta.
Ho anche aggiunto ai 50 centesimi, 1 sigaretta al padre.
Larissa è diventata per me un’icona, rappresenta tutta l’infanzia difficile dei poveri e degli emarginati costretti a vivere di elemosine in un mondo di lusso e di sprechi.
Larissa non ha colpe se è nata in quella situazione, se il padre la porta a chiedere l’elemosina, non si è certo scelto lei la culla in cui nascere.
Questa bambina conosce i sentimenti, non è indifferente come quelli che non si curano di lei e sono sgarbati, la allontanano con distacco e fastidio.
Larissa mi aspetta ed è felice di vedermi non per i 50 centesimi ma perché sente che io le voglio bene e lei ne vuole a me; proprio per questo sente anche chi la disprezza e forse domani li disprezzerà a sua volta.
Noi condanniamo queste persone con il facile commento che “non vogliono lavorare” che “è comodo vivere senza far niente” ed altri giudizi analoghi, ma non ci rendiamo conto che la pena delle nostre condanne la scontano bambini innocenti.Larissa non ha deciso niente ma sconta comunque la pena.Si fa un gran parlare di politiche sociali, di aiuti ai bisognosi, di solidarietà sociale etc., ma in concreto, sul piano cittadino che cosa si attua?Ci s’interessa con grande sforzo della circolazione stradale, si istituiscono posti di blocco, ma dei bambini costretti a chiedere l’elemosina nessuno se ne cura.
Sono fantasmi invisibili agli occhi e alle coscienze.
Quello stesso vigile che deve scovare il trasgressore per elevare la contravvenzione passa davanti a questo esercito di bambini senza pensare che anche quello di chiedere l’elemosina è una contravvenzione più grave del divieto di sosta.
Certo, a me non interessa la repressione di questo fenomeno con operazioni di polizia, a me interessa che ci si accorga di Larissa e che le si consenta di fare una vita da bambina normale. L’operazione di polizia andrebbe nella direzione di eliminare un fastidio con la forza, proprio come fa quel “signore” che allontana Larissa che gli tende la mano.
Io non auspico la chiusura in collegi di questi bambini o peggio il sottrarre gli stessi alle proprie famiglie.
Io sono convinto che Larissa e il padre si vogliono bene forse più di quanto avvenga in famiglie “normali” e “benestanti”, ma la creazione di un asilo in cui portare questi bambini sottraendoli a queste fatiche dell’anima che lasciano cicatrici per tutta la vita sarebbe una soluzione praticabile in una città moderna e civile.
Un’operazione che non produce profitti economici, anzi prevede spese senza rientri, ma che produrrebbe una ricchezza dello spirito difficilmente racchiudibile in una cifra.Io sono sicuramente più ricco da quando pago 50 centesimi ed 1 sigaretta al giorno ma ottengo il sorriso di Larissa che mi aspetta ogni giorno.