Questa sera, alle ore 19, la prestigiosa formazione eseguirà due opere di Beethoven e Schubert nell’incantevole cornice della chiesa di San Giorgio in Salerno
Di Olga Chieffi
Terzultimo appuntamento quello di stasera, ospite degli stucchi dorati della chiesa di San Giorgio, della stagione cameristica “Concerti d’Autunno” organizzata dall’Accademia musicale Jacopo Napoli e allestita dal violinista Giuliano Cavaliere tra le sale salernitane e metelliane. Stasera alle ore 19, riflettori puntati sul classicismo di Beethoven e Schubert, proposto dal prestigioso quartetto Guadagnini, che schiera Fabrizio Zoffoli e Cristina Papini al violino, Matteo Rocchi al violino e Alessandra Cefaliello al cello. La serata verrà inaugurata da uno dei primi Quartetti di Ludwig van Beethoven: il quarto della raccolta di Sei Quartetti op.18 scritti per il principe Franz Joseph Lobkowitz che apprezzò talmente la raccolta da garantire al compositore 600 fiorini annui oltre a svariati strumenti musicali preziosi. La tonalità di do minore è quella preferita dal compositore per i brani con un forte accento drammatico. Probabilmente proprio la patina patetica ha guadagnato al Quartetto una netta celebrità all’interno del gruppo dell’op. 18; nonostante questo, la tecnica di scrittura, che mette in netto risalto il primo violino, è fra le meno “progressive” di tutta la silloge. L’Allegro non tanto iniziale si svolge secondo quella dialettica di contrasti in cui si può riflettere quel conflitto di princìpi («implorante» e «di opposizione») teorizzato dall’autore. Così il primo tema si delinea affannoso, mentre il secondo, in maggiore, si contrappone a quello; e forti contrasti sono anche nello sviluppo, mentre la ripresa mantiene il secondo tema nel modo maggiore. Il Quartetto è poi privo di un movimento lento, e fa succedere, in seconda e terza posizione, uno Scherzo e un Minuetto. Lo Scherzo è brillantissimo, e si avvale di intrecci polifonici aerei e finissimi, con un fraseggio quasi costantemente in pianissimo e staccato. Il Menuetto, al contrario, si impegna in una densità patetica, accentuata dai cromatismi e non contraddetta nemmeno dal Trio, nonostante la sua lievità. Con il finale torniamo al gioco delle antitesi; si tratta di un rondò guidato da un refrain di sapore vagamente zigano che si alterna con episodi nettamente contrastanti; ma tali contrasti non mirano qui al patetismo bensì ad acuire l’ironia del tema “esotico”, secondo una prassi haydniana poi poco frequente nell’opera quartettistica beethoveniana. La presenza di variazioni all’interno di una forma classica, un modello molto diffuso nella musica del primo Ottocento, assume un significato particolare nella produzione di Franz Schubert, autore che chiuderà il programma ufficiale. Nel Quartetto in re minore D. 810 “Der Tod und das Mädchen, che verrà eseguito questa sera, come in altri lavori della maturità, il tema proviene infatti dalla sua stessa musica. Schubert tratta per primo la musica in una dimensione così autoreferenziale. Il mondo dei suoi Lieder era in pieno sviluppo e le numerose, eloquenti citazioni di questo patrimonio sparse nella sua opera rivelano come nella musica di Schubert una trama di sottili relazioni leghi le suggestioni dei testi poetici e le forme della musica strumentale, a partire dalle grandi composizioni dell’ultima fase della sua vita. Le caratteristiche non convenzionali del Quartetto sono senza dubbio molte, a cominciare dalla vastità dell’ “Allegro” iniziale, un movimento di proporzioni inaudite. Anche la fisionomia del tema principale risultava insolita, con terzine crepitanti più adatte a una fanfara che a un quartetto d’archi. Schubert conferisce all’intero lavoro un carattere organico non solo dal punto di vista musicale, grazie alla sostanziale unità tematica dei vari movimenti, ma anche sotto l’aspetto poetico. Lo “Scherzo”, per esempio, deriva da un Ländler in sol diesis minore composto nel maggio dell’anno precedente. Questa ulteriore citazione mette in luce il carattere galante e anche erotico del dialogo tra i due personaggi, che in tedesco sono un uomo (der Tod) e una fanciulla ancora vergine (das Mädchen). Nel complesso, dunque, il quartetto sembra sviluppare i diversi episodi della poesia: la paura della fanciulla di morire giovane (Allegro), la figura della Morte (Andante con moto), il corteggiamento della fanciulla (Scherzo) e infine il grottesco epilogo della vicenda (Presto), che lascia intuire come la Morte abbia raggiunto in definitiva il suo osceno scopo.