Pagani. Accordo tra clan smantellato da un blitz interforze tra Pagani e Poggiomarino messo a segno ieri mattina quando sono finite in manette 25 persone di cui 24 in carcere e uno ai domiciliari (il pentito Giovanni Orefice). Sono 21 gli indagati a piede libero. Ordinanza a firma del gip del Tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo su richiesta della Dda ed eseguita da polizia e carabinieri (e Guardia di Finanza). Sequestro beni per un milione di euro. Le accuse aggravate dal metodo mafioso sono di estorsione, tentato omicidio, autoriciclaggio, botte e droga: colpite le cosche “Fezza-De Vivo” di Pagani e “Giuliano” di Poggiomarino, organizzazioni capeggiate da personaggi, la cui federazione si ritiene costruita attorno alla figura di Rosario Giuliano detto “o minorenne” grazie agli storici rapporti di alleanza che da sempre lo legano ai vertici delle famiglie di maggior spicco della criminalità paganese, e i Fezza De Vivo. Quest’ultima consorteria (guidata da Francesco Fezza e Andrea De Vivo), dopo aver estromesso Antonio Petrosino D’Auria ha mantenuto il predominio assoluto sul territorio di Pagani e in buona parte dell’Agro Nocerino Sarnese, controllando il mercato degli stupefacenti, imponendosi con richieste estorsive e riuscendo ad infiltrarsi nell’economia legale in settori particolarmente delicati. Pervasiva la capacità di inserirsi nel sistema economico. Come nel 2020 in corrispondenza del periodo successivo al primo “lockdown”, il clan secondo la Dda avrebbe imposto nel settore delle sanificazioni, con metodi intimidatori e violenti quale il pestaggio di Vincenzo Calce imprenditore concorrente, la cooperativa Pedema, una società gestita dal consociato Alfonso Marrazzo e di fatto controllata, secondo il quadro accusatorio, dai vertici del sodalizio paganese. Le operazioni condotte nel mercato dell’economia legale sarebbero state favorite anche dall’apporto fornito da Brunone Tagliamonte di Nocera Inferiore, commercialista a cui è stata contestata l’ipotesi di concorso esterno, il quale avrebbe costantemente prestato la propria opera professionale favorendo consapevolmente gli interessi economici dell’organizzazione camorristica e dei suoi vertici. Altre importanti operazioni commerciali operate del clan avrebbero riguardato l’effettiva acquisizione di attività commerciali e, ancora, il progetto – poi non portato a termine, ideato e condotto unitamente a Rosario Giuliano (condannato di recente per il tentato omicidio dell’ex pentito poggiomarinese Carmine Amoruso) – di infiltrazione nel consorzio di gestione dei servizi all’interno della zona industriale del Comune di Nocera Inferiore. Il clan Fezza-De Vivo avrebbe favorito il reimpiego dei proventi illecitamente accumulati ideando un sistema di trasferimento del denaro all’estero, precisamente in Spagna, dove ha avviato un’attività del tipo bar-pasticceria. Per gli inquirenti . l’unione con Rosario Giuliano avrebbe permesso ai Fezza-De Vivo di aumentare la propria forza criminale. Sulla droga invece dalla fine del 2020, ritenendo eccessivamente pericoloso occuparsi direttamente della fornitura di tutte le piazze di spaccio, il “sistema”, sotto l’autorevole consiglio impartito dal Giuliano avrebbe preferito invece consentire loro di acquistare liberamente le partite di stupefacente, a condizione, però, che mensilmente venisse versato il rateo estorsivo a favore dei clan.
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Unitalsi Salerno, si riparte nel segno dell’impegno condiviso
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