Il notaio Orlando in campo per vincere a Salerno - Le Cronache Ultimora
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Il notaio Orlando in campo per vincere a Salerno

Il notaio Orlando in campo per vincere a Salerno

di Erika Noschese

 

 

«Credo sia fondamentale individuare un soggetto che possa rappresentare una sintesi tra queste forze politiche e che abbia una forza personale da mettere al servizio della collettività, per avere una reale possibilità di superare il centro-sinistra». Parla così Roberto Orlando, sostenitore della destra sociale e notaio di professione che pensa già alle prossime elezioni comunali a Salerno. Orlando, tifoso della Salernitana, nel 2021 si offrì, con l’avvocato Michele Tedesco, di presentare un’offerta ai trustee per consentire alla Salernitana di continuare il campionato ed evitare il rischio di una revoca dell’affiliazione e pensare poi di dar vita all’azionariato popolare

Dopo il no della Consulta al terzo mandato per il presidente uscente Vincenzo De Luca. Qual è lo scenario che si delinea?

«Sebbene De Luca non possa partecipare alle elezioni, nell’alveo della sinistra si dovrà comunque fare i conti con la sua presenza, perché ha dimostrato di essere una macchina da guerra nelle competizioni elettorali e ha un bacino di voti significativo. Credo che, se la sinistra vuole avere una possibilità di successo, non possa prescindere da lui. Per quanto riguarda l’area politica di centrodestra, penso che il nome più accreditato sia quello di Edmondo Cirielli. Ritengo che per lui sia un’occasione meritata, considerando l’esperienza accumulata: è parlamentare da circa 25 anni ininterrottamente e conosce bene le problematiche regionali. Credo che sia il candidato su cui il centrodestra convergerà per affrontare le competizioni elettorali».

A proposito di centrodestra, soprattutto nelle elezioni comunali, la coalizione fatica a trovare una sintesi, come sta accadendo a Capaccio Paestum, dove Fratelli d’Italia sostiene un candidato sindaco, mentre Forza Italia, Lega e Noi Moderati ne sostengono un altro. Qual è la difficoltà che la coalizione incontra nel fare sintesi?

«Nelle competizioni locali, secondo me, la divergenza è più legata agli uomini che ai partiti. Vengono individuati soggetti che possono rappresentare interessi sociali o consociativi, ma più che le aree politiche sottostanti, soprattutto in comuni piccoli come Capaccio. Salerno, invece, rappresenta una dimensione differente: essendo un capoluogo, è una città rappresentativa, la seconda in Campania e tra le più importanti del sud. Sicuramente le forze politiche cercano di individuare un candidato comune per partecipare alle elezioni, anche se negli anni scorsi si è assistito a candidati che venivano presentati e poi bruciati per mancanza di convergenza unitaria sul nome. Ricordo che questa esperienza si è verificata anche nelle ultime elezioni al Comune di Salerno.  Il centrosinistra è molto organizzato: da circa 30 anni è appannaggio di De Luca e di coloro che rappresentano la sua area politica. Credo che la formazione di un’alternativa debba venire dal centrodestra».

Oggi si parla molto di “sistema Salerno” e “sistema Cilento”, soprattutto dopo i fatti che hanno coinvolto Capaccio, città sotto l’attenzione della magistratura. Si può davvero parlare di un sistema di potere che monopolizza centri come Salerno e non solo?

«Se attribuiamo al termine un’accezione negativa, intesa come ombra criminale, non sono d’accordo. Ma se lo consideriamo in un senso più algido e sostanzialmente asettico, allora sì: esiste un sistema Salerno formato da un consolato di potere. Sono trent’anni che non c’è un ricambio amministrativo, trent’anni di una linea amministrativa che procede più o meno sempre nella stessa direzione. Questo, inevitabilmente, genera un sistema di relazioni e di potere. Credo sia corretto, dopo tanti anni, alternare, indipendentemente dalla qualità delle persone coinvolte. Pur essendo dichiaratamente di destra, ho stimato l’operato di Vincenzo De Luca in molti ambiti. A lui auguro una ribalta nazionale, piuttosto che tornare a livello locale a fare il sindaco, un ruolo che ha già ricoperto. Ritornare a fare il sindaco in una realtà che ha già guidato sarebbe un passo indietro. Credo che De Luca sia pronto per il livello nazionale, addirittura per competere alla segreteria del Partito Democratico. Penso che, in questo momento, De Luca potrebbe rappresentare al meglio le istanze dei cittadini comuni, meno interessati alle dinamiche politiche portate avanti da Elly Schlein. Queste dinamiche toccano pochi cuori nel quotidiano, mentre De Luca, uomo di sostanza e pratico, ha gestito per anni Comune e Regione, dimostrando di conoscere i veri problemi dei cittadini. Secondo me, potrebbe dare un contributo importante a livello nazionale. Mi auguro che lo faccia, anche per favorire un ricambio in città.  A questo punto, però, il centrodestra dovrebbe essere in grado di convergere su un candidato forte, capace di proporre un’alternativa valida a questo sistema».

Lei è oggi il rappresentante più incisivo della destra sociale. A Salerno, però, si fa fatica a parlare di centrodestra e ancor più a ricordare la destra sociale. Perché?

«Io penso che il problema non riguardi solo Salerno, ma sia di portata nazionale. Purtroppo, la destra sociale è tramontata. Alcuni valori sono stati messi da parte con la svolta di Fiuggi, avvenuta ben 26 anni fa, e con i successivi appiattimenti sul centrodestra berlusconiano. La destra sociale, però, ha valori che non tramonteranno mai: la famiglia, la tutela del mondo del lavoro, l’ordine pubblico, la sicurezza e l’idea di un’azione che si fonda su cittadini consapevoli, che non sono sudditi delle grandi multinazionali, ma cittadini e non semplici consumatori. Credo che questi principi, pur non trovando radici dirette in un comune, si riflettano su scelte che iniziano a pesare. Mi riferisco, ad esempio, alle violenze subite dai lavoratori dipendenti dei centri commerciali e delle grandi catene multinazionali, che perseguono solo il profitto, trascurando il bene comune, come la famiglia. I rapporti tra genitori e figli, ad esempio, sono messi a dura prova in momenti di separazione. Da questo punto di vista, penso che sia necessario rivedere l’organizzazione sociale. Per quanto riguarda Salerno, invece, credo che debba rilanciarsi non tanto come polo turistico, ma come polo di servizi turistici. Vedo Salerno come una piccola capitale di servizi turistici, perché è inevitabile che possa diventare tale, essendo circondata da bellezze e luoghi interessanti. Quello che ho contestato nella politica deluchiana è la mancata programmazione per trasformare Salerno in una città di servizi turistici. Si è puntato su un turismo fine a se stesso, ma manca una città organizzata per offrire servizi turistici. Faccio un esempio: a Salerno ci sono circa 3mila barche, ma non ci sono maestranze capaci di fornire servizi turistici a queste imbarcazioni. Abbiamo luoghi meravigliosi da visitare a un chilometro dalla città, ma non mi risulta che i servizi turistici siano organizzati da ditte salernitane. Il Capitolo San Matteo, che era un’eccellenza nella creazione di un polo nautico per offrire servizi alle imbarcazioni, si è arenato e non si capisce di chi sia la responsabilità, probabilmente del Comune che non ha portato avanti gli espropri. Questa, secondo me, è la battaglia che si può fare per Salerno, perché fondamentalmente è una questione di visione: dove vogliamo andare? Come immaginiamo il futuro della nostra città nei prossimi 30 anni? Non credo che Salerno sia una città turistica, ma penso che possa vivere di turismo grazie ai servizi».

Lei sarebbe pronto ad impegnarsi in prima persona con una candidatura?

«Io sono salernitano, amo la mia città e, ovviamente, sarei disposto a impegnarmi per Salerno, cercando di restituire alla collettività ciò che mi ha dato in questi anni. Certamente lo farei, ma dovrebbero esserci le condizioni ideali, perché si tratta di un impegno molto gravoso. È un impegno che non vorrei mai affrontare da solo, ma con una squadra che condivida un percorso comune. Come ho detto a Telecolore se scende in campo l’avvocato Michele Tedesco faccio un passo indietro».

Secondo lei, qual è la condizione ideale?

«Innanzitutto, bisogna comprendere cosa vuole e cosa si aspetta la società civile da queste elezioni. Se ha interesse a continuare con il centro-sinistra, quindi con il sistema deluchiano, che abbiamo definito un sistema di potere fondato su rapporti ormai molto consolidati, oppure se ritiene che sia giunto il momento di cambiare, puntando su un sistema alternativo, basato su principi diversi. La società civile dovrebbe favorire una convergenza tra i partiti a livello locale, per individuare un nome condiviso che possa essere competitivo nella corsa elettorale e rappresentare un’alternativa forte al centro-sinistra. Nelle ultime tornate elettorali, infatti, non è mai stato presentato un candidato politico all’altezza di un compito così gravoso. Mi riferisco anche a candidati che, come accaduto nell’ultima tornata elettorale, hanno ottenuto meno voti personali rispetto alla somma dei partiti che li sostenevano. Probabilmente, la scelta non è stata fatta con la necessaria consapevolezza, oppure i candidati non avevano una forza personale sufficiente per incidere in una competizione così delicata. Credo sia fondamentale individuare un soggetto che possa rappresentare una sintesi tra queste forze politiche e che abbia una forza personale da mettere al servizio della collettività, per avere una reale possibilità di superare il centro-sinistra».

Che cosa si sente di dire alla Salernitana, alla società e ai tifosi?

«Io, come tifoso, non posso fare altro che sperare che queste ultime partite possano ribaltare un’annata terribile che stiamo vivendo. La possibilità di recuperare c’è, ma dipende dal riuscire a trovare la giusta armonia nello spogliatoio e superare le difficoltà che quest’anno ci sono state, anche a causa di una gestione inizialmente pessima da parte della società. Secondo me, il peccato originale è stato avere una squadra retrocessa dalla Serie A, con elementi che avrebbero potuto fare molto bene in Serie B, senza però avere valide alternative da acquistare sul mercato di Serie B. Si è intrapresa una campagna di demolizione dei vecchi calciatori, svendendoli, e ci si è ritrovati a dover rifare una squadra senza una strategia chiara per la sua organizzazione. Alla società non posso che augurare ogni bene, perché il bene della società rappresenta il bene per noi tifosi. Mi auguro che ci sia ancora passione da parte del presidente. Altrimenti, se non dovesse averne più, sarebbe meglio che passi il testimone».