di Monica De Santis
Nella giornata della Santa Pasqua arriva a tutti i fedeli della diocesi di Salerno, Campagna e Acerno, il messaggio di auguri dell’Arcivescovo Metropolita, Monsignor Andrea Bellandi. Nel suo messaggio Bellandi si rivolge ai fedeli per “condividere qualche breve pensiero nella domenica di Pasqua, che viviamo ancora nel contesto drammatico della pandemia. Papa Francesco nella Domenica delle Palme, riferendosi all’emergenza e facendosi voce del pensiero di ciascuno ha detto che “l’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante”. Bellandi parla anche della sofferenza dei giovani e dei bambini e di coloro che hanno perso, a causa della malattia, familiari, amici e colleghi di lavoro. “In questa situazione storica e sociale, dove il mistero del male miete inesorabilmente le proprie vittime, Dio cosa fa? Non usa la bacchetta magica annullando il male e realizzando un mondo perfetto ma a discapito della libertà; non interviene colpendo a morte i cattivi con il rischio – si legge nel Vangelo – di eliminare anche il buon grano insieme alla zizzania; non si ritrae sdegnato dal mondo contemporaneo quasi pentendosi di averlo creato e consegnato a delle creature così ribelli e malvagie. No, egli, nel suo Figlio Gesù prende la croce, cioè si fa carico del male – fisico, psicologico e soprattutto spirituale – che tale realtà comporta e lo “con-patisce”, ovvero lo assume in sé stesso per redimerlo e trasformarlo. Lo fa anche per liberare ognuno di noi dal potere delle tenebre, dalla superbia, dalla resistenza ad amare e a lasciarsi amare. Tutto ciò solo l’amore di Dio può realizzarlo pienamente, solo il Suo Amore con la “A” maiuscola”. E prosegue ancora il vescovo della diocesi salernitana “Dalle sue piaghe siamo stati guariti”, dice l’apostolo Pietro, cioè dalla sua morte siamo stati rigenerati, tutti noi(…) La croce di Cristo ha rivelato, da una parte, il dominio che il sacrificio ha sulla vita di tutti gli uomini; dall’altra, che il suo significato non è necessariamente negativo, anzi misteriosamente positivo: è la condizione perché gli uomini raggiungano il loro destino (…). Ma Dio non ha abbandonato il Suo Figlio Gesù nell’oscurità della morte, al potere del nulla: lo ha risuscitato il mattino di Pasqua, così che la vita si affermasse come orizzonte di positività certa per il destino di ogni uomo: «Tutte le domande e le incertezze, le esitazioni e le paure sono fugate da questa rivelazione. Il Risorto ci dà la certezza che il bene trionfa sempre sul male, che la vita vince sempre la morte e la nostra fine non è scendere sempre più in basso, di tristezza in tristezza, ma salire in alto. Il Risorto è la conferma che Gesù ha ragione in tutto: nel prometterci la vita oltre la morte e il perdono oltre i peccati» (papa Francesco). Sia, perciò, a partire da quel mattino di più di duemila anni fa, anche la nostra partecipazione alla croce attraversata da una gioia sicura: la Risurrezione! È questo annuncio, che diventa esperienza di cambiamento reale nella vita di chi lo accoglie; è questo ciò che i cristiani hanno la responsabilità di far risuonare in un mondo altrimenti avvinto dalla disperazione e dal subdolo virus del nichilismo; è questo stesso annuncio, ciò che gli apostoli hanno fatto risuonare duemila anni fa e che rimane l’unica, concreta e vera “buona notizia”: «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni» (Atti 2,32)”.