di Alfonso Malangone*
Il giorno 14, la fetta di mare compresa tra la Piscina Vitale e il semaforo all’incrocio con via Perito, era inquinata. L’Arpac aveva eseguito i prelievi e aveva rilevato la presenza di Enterococchi-intestinali per 344 unità in 100ml, cioè in mezzo bicchiere di acqua, sul limite di Legge di 200, e di Escherichia-coli per 137 unità, sul limite di 500 (fonte: Arpac). E’ opportuno chiarire, a beneficio di chi non fosse informato, che gli Enterococchi sono batteri fecali umani che danno origine a febbre, nausea, vomito, diarrea e possono provocare endocarditi, infezioni della pelle, del tratto urinario e finanche meningiti (fonte: Humanitas). Anche i batteri dell’Escherichia sono di origine fecale e possono egualmente causare malattie intestinali nonché peritoniti, setticemie, polmoniti, infezioni del tratto urinario e anche meningiti (fonte: Humanitas). Per aver raggiunto quei livelli, deve essersi verificato uno sversamento anomalo dalle fogne e/o dalla foce del fiume Irno che, nonostante bonifiche più volte annunciate, è tuttora una terribile fonte di inquinamento. Per fortuna, un prelievo straordinario di verifica, il successivo giorno 20, ha segnalato un miglioramento egualmente straordinario: 10 e 10. In pratica, acqua da bere. Così, in pochi giorni, il mare avrebbe ‘assorbito’ e annientato’ i batteri invasori, forse aiutandosi con le correnti per spostarli più in là. Comunque, va bene così. Il problema, però, è che la notizia è apparsa sulla stampa Mercoledì 21, il giorno dopo il divieto di balneazione emanato dal Comune. In sostanza, dal 14 al 21, batteri e bagnanti avrebbero nuotato in compagnia. Se questo fosse avvenuto, sarebbe grave davvero. Per una Città di mare, l’attenzione alla qualità dell’acqua dovrebbe essere massima, a tutela della salute dei cittadini, con verifiche addirittura settimanali, non ogni 30 giorni a carattere ordinario (fonte: Arpac). Tra l’altro, in quel periodo, non sono mancati post sui social con foto di specchi d’acqua alquanto disgustosi e, comunque, a disdoro della Città. Chissà, per vietare i tuffi, potevano pure essere sufficienti. Nelle condizioni attuali, alla fascia costiera sembrano destinate attenzioni solo con riferimento ai progetti multi-milionari di ripascimento, in parte già realizzati anche con i ciottoli di cava (fonti diverse). Infatti, dopo il silenzio sulle previsioni del PUC, di cui si sono perse le tracce, e dopo le esperienze poco favorevoli di gestione delle spiagge libere negli ultimi anni, per la stagione corrente il Comune ha solo formulato un ‘indirizzo’ agli Uffici competenti perché, fino al 24 Settembre, siano garantite la fruibilità di 5 arenili urbani e idonee condizioni igienico-sanitarie (fonte: delibera n. 217 del 21/06/2023). Nello specifico, si tratta di installare docce, bagni chimici e distributori automatici di acqua e bevande. Con lo stesso provvedimento, un altro ‘indirizzo’ è stato formulato per il triennio 2024-2026 per l’affidamento dei servizi ad una Società partecipata. Quindi, per quest’anno, ci si arrangia, poi si vedrà. Resta un dubbio: “cosa significa formulare un ‘indirizzo” ai fini della responsabilità di quello che si andrà a fare”? Chissà. In attesa di qualcosa, chi frequenta le spiagge può solo sperare che la qualità del mare non degeneri verificando direttamene, magari, le dimensioni dei rivoli che fuoriescono dai vasconi delle fogne e serpeggiano sull’arenile per arrivare al mare. In verità, nei mesi estivi, la mancanza delle piogge riduce fortemente il pericolo indotto dall’acqua piovana che, ingrossando i reflui, causa la loro tracimazione dai fori del troppo pieno. Guardando i dati storici dell’Arpac, si rileva effettivamente la caduta dei batteri, in ‘picchiata’, da fine Maggio-inizio Giugno per risalire, successivamente, ai primi di Settembre. E’ quasi un miracolo che si ripete ogni anno, come altrove accade per eventi ben più noti. Per mettere le cose a posto, si dovrebbero separare le condotte, tra acque meteoriche e acque nere, seguendo l’esempio delle aree urbane nelle quali è stato già fatto. Di recente, si è letto che il Comune ha ‘intuito’ la possibilità di effettuare il raddoppio anche da noi, sebbene nella sola zona orientale, visto che in quella occidentale c’è un permanente divieto di balneazione, o perché area portuale, fino al Masuccio, o perché fortemente inquinata, almeno fino ai campi della piscina (al 14/06 Enterococchi a 1.091, ex 945, e Escherichia a 738, ex 2.005 (fonte: Arpac)). Una enormità. Per le nuove condotte si sta verificando la fattibilità (fonte: Comune). L’intervento, finanziato con un mutuo di € 11.285.280, dovrebbe essere eseguito dalla partecipata Salerno Sistemi-Servizi Idrici Spa che gestisce acqua, fogne e depuratore (fonte: Comune). Con i tempi usuali, se tutto va bene, ne potranno beneficiare i nipoti. Così, più che essere una Città di mare, Salerno si può definire una Città sul mare, con qualche eccezione. Questo, perché dell’intera costa, lunga più o meno 11,5Km, sono praticamente non balneabili: il porto commerciale; il lungomare da Santa Teresa fino al fiume Irno; le ex Colonie, con Torre Angellara, fino al Marina Arechi; la foce del Fuorni e Capitolo San Matteo, fino al Picentino. Al netto di altre piccole zone, resta una lunghezza di circa 3,2Km, di cui non più di 800 metri di spiaggia libera, divisa tra i 500 metri a Torrione e altri mozziconi sparpagliati qua e là. C’è chi dice che in tutte le Città portuali sia così. Ma, non sembra proprio dappertutto, se si consultano i dati Arpa di altre Regioni, salvo errore. Forse, altrove il territorio è diverso o, forse, sono diverse le correnti. Tuttavia, se così fosse, per favore: “ci dite a cosa serve il ripascimento del lungomare, da Santa Teresa al Masuccio, se come area portuale è permanentemente vietata”? (fonte: Regione). Invece di destinare un’altra decina di milioni di euro, a debito, al pediluvio di chi fosse contento di farlo in centro, forse sarebbe più utile rendere balneabile il mare a Capitolo San Matteo, ultimo tratto di costa ancora libero per i cittadini. E, invece, si vogliono spendere diverse altre decine di milioni, sempre a debito, per farci la colmata per il diporto nautico. Magari, può essere che qualche Consigliere sia interessato ad avere, proprio lì, il posto barca. Perché, prendere pure una scialuppa per non nuotare tra i batteri, è cosa buona e giusta. Per chi ce l’ha. I cittadini normali debbono rassegnarsi a prendere un antibiotico.
*Ali per la città