di Marta Naddei Il Tar dà ragione alla cooperativa Livingstone e ferma lo sgombero esecutivo dall’Hostel Koinè. La decisione del presidente della prima sezione del Tribunale amministrativo regionale di Salerno, Antonio Onorato, è arrivata nella giornata di ieri, a seguito del ricorso presentato dalla cooperativa Livingstone, presieduta da Antonella Pagnotta, con la quale si chiedeva, appunto, di fermare l’esecutività dell’ordinanza di sgombero numero 106400 dell’11 giugno scorso, con cui il dirigente del settore appalti-contratti-assicurazioni del Comune di Salerno, imponeva il rilascio della struttura di traversa Napoletano, in via Luigi Guercio. La data in cui i sette lavoratori della cooperativa Livingstone e tutti coloro alloggiano lì avrebbero dovuto lasciare l’ostello Koinè sarebbe stata quella del 14 luglio, ma il Tar ha fermato tutto, accogliendo il ricorso e fissando l’udienza di merito per il prossimo 19 settembre. Almeno fino a quella data, l’Hostel Koinè resterà aperto e la coop continuerà a lavorare e dare accoglienza a turisti, extracomunitari e a quanti ne hanno bisogno». Ma il problema c’è e resta dal momento che le notifiche di sgombero già arrivate alla cooperativa da parte del Comune sono già 14 e i ricorsi da parte della Livingstone sono già saliti a cinque: quattro volte al Tar ed una al Consiglio di Stato. In tutti i casi, i magistrati hanno dato ragione ai ricorrenti. «Questa non è una guerra – ha affermato la presidente della cooperativa, Antonella Pagnotta nel corso della conferenza stampa di presentazione della manifestazione pro Koinè che si terrà questo pomeriggio a partire dalle 17 – perché noi stiamo semplicemente subendo gli effetti di un braccio di ferro tra il Comune di Salerno che vuole liberarsi di un fitto passivo di 56mila euro e i proprietari della struttura». Se si pensa che per il solo mese di maggio i consiglieri comunali di Salerno hanno preso 46 mila euro di diaria, si capisce che il risparmio potrebbe essere fatto altrove, dal momento che proprio questa sarebbe la cifra che il Comune dovrebbe corrispondere ai proprietari per il fitto (10mila euro sarebbero a carico della Caritas). «Quando parliamo di Hostel Koinè – dice Pagnotta – non parliamo dell’involucro, parliamo di un contenuto, di un servizio che rendiamo a tante persone. Siamo un punto di riferimento. Io ho ancora dei principi e per questi voglio lottare fino allo stremo. Noi come cooperativa non abbiamo mai percepito un euro da parte pubblica e ora ci ritroviamo, da cinque anni, in una condizione di incertezza e non ne capiamo il motivo. O meglio lo immaginiamo. Il pagamento del fitto è una questione assolutamente strumentale». Anche Mauro Francolini sottolinea come loro non abbiano «mai combattuto per l’involucro, ma per le persone che qui lavorano e che non hanno mai creato un ghetto. Siamo stati i primi a stare aperti h24, siamo un ostello sociale che punta anche ad agevolare un turismo di carattere economico. La nostra politica è quella di prenderci cura di tutti quanti». Significativa la testimonianza di chi, a quell’ostello ci si è appoggiato, come Bledar, venuto in Italia a studiare nel 2001 e che è entrato a far parte della famiglia o come Alioune, il rappresentante della comunità senegalese che fino a poco tempo fa divideva lo spazio con la cooperativa Livingstone: «A Salerno – dice – non si capisce più niente. Sembra che vogliano distruggere il sociale». L’esponente a Cinque Stelle, Francesco Virtuoso, ha sottolineato il fatto che si tratta di veri e propri «atteggiamenti persecutori» nei confronti della cooperativa Livingstone, «il cui impegno ha sempre ripagato. perché l’ostello deve chiudere?». «Qui non si deve nemmeno parlare di cambiare involucro – dicono Lucia Capriglione e Rosa Sabato, rispettivamente del comitato Acqua pubblica e di Asia casa – L’Hostel Koinè deve rimanere dove sta, perché è centrale e può dare ospitalità a tutti in maniera agevole. Spostarlo sarebbe ugualmente un gravissimo disagio».
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