di Olga Chieffi
La rinnovata sinergia tra i Concerti d’estate di Villa Guariglia in tour, Musicando Italy e la città di Salerno propone per giovedì 21 aprile, nella Chiesa di San Benedetto, alle ore 21, un concerto dell’ Orchestre des Jeunes de Fribourg diretta da Théophanis Kapsopoulos, con ospite il pianista Benjamin Engeli. In questa stagione concertistica cade il 50° anniversario dalla costituzione dell’Orchestra formata da giovani che scelgono di mettersi in gioco ed essere attivi all’insegna della festa e della condivisione delle singole capacità musicali. Proprio da Salerno prenderà il via la tournée campana che saluterà questo viaggio di musica, passione e amicizia, fra le note. Il programma verrà inaugurato dal Concerto per archi RV 156 in sol minore di Antonio Vivaldi che fa parte di un folto gruppo di una sessantina di concerti e sinfonie mai dati alle stampe dal compositore; esso si articola nei convenzionali tre movimenti: un Allegro, in cui il concertato è affidato solo alle due parti dei violini, mentre viole e bassi si limitano a sostenere le armonie; un Adagio, in stile quasi “corelliano”, in cui violini e viole armonizzano (con qualche ritardo e dissonanza) il basso che muove per crome; un Allegro conclusivo, in 3/8, alla cui concertazione, in stile “concitato”, con ribattuti e volatine, partecipano questa volta tutte le parti. Seguirà, sempre del prete rosso, il Concerto in sol minore RV 157, un superbo esempio di elevatezza stilistica e unitarietà espressiva, caratterizzato dal tono è scuro, di intensa introspezione. Forse Vivaldi l’ha collocato in apertura di raccolta per gli elementi che, pur molto vivaldiani di per sé, potevano essere intesi come omaggio alla tradizione francese: la serie di variazioni su basso ostinato che costituisce la forma dell’Allegro iniziale e il ruolo pervasivo del ritmo puntato nel tempo centrale. L’Allegro di testa configura un autentico tour de force compositivo, di cui è fondamento un basso cromatico discendente all’epoca di uso corrente spesso utilizzato da Vivaldi. Le singole apparizioni del basso sono accoppiate in modo da allineare dieci unità o variazioni, all’interno di ciascuna delle quali i violini I e II si scambiano le parti. Ma l’intera tessitura orchestrale è concepita in termini contrappuntistici poiché anche la viola vi contribuisce attivamente con una parte indipendente. Per rendere evidente l’articolazione delle unità inanellate l’una all’altra si indicano le prime tre variazioni. Anche il Largo ha impianto contrappuntistico, reso più severo dalle imitazioni di figure in ritmo puntato. Salto nel secolo breve con i 10 pezzi per pianoforte, trascritti per archi di Bela Bartòk, in cui tende all’esplorazione e alla creazione del suono, messa alla stessa stregua dell’invenzione melodica, armonica e ritmica. Melodicamente incantevoli, armonizzate con mano espertissima e leggera, questi pezzi sono dedicati ai più giovani proprio per iniziarli all’arte moderna, con parole semplici dando loro la possibilità d’una nuova grammatica d’una nuova sintassi musicale. Verrà, indi, il momento della Battalìa à 10 di Heinrich Ignaz Franz von Biber, una geniale composizione per dieci strumenti che evoca musicalmente una battaglia nella tradizione delle descrizioni vocali delle battaglie di Janequin, Matthias Werrecore e Orazio Vecchi. Nella Battalia à 10, che potrebbe essere stata composta per una pantomima di carnevale, gran parte dell’immaginario di von Biber è intessuto nella musica stessa. Richiede una serie di tecniche strumentali insolite, come: col legno , in cui i musicisti usano il legno dei loro archi per battere le corde dei loro strumenti; un pizzicato percussivo in Die Schlacht (“La battaglia”) per imitare i colpi di cannone; e persino il basso usa un pezzo di carta per ronzare sulle corde in Der Mars (Marte, il dio della guerra) imitando un rullante, mentre il violino solista imita un piffero militare. Die liederliche gesellschaft von allerley Humor, Biber mescola una serie di diverse canzoni popolari tedesche, slovacche e ceche in un quodlibet (combinando simultaneamente più melodie che non necessariamente armonizzano). Il violone ad esempio “hic dissonat ubique nam ebrii sic diversis Cantilenis clamare solent”. Sebbene questo possa essere stato un pezzo di carnevale, le realtà della guerra del diciassettesimo secolo sono segnate dal pathos dell’Adagio finale: Lamento der verwundten Musquetir, in cui viene fuori la sofferenza degli scontri e della morte. Il finale della serata sarà affidato all’ ospite, il pianista Benjamin Engeli, che eseguirà il Concerto per pianoforte n, 14 in Mi bemolle Maggiore KV 449, composto da Wolfgang Amadeus Mozart. Primo della serie dei “grandi Concerti viennesi”, il K 449 fu commissionato a Mozart dalla allieva Barbara Ployer, figlia di un suo concittadino trasferitosi a Vienna. Come ebbe a scrivere Mozart stesso nella lettera al padre del 20 febbraio 1784, si tratta “di un concerto di genere assai speciale, che meglio si adatta a una piccola piuttosto che a una grande orchestra”. La partecipazione dei fiati è infatti “ad libitum” (forse per non escludere la possibilità di eseguire il Concerto nei salotti, con un piccolo complesso da camera) e ciò concorre a creare quella fisionomia del tutto “speciale”. Per questa caratteristica fu apprezzato dal pianista P. Badura-Skoda “come il più intimo dei Concerti di Mozart, dalla trasparenza e lucidità di un quartetto per archi”. Nei primi due movimenti, la sapiente limitazione della scrittura sinfonica e concertante viene controbilanciata da uno schema ricco di modulazioni armoniche; mentre nel terzo movimento – uno dei finali più originali della produzione viennese – il vivace spirito contrappuntistico che sostiene la pagina assume la disinvoltura del linguaggio naturale.