di Erika Noschese
“Riprendere il 23 novembre sarà assolutamente difficile, rischiamo di chiudere definitivamente e il nuovo Dpcm ci ha dato il colpo di grazia”. A lanciare l’allarme è Walter Dorti, dirigente nazionale di Endas (ente di promozione sportiva nazionale riconosciuto dal Coni) e titolare dell’Asd DevaYoga, con sede presso la zona orientale della città capoluogo. Alla luce del nuovo decreto firmato dal presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, le palestre sono nuovamente chiuse e la situazione è ormai degenerata perché, in tutta Italia, sono centinaia le piccole associazioni sportive ad un passo dalla chiusura. Alla luce del nuovo Dpcm, il governo nazionale ha chiuso nuovamente le palestre. Da dirigente dell’Endas cosa ne pensa, com’è la situazione? “Questa è la sentenza definitiva perché chiudere le palestre in questo periodo, dopo tantissimi sacrifici soprattutto economici – dopo un breve periodo di riapertura – in un periodo in cui è il periodo migliore dell’anno, a cavallo delle festività, significa che non ci sono margini di ripresa, o almeno sono lontani e non accessibili a tutti”. Dopo la riapertura, il governo nazionale ha imposto dei protocolli da seguire ma a quanto pare a nulla è servito… “L’argomento dei protocolli e del governo è spinoso, è assolutamente chiaro che il governo smentisce sé stesso. Abbiamo due parametri assurdi: venerdì il governo ha stilato le nuove linee guida per la ripartenza in sicurezza dello sport, sabato notte il governo smentisce queste linee guida e decide per la chiusura dello sport in Italia. Lo sport riguarda 20 milioni di persone, riguarda le organizzazioni sportive, sotto legge del Coni e quindi parliamo di federazioni, di enti e riguarda 10 milioni di praticanti in Italia e un numero elevato di lavoratori dello sport e il governo conosce benissimo i numeri. Non è chiaro come sia possibile che venerdì il governo emani linee guida alle quale attenerci e il sabato, invece, decide di chiudere: o la mano destra non sa cosa fa la sinistra o il governo smentisce sé stesso. Le linee guida emanate venerdì sono state fatte sulla base di consigli del comitato tecnico scientifico il quale, al termine della settimana di controlli su tutto il territorio nazionale, caso più unico che raro, al 99% sono risultati assolutamente in regola, con tanto di complimenti da parte delle forze dell’ordine perché i protocolli sono stati rispettati in tutto. In molti casi, le linee guida di venerdì erano, per molte associazioni, inutili in quanto già adottate, indipendentemente dal governo perché stiamo parlando di un comparto relativo alla salute; lo sport è salute, ragion per cui era stato già fatto tutto per adeguarci. Se il comitato tecnico scientifico ha messo per iscritto, come dichiarato pubblicamente dal ministro Spadafora, che non esiste alcun focolaio nelle palestre così come, stando ai numeri ufficiali, non esiste alcun rischio di contagio, non si capisce il motivo della chiusura”. Quali sono gli aiuti che il governo nazionale dovrebbe mettere in campo? “Ho sentito le parole del presidente Conte durante la conferenza stampa di oggi (ieri per chi legge ndr) e, giustamente, ha detto che bisogna attenzionare due aspetti: quello della salute e quello dell’economia. Io credo che non siano sufficienti i ristori previsti dal governo, sia durante il lockdown sia quelli che il ministro Spadafora ha accennato e che saranno contenuti nei decreti che saranno pubblicati a breve. Le misure economiche sono insufficienti perché non si capisce che le attività sportive sono gestite prevalentemente da associazioni no profit. Bisogna fare una differenza tra le grosse palestre, attività commerciali di stampo imprenditoriale e la stragrande maggioranza di attività sportive che sono associazioni no profit dove non c’è scopo di lucro ma un impegno morale, civico per portare avanti lo sport, comparto importante sul Pil nazionale. Le risorse previste serviranno semplicemente ad essere un contentino, non possono essere sufficienti a scongiurare la chiusura di centinaia e centinaia di associazioni. Questo è un problema grave, anche alla luce di un’altra riflessione: il presidente Conte ha dichiarato che il sistema sanitario è sotto stress e questo è il problema principale. Ora non capisco perché, se il sistema sanitario è sotto stress, si va a chiudere un comparto che aiuta la salute. Ricordo, tra l’altro, che le associazioni no profit, le asd in Italia hanno una fiscalità agevolata da parte dello Stato perché contribuiscono ad agevolare il sistema sanitario nazionale e si va a chiudere ciò che aiuta il benessere psicofisico della popolazione che, probabilmente, in questo momento ne ha ancora di più bisogno. Credo sia un controsenso. Il mondo sportivo è assolutamente indignato, non siamo in grado di stabilire quali sono le misure che vanno prese; il mondo sportivo è quello che da sempre insegna la disciplina, il rispetto delle regole e non si capisce perché si va a chiudere quel comparto che dovrebbe invece essere un alleato nella lotta al virus”. Da titolare dell’Asd Devayoga quanto è stato difficile ripartire dopo il lockdown e, a livello economico, si riescono a fronteggiare ancora le spese? “A livello economico è un disastro totale. È chiaro che all’interno di ogni associazione sportiva ci sono diverse tipologie di discipline sportive; l’Asd Devayoga si occupa di yoga, una disciplina che aiuta dal punto di vista psicofisico, chiusa nel periodo del lockdown proprio quando si lavora di più ma siamo stati chiusi per ovvie necessità. Da un punto di vista economico il danno è stata proprio la chiusura in un periodo in cui l’associazione incamera gli introiti che servono per andare avanti nel periodo estivo quando notoriamente la stragrande maggioranza delle associazioni sportive lavora poco e niente. Abbiamo riaperto a giugno, non potendo però recuperare le spese in toto perché è un periodo morto; abbiamo ripreso le attività a pieno ritmo solo a metà settembre inizio ottobre, i periodi migliori. Richiudere adesso, dopo aver assunto tutte le misure necessarie e, anzi, siamo andati ben oltre i protocolli previsti, con investimenti per mantenere la struttura in sicurezza, non ci verranno ripagati in nessun modo. Un’associazione sportiva come Devayoga ha al suo interno 4-5 collaboratori sportivi che percepiscono il loro reddito, che sarà anche minimo perché si parla di una struttura piccola ma è un ristoro per queste persone che non avranno più. La ripresa è molto in dubbio, non sappiamo cosa accadrà perché il 23 novembre è un periodo morto per un’attività del genere. Non sappiamo se saremo in grado di ripartire, così come tante associazioni in tutta Italia. La nostra è una struttura assolutamente sicura: le persone entrano in numero limitato, sono tracciate perché tutte le persone hanno un certificato medico, sono schedate; non c’è un problema di assembramenti, di spostamenti né altro. Abbiamo fatto tutto il possibile, riprendere l’attività, per un’associazione come Devayoga, sarà assolutamente molto difficile, se non improbabile”.