di Michelangelo Russo
Siamo stati critici in passato, sulla prolificità delle esternazioni di Nicola Gratteri, come ad esempio il fiume dei suoi libri, o almeno del suo contributo alle pubblicazioni, sul tema della mafia.
Sono decine questi testi, per cui ci si chiede quando trovi il tempo di scriverne il contenuto, attesa la gravità dei suoi impegni di Procuratore.
Ma parliamo di peccati veniali: ascoltare gli interventi televisivi di Gratteri, come quello di martedì 10 gennaio sulla Rete 7 diretto da Gianni Floris, riconcilia l’ascoltatore, anche di media intelligenza e cultura, con le regole della ragione umana che sembrano perdersi, da tempo, dietro le idiozie di una politica becera e reazionaria; che alligna non solo a destra, ma in buona parte anche nelle riserve mentali, ipocrite e interessate, di una sedicente sinistra o altrettanto sedicente fascia progressista a chiacchiere. Gratteri ha detto cose che non sono né di destra né di sinistra; ma che sono terribilmente vere. Innanzitutto, che la Riforma Cartabia è una finta riforma, del tutto inutile e manifestamente punitiva dell’apparato di controllo del sistema giudiziario italiano. Gratteri, per iniziare, ha evidenziato i pericoli della estensione della procedibilità a querela di parte per tantissimi delitti procedibili di ufficio prima della Cartabia. Giustamente ha richiamato le reticenze alla presentazione della querela da parte di chi ha subito delitti ad opera di malavitosi, in aree territoriali dominante da mafia, camorra e ’ndrangheta (praticamente tutto il Sud) dove la Cartabia addossa al cittadino inerme, adesso, l’onere dell’avvio del processo penale. Non allo Stato, si badi, che procedendo di ufficio libera il cittadino dalle temute, possibili, ritorsioni dei delinquenti. Manco a farlo apposta, nel nostro articolo della settimana scorsa sulla truffa, aggravata dal grave danno patrimoniale, patita da una grossa concessionaria del Nord circa l’acquisto di una vettura prestigiosa in area napoletana, truffa rimasta impunita per la ritrosia delle vittima a presentare querela (cui non era tenuto perché il reato è procedibile d’ufficio), richiamavano la speranza delusa della vittima ad un’azione della Procura interessata che invece non si è mai avviata. Ed il reato fra tre mesi sarà irrimediabilmente prescritto. Quante di queste situazioni si ripeteranno, come l’allarme di Gratteri ha evidenziato??
E le intercettazioni che Nordio vuole praticamente ridurre perché, a suo dire, costano troppo? Gratteri ha detto che invece costano una cifra modestissima, tant’è che si deve alla sua iniziativa il tariffario che proprio in queste settimane è stato introdotto dal Ministro sui costi delle intercettazioni. Che vanno riformate, sì, evitando la cosiddetta “pesca a strascico” a danno di ogni interlocutore occasionale, ma che non vanno ridimensionate come mezzo di ricerca della prova a carico dei presunti colpevoli a cui carico (ed esclusivamente) vanno svolte, con inutilizzabilità per le altre eventuali notizie di reato provenienti da terzi non già indagati. E poi, che ha detto Gratteri più? O meglio, cosa ha lasciato intendere? Che purtroppo il vero obiettivo dello sfoltimento dell’azione penale pare essere il vero fulcro dell’azione di contrasto alle Mafie e ai capitali provento di delitto. La norma (per ora nemmeno nominata) di mira è molto probabilmente non solo il riciclaggio di cui all’art. 648 bis codice penale, ma soprattutto quella insidiosa tagliola per i movimenti illeciti dei capitali sporchi che è la disposizione di cui all’ art. 648 ter. 1 c.p., il cosiddetto autoriciclaggio. Che è la prassi ordinaria non solo dei capitali mafiosi, difficili da controllare ma pur sempre con un punto di partenza macchiato di mafiosità che può essere individuato. Ma l’autoriciclaggio, come delitto, è un reato molto più esteso di quanto si possa credere. Talmente innocuo, all’apparenza, che sovente i Pubblici Ministeri, pur avendolo sotto gli occhi, non se ne accorgono nemmeno. Rendendo così la vita più facile senz’altro alle Mafie, ma anche a vaste schiere di imprenditoria che viaggiano nell’illegalità. L’art. 648 ter.1. c.p. punisce gravemente il reimpiego in attività produttive di tutto ciò che illecitamente è stato sottratto con un delitto. Quindi false fatturazioni, reati tributari di ogni genere, e infine anche illecite movimentazioni societarie fatte aggirando divieti del Codice Civile e degli statuti societari. È accaduto, eccome, qualcosa del genere anche a Salerno; in proporzioni economiche enormi, e nessuno se ne è accorto sinora. L’allarme di Gratteri pare essere stato lanciato non tanto alla Politica, verso cui il Procuratore non ha nascosto un suo certo disincanto (presente al dibattito c’era anche Bersani, che non ha aggiunto parola), ma ai suoi stessi colleghi magistrati, che potrebbero finalmente avere un po’ più di voce piuttosto che lasciare al cireneo Gratteri la croce di chi urla nel deserto!