Il colonnello Ultimo: “La nostra è una divisa amara” - Le Cronache
Primo piano Salerno Attualità

Il colonnello Ultimo: “La nostra è una divisa amara”

Il colonnello Ultimo: “La nostra è una divisa amara”

di Adriano Rescigno

Sergio De Caprio, nome di battaglia “Ultimo”, colonnello dell’Arma dei carabinieri, ieri sera premiato sotto gli sguardi del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino all’interno della cerimonia “Premio perla legalità Sant’Alfonso 2019”. “Le battaglie non ce le scegliamo, ci arrivano, ce le invia Dio e noi le affrontiamo rendendole un dono, con gioia, anche quando fanno male”. “La nostra è una divisa amara che educa a quel sacrificio che non paga, a difesa di quella comunità onesta, che anche se litiga alla fine si prende per mano”.

Dall’arresto di Totò Riina ad oggi come è cambiata la criminalità?

“La criminalità evolve, come cambiano e si evolvono le società, il mondo. La questione non è come è cambiata la criminalità, ma cosa aspettiamo a distruggerla, e chi ha la responsabilità di combatterla deve rendere conto ai cittadini, deve dire perché non la annienta”.

Revisione ed argomento scorte. Una sua riflessione.

“Le scorte sono responsabilità di chi amministra e gestisce la sicurezza, e loro devono rendere conto di come la gestiscono ai cittadini, non a me, che non sono niente. Quando lo fanno vedremo cosa dicono, quando non lo fanno accettiamo comunque quello che accade. Io mi dono agli altri, non ho polemiche da fare, ci sono gli avvocati che difendono i diritti dei cittadini, ed io sono un comune cittadino”.

La città di Cava la premia alla legalità, un commento.

“Io sono commosso, è un grandissimo onore per me, ma noi siamo qui per premiare Mario Rega, al posto di Mario Rega, premiamo lui, premiamo il suo insegnamento, l’insegnamento dei ragazzi dell’Arma, di questi militari col cuore grande del soldato meridionale che si donano senza volere nulla in cambio e ci insegnano, sono i nostri superiori veri ed a loro io mi inchino”. E’ prossima una nuova emergenza rifiuti, problema rifiuti sul quale la camorra cavalca. “La lotta per la salute e difesa dell’ambiente è da sempre una priorità, c’è un problema grande. Noi come sindacato abbiamo posto l’attenzione al comando generale affinché revochi immediatamente, proprio per difendere la terra dei fuochi, l’Ilva, una circolare che dopo 15 anni stabilisce il trasferimento dei carabinieri del Noe, e questo è una cosa gravissima, e credoche i cittadini debbano impedire questo genocidio culturale dei carabinieri del Noe e del Nas”.

“Per la morte di Mario siamo in quel dolore. La foto? C’è tempo”

Il colonnello De Caprio ai margini della premiazione ha voluto su nostra richiesta anche esprimersi sulla recente fotografia che ritrae uno dei presunti assassini del vice brigadiere dell’Arma dei carabinieri Mario Rega ammanettato e bendato: “Noi siamo accanto alla famiglia ed alla sposa del vice brigadiere Rega, siamo li, con il loro dolore che è il nostro”. “Siamo li nella nostra battaglia contro l’inciviltà e l’ignoranza, contro l’avidità e l’accumulazione. Non vogliamo essere distratti da questo dolore, poi guarderemo ad altre cose, alle inefficienze a chi sbaglia, noi siamo in quel dolore, non vogliamo essere strumentalizzati, non vogliamo che nessuno ci distolga da quell’amore grande che si costruisce sulla strada, donandosi agli altri senza volere nulla in cambio, come ci ha insegnato Mario Rega e non accettiamo nient’altro al di fuori di questo dolore”, conclude il colonnello.

Una scultura del maestro Mimmo Sorrentino per colui che “con le sue gesta e capacità è testimonianza attiva di carità evangelica”

“Premio perla legalità 2019” al colonnello Ultimo, dalle mani di sua eccellenza l’arcivescovo Orazio Soricelli e di don Gioacchino, parroco della comunità di Sant’Alfonso, una scultura del maestro Mimmo Sorrentino per colui che “con le sue gesta e capacità è testimonianza attiva di carità evangelica”. La chiesa dedicata a Sant’Alfonso gremita con le autorità civili e militari al gran completo, dal tenente dell’Arma Pessolano a capo della tenenza metelliana, al sindaco ed alla giunta al completo, per omaggiare l’uomo che arrestò Riina e che è fondatore della casa famiglia “volontari capitano ultimo” nella tenuta della mistica alle porte di Roma, dove porta avanti progetti di solidarietà nei confronti dei meno fortunati. Non solo Riina, nel racconto del colonnello prima diritirare il premio, il caso “concordia” diIschia, la nascita della Crimor di cui era a capo, i metodi investigativi del generale Dalla Chiesa applicati nell’operazione “Duomo connection”: “Noi abbiamo fatto solo il nostro lavoro – spiega il colonnello – in base alle tecniche investigative che ci ha tramandato il generale Dalla Chiesa, osservare in maniera esasperata senza avere il pregiudizio iniziale sugli indagati; è l’attività che da l’esito, non il pregiudizio”, e poi la sua idea sul lavoro che svolge: “Alcuni si arruolano per avere un minimo di potere in più, io sono diventato carabiniere per perseguire quel dettato che la legge è uguale pertutti, e non è un sacrificio, è un privilegio combattere per gli altri. La gioia degli altri è la mia e nostra”. Poi le parole del sindaco Servalli: “Ultimo è un mito, un uomo, un esempio con il quale ci siamo formati, ed in queste ore di tragedia per quanto accaduto a Roma non possono che essere più giuste le sue parole. Voglio raccontare un episodio recente, appresa la notizia della mortedel vice brigadiere Rega ho chiamato iltenente Pessolano, mi ha detto che lavorava per risolvere un caso urgente, anche in quelle ore di dolore per tutta l’arma, nel momento di tragedia, la risposta è stato lo spirito di servizio, il lavoro, per me è stata una grande lezione”. “Alla base della Crimor c’è la fratellanza – continua il colonnello De Caprio – anche se ora non esiste più e tutti i miei carabinieri sono stati demansionati, quella fratellanza che viene dai nostri nonni che si tenevano per mano nei rifugi durante la seconda guerra mondiale e che ha permesso di ricostruire”, “Eravamo, siamo quello che siamo, perché c’è un amore, come in una famiglia, quando si vince o si perde nella battaglia, quando si condivide la strada, c’è fratellanza – conclude Ultimo .