di Andrea Pellegrino
L’applicazione o meno della legge Severino finisce anche al centro dell’inchiesta romana che, inizialmente, coinvolse anche Vincenzo De Luca e che coinvolge invece l’ex capo della segreteria di Palazzo Santa Lucia Nello Mastursi, il giudice Anna Scognamiglio, suo marito Guglielmo Manna e tre intermediari. Un posto di lavoro per aggiustare una sentenza (quella appunto che sospese la sospensiva per De Luca) al centro delle indagini romane conclusesi ora con l’archiviazione per De Luca e la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli altri, con le accuse di rivelazione di segreto d’ufficio e concussione per induzione. Anna Scognamiglio è giudice relatore del giudizio in corso sulla vicenda “Severino” e ad inizio luglio si occupa – in sede cautelare – della “sospensione della sospensiva” del neo presidente della Regione Campania, convalidando – dopo sei ore di discussione portate avanti dagli avvocati del Movimento Cinque Stelle – l’ordinanza emessa qualche giorno prima da Gabriele Cioffi (oggi giudice in pensione), che aveva rimesso in sella De Luca dopo il provvedimento firmato da Matteo Renzi. Per il 20 novembre era fissata il giudizio di merito che avrebbe dovuto «convalidare, modificare o annullare» la precedente decisione, in relazione anche a quanto stabilito nelle settimane precedenti dalla Corte Costituzionale in merito alla legge Severino. Al centro della vicenda, oltre Mastursi, c’è l’avvocato Guglielmo Manna, marito del giudice Scognamiglio. Il legale, già in servizio presso l’azienda ospedaliera “Santobono” di Napoli, pare fosse in procinto di ottenere un incarico all’Asl Napoli 1 centro come responsabile della struttura complessa Affari Legali. Un riconoscimento di cui Mastursi si sarebbe fatto carico, interessandosi anche di stabilire un incontro tra Manna, la moglie ed il governatore Vincenzo De Luca. I movimenti degli indagati sono stati ricostruiti attraverso le intercettazioni telefoniche, sia dell’utenza di Mastursi che di quella di Manna. Ed in particolare il cellulare dell’ex capostaff regionale è finito sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, dopo essere stato sequestrato durante le perquisizioni. Proprio in un’intercettazione si evince che il marito del giudice Scognamiglio, parlando con Mastursi, avrebbe chiesto “un favore” spiegando che, in cambio, avrebbe fatto “intervenire” la moglie su una vicenda che stava a cuore all’ex capo della segreteria del presidente della Giunta campana.