Questa sera, alle ore 21, il palcoscenico del Centro Sociale “R.Cantarella” ospiterà la serata inaugurale della III edizione di Mutaverso con il premio Ubu 2017
Di OLGA CHIEFFI
“Tutti i libri sacri sono santi, ma il Cantico è sacrosanto”. Così commentava il testo Rabbi Akiba, nel secondo secolo dopo Cristo, che andrà questa sera, alle ore 21, ad inaugurare la terza edizione della stagione di Mutaverso Teatro, ideata ed allestita da Vincenzo Albano e dal suo ErreTeatro. Roberto Latini, per Fortebraccio Teatro, con il suo adattamento del “Cantico dei Cantici”, il libro più controverso dell’Antico Testamento, poiché semplice e piano se visto nel suo valore umano, ma di ardua interpretazione se considerato, com’è realmente, libro divino, ha ottenuto ben due Premi Ubu per il “Miglior progetto sonoro” e per “Miglior attore o performer”. Il palcoscenico del Centro Sociale di Salerno sarà occupato da una postazione radiofonica, dalla quale il protagonista, Roberto Latini, una sorta di barbone, profonderà le sue parole nell’aria alternandone all’ascolto della musica in cuffia, di melodie e testi in tema con l’amore da “A far l’amore comincia tu” di Raffaella Carrà nella versione di Bob Sinclar, ai Placebo di “Every you and every me”, sino al tema d’amore di “C’era una volta in America” firmato da Ennio Morricone. Il Cantico dei Cantici è il canto del Giardino per eccellenza. Tanti sono i giardini nell’Antico Testamento, una vasta gamma di valori preziosi per una storia delle idee, ma anche una cesura tra il giardino e il parco divino. Qui nel Cantico i versi donati en plen air da Roberto Latini, restituiscono al kepos la sua grandezza originaria, priva di ogni posteriore “limitazione” escatologica, che riduce la sua portata e non permette di cogliere a fondo le sue lontanissime origini. Un’idea questa del Cantico che, pur venuta da molto lontano, arriva intatta fino alla sua descrizione più alta che è la donna-giardino del saggio re Salomone, amata da tutti nei secoli attraverso il più bel cantico tramandato dalla letteratura antica che stasera ascolteremo. Sappiamo che nel Cantico prevalgono i paragoni legati alla meraviglia della terra. Il corpo amato è rappresentato di volta in volta dalla vigna e dal giardino. La particolarità individuale viene descritta attraverso la bellezza comune del giglio delle valli e Roberto Latini non lo farà mancare sottolineato dalle musiche scelte da Gianluca Misiti e le luci di Max Mugnai, rileggendo uno dei testi più carichi di significati mistici (soprattutto per la tradizione ebraica e cristiana) seppure intinto in un’ aura poetico-amorosa tutt’ altro che astratta. Che questo libro sia uno dei più straordinari esempi di poesia d’amore nella storia della letteratura, lo dimostra il numero infinito di artisti e il conseguente repertorio di capolavori di scultura, pittura e letteratura che vi si sono ispirati. Nella storia della musica è il Rinascimento, con la sua propensione a “dipingere” attraverso la polifonia la poesia i testi devozionali assegnandoli alla dimensione quasi metafisica delle “voci sole”, a elaborare la maggior parte delle poesie del Cantico dei Cantici. Roberto Latini rinverdirà quella tradizione, voce sola per ritrovare noi stessi, una voce in scena e una dentro di noi, pensando a nuove albe, intatte.