di Erika Noschese
Il papà o un accompagnatore potranno entrare in sala parto. Battaglia vinta per il nostro quotidiano che, fin dal principio, ha sostenuto e portato avanti le richieste dell’Ostetrica Patrizia Santoro che, ormai da mesi chiedeva ai vertici del Ruggi d’Aragona di concedere alle mamme di avere i loro compagni o una persona di fiducia accanto al momento del parto. Nei giorni scorsi, è infatti giunta la nota dei vertici dell’azienda ospedaliera universitaria con un percorso ben definito che prevede una procedura ad hoc, attraverso un modulo da compilare così da poter accedere in sala parto, in sicurezza. La prassi prevede che solo dopo il parto il papà o l’accompagnatore può lasciare la struttura ospedaliera proprio per evitare un qualsivoglia pericolo a meno che non si tratti di un parto cesareo dove l’accesso è sempre stato interdetto. Con molta probabilità, ai neo papà o agli accompagnatori sarà effettuato un tampone e resteranno in ospedale fino al momento del parto, per poi lasciare la struttura ospedaliera e seguire le norme per i visitatori. L’ostetrica del Ruggi ha portato avanti questa battaglia per diversi mesi, spinta anche dalle numerose richieste delle neo mamme che, in più occasioni, hanno scritto ai vertici dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona seguendo le orme degli altri nosocomi campani che, dopo la seconda ondata, hanno adottato percorsi idonei interni al nosocomio. Nei mesi scorsi è stata lanciata anche una raccolta firme. E ora, la vittoria è finalmente giunta. Nei prossimi giorni, il direttore generale Vincenzo D’Amato detterà le linee guida da seguire tanto per gli accompagnatori quanto per i medici, gli infermieri e le ostetriche per garantire la massima sicurezza alle mamme e ai neonati. Ora, si spera di poter ottenere anche l’accesso alla Tin per le mamme dei neonati ricoverati presso la terapia intensiva neonatale. Proprio nei giorni scorsi era statp denunciato – attraverso queste colonne – che le mamme non possono vedere i loro figli per tutto il tempo del ricovero in Tin e avere colloqui con i medici prettamente telefonici e solo raramente di persona.