I consiglieri di Salerno chiedono le dimissioni di Vincenzo Clemente di Battipaglia - Le Cronache
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I consiglieri di Salerno chiedono le dimissioni di Vincenzo Clemente di Battipaglia

I consiglieri di Salerno chiedono le dimissioni di Vincenzo Clemente di Battipaglia

di Erika Noschese
Revocare immediatamente le deleghe all’Agricoltura e alle Politiche del Lavoro assegnate al consigliere Clemente. Questa la richiesta avanzata da 21 consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione, al presidente della Provincia Franco Alfieri attraverso una lettera aperta. L’iniziativa, lanciata dalla consigliera del Movimento 5 Stelle Claudia Pecoraro, è stata presentata in consiglio comunale accompagnata da un minuto di silenzio per Maria Rosa Troisi, giovane donna battipagliese uccisa per mano del marito, accecato dalla gelosia. Il consigliere provinciale Vincenzo Clemente, intervenuto alla fiaccolata organizzata dal sindaco di Battipaglia Cecilia Francese, ha scelto di puntare l’attenzione non sulla vittima quanto sull’omicida con un viscido tentativo di giustificare il crimine commesso parlando di «un bravo ragazzo, un lavoratore» e facendolo passare per vittima. «Le parole pronunciate dal Consigliere Provinciale Vincenzo Clemente al termine della fiaccolata in memoria di Maria Rosa Troisi, sono gravissime e non possono passare sotto silenzio, per tale ragione ho condiviso con le colleghe e i colleghi del Consiglio comunale un’azione rivolta al Presidente della Provincia, avv. Francesco Alfieri – ha dichiarato la consigliera Pecoraro presentando l’iniziativa che ha trovato pieno sostegno da quasi tutti i consiglieri – Chi rappresenta le Istituzioni dello Stato deve farlo con competenza, rispetto e dignità di funzione.Il Consigliere ha minimizzato e giustificato l’omicidio di Maria Rosa, dimostrando di essere il riflesso di una società di matrice maschilista e patriarcale che normalizza la violenza contro le donne, negando la dimensione strutturale e trasversale del fenomeno, non consentendo, di fatto, alle donne di tornare ad essere libere e sicure.Avrebbe dovuto scusarsi in modo netto e totale, ma ciò non è avvenuto, e per tali ragioni, come rappresentante delle istituzioni, ho sentito forte la necessità di prendere posizione sul punto e ho trovato il pieno appoggio e la vera condivisione da parte di alcuni colleghi, di maggioranza e di opposizione.La battaglia contro la violenza maschile sulle donne non ha bandiera politica e non ha colore, se non quello della libertà». Nella lettera indirizzata al presidente Alfieri si evidenzia che «chi rappresenta le Istituzioni ha l’onere di farlo con competenza, formazione e professionalità quando sceglie di affrontare tematiche specifiche e complesse. Chi rappresenta le istituzioni non può, in alcuni casi, rendere dichiarazioni che sviliscono e giustificano la violenza di genere, prendendo di fatto una posizione contraria al lavoro che l’Organo che rappresenta porta avanti». E dunque l’attacco: «Il signor Clemente ha dimostrato di essere il riflesso di una società che minimizza, giustifica e normalizza la violenza contro le donne, alimentando con le sue parola la cultura maschilista e patriarcale che, negando la dimensiona strutturale e trasversale del fenomeno, non consente alle donne di fuoriuscire dalla violenza», emerge ancora dalla lettera.