di Luigi Ansalone
Le leggi o i regolamenti in generale, almeno fin quando ci sono, vanno rispettati? Risposta scontata: sì. Anche se sono iniqui, ingiusti, insopportabili? Purtroppo sì. E se una determinata categoria di soggetti destinataria della normativa se ne infischia e continua a comportarsi come se non esistesse, quale ragione viene subito in mente? Assenza di controlli, sanzioni inapplicate e, tra tutte, mancanza di autorevolezza di chi rappresenta le istituzioni, ovvio. Non sarà questa la spiegazione del fatto che a dispetto di leggi, regolamenti, annunci e prese di posizione pubbliche molti, troppi, commercianti ebolitani continuano a posizionare la propria merce sul suolo pubblico, ove peraltro non risulta il relativo pagamento delle imposte? I fruttivendoli, ad esempio, che pure dovrebbero rispettare, come macellai, ristoratori, baristi e salumieri vari, la rigida normativa alimentare che discplina il settore, come mai se ne fregano se -ad esempio- i piccioni defecano sulla frutta, i gas di scarico delle auto arrivano nelle cassette di frutta, la signora del piano di sopra lascia scolare varechina o detersivi, etc? Semplice: non considerano l’amministrazione comunale una cosa seria e la Polizia urbana, già umiliata per il freno imposto dai vertici comunali sul terreno delle sanzioni automobilistiche, manco ci passa più nei negozi e, se proprio ci dovesse andare, lo fa controvoglia tenuto conto che dal livello politico la mano si fa sempre più leggera quanto a rispetto delle leggi. Farsi un giro per la città e provare a scambiare quattro chiacchiere con questi commercianti ai quali, naturalmente, va tutta la nostra comprensione per la situazione economica ma che di certo condivideranno che le leggi valgono anche per loro. Almeno finché ci sono.