Olga Chieffi
Rush finale per la IX edizione de’ I racconti del Contemporaneo, ideati e organizzati dall’Associazione Tempi Moderni, di Marco Russo, che, stasera, alle ore 19,30 presenterà uno dei massimi capolavori della storia del cinema “La corazzata Potëmkin” che compie cento anni. Una sinergia questa con linea D’Ombra per la sezione Extra visioni, che sarà introdotta da Miki Rosco e Michele Andronico con le musiche live di Roberto Marino. Ricordiamo tutti le parole di donna Prassede “Si sa che agli uomini il bene bisogna, le più volte, farlo per forza” ed è un segno confortante, che si sia pensato alla proiezione di questa pellicola in versione restaurata. La corazzata Potëmkin naviga su di un mare di inchiostro. Dopo aver ottenuto un successo mondiale, dopo aver ottenuto un successo mondiale, dopo essere stato proclamato l’opera filmica migliore di tutti i tempi, il Potëmkin è finito col diventare il film per antonomasia, felice sintesi di linguaggio cinematografico, di coscienza politica e, comunque, di sublimazione artistica. Riguardo la colonna sonora, che qui ascolteremo eseguita live da Roberto Marino in doppia veste di compositore ed esecutore, segno musicale attento ed esperto il suo, non certo nuovo a performance di questo genere. il rapporto tra cinema e musica nei primi trent’anni della storia del cinema era ben diverso da quello attuale, e la potenzialità che oggi è attribuita alla colonna sonora di un film è molto diversa dalla percezione che ne avevano i cineasti e i critici nei primi decenni del ‘900. Secondo il formalista russo Boris Ejchenbaum, la funzione principale della musica che accompagnava le proiezioni dei film muti era di mero supporto allo spettatore nella ricerca del silenzio, che lo costringeva a collaborare per attribuire ai personaggi parole e motivazioni. Nel caso del Potemkin, la colonna sonora originale, composta dal musicista austriaco Edmund Meisel, fu dispersa per molti decenni e riutilizzata soltanto in occasione del restauro del film su iniziativa della fondazione federale tedesca per la cultura nel 2005. Durante la sua lunga storia, la colonna sonora è stata più volte cambiata. Nel 1949, in occasione del venticinquennale del film, una nuova colonna sonora fu composta da Nikolaj Krjukov. Successivamente sono stati usati anche brani di musica alcune sinfonie di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič , nel 1976. Esiste anche una colonna sonora moderna, composta nel 2005 dal gruppo Pet Shop Boys e incisa nel disco Battleship Potemkin. La colonna sonora originale di Meisel, composta in soli dodici giorni, l’opera più congeniale per sottolineare il capolavoro di Eisenstein, poiché si fonde perfettamente con il linguaggio e il contenuto del film. Nel 2017 la Cineteca di Bologna ha pubblicato un DVD di questo film per la collana “Il Cinema Ritrovato” n.25 con la nuova musica originale elettroacustica in surround 5.1 composta ed eseguita dal collettivo di compositori Edison Studio (musica di Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi, Alessandro Cipriani in collaborazione con Vincenzo Core). In una seconda traccia audio dello stesso DVD è pubblicata anche la musica della partitura originale di Edmund Meisel, diretta da Helmut Imig. La Corazzata Potëmkin racconta l’episodio della rivolta dei marinai della nave da battaglia Potëmkin e della conseguente tragica strage a Odessa. La ribellione raggiunge il suo punto più drammatico nella scena della scalinata della città dove i soldati sparano senza pietà sulla popolazione, senza distinguere tra uomini, donne e bambini. E’ proprio questo momento ad essere diventato iconico, non solo per quello che ha rappresentato nella storia del cinema, ma soprattutto per essere stato riletto da altri cineasti. L’alto tasso di violenza e tragicità della scena, raggiunta grazie a una regia che non dà tregua e catapulta lo spettatore dentro la vicenda, ha formato diversi registi che non hanno perso l’occasione per omaggiarla, o parodiarla, nei loro film. Una struttura narrativa di tipo tragico, suddivisa in cinque atti secondo i canoni della tragedia greca, caratterizzata da una progressione crescente della tensione. La narrazione inizia con scene di vita a bordo della nave e con la comparsa dei primi sintomi di insofferenza tra i marinai, causati dalla presenza di vermi nella carne. Questo porta al rifiuto del cibo avariato e culmina con la ribellione, simboleggiata dalla sequenza del piatto frantumato, che funge da detonatore dell’esplosione collettiva. Il film, ad eccezione del personaggio di Vakulinuck, non si focalizza su protagonisti individuali, sia sulla nave che a terra. Fino al personaggio di Alexander Nevskji, il regista russo utilizza la macchina da presa per rappresentare le masse, evitando di personalizzare i personaggi, in linea con gli ideali dell’ideologia comunista dell’epoca. La narrazione si sviluppa attraverso un crescendo emotivo, con sequenze di forte impatto che spingono lo spettatore a schierarsi con i rivoltosi, evidenziando così un forte messaggio politico e ideologico di solidarietà collettiva e ribellione contro l’oppressione. Alcuni aspetti fondamentali del cinema di Sergei Ejzenstejn, evidenziano la sua capacità di andare oltre la semplice retorica e di coinvolgere profondamente lo spettatore. In particolare, le sequenze che rappresentano la morte di Vakulinuck, con il suo cartello ironico e provocatorio, sono progettate non solo per suscitare pietà e sdegno, ma anche per coinvolgere emotivamente e intellettualmente il pubblico, grazie anche a soluzioni di montaggio innovative e simboliche. Ejzenstejn utilizza la folla come elemento meta-cinematografico, quasi a rappresentare lo spettatore stesso, creando un ponte tra la narrazione e il pubblico, e stimolando una riflessione attiva piuttosto che una semplice passività. La sua fiducia nel pubblico emerge chiaramente, poiché il regista rompe le convenzioni del cinema narrativo classico, impiegando un montaggio serrato e sperimentale che mira a provocare shock e a rendere lo spettatore partecipe delle tensioni e dei messaggi del film, come del resto gli oggetti, con la corazzata che diventa l’eroina dell’opera, con i cannoni che si girano verso la città, gli alberi la scalinata, ogni cosa recita, addirittura le lenti a pince-nez del dottore. Il cinema di Ejzenstejn è, quindi, popolare ma non populista, poiché si basa su un’intelligenza e una capacità di ragionamento del pubblico, che può interpretare e costruire significati profondi partendo da immagini e sequenze, come la celebre carozzina che scivola lungo le scale di Odessa, simbolo dell’ineluttabilità della rivoluzione. Infine, il film ha saputo resistere al passare del tempo e al crollo dell’ideologia rivoluzionaria di cui era portatore, mantenendo un forte valore senza risultare pesante o didascalico, grazie alla sua capacità di coinvolgere e stimolare riflessioni profonde nello spettatore.





