di Red.Cro.
A Marina di Camerota c’è il sindaco Mario Salvatore Scarpitta alle prese con gli abusi edilizi o presunti tali di sua moglie Antonia Tartaglia. E’ una storia che va avanti da qualche anno, da quando lo stesso Scarpitta era consigliere di opposizione e titolare di un’azienda a Marina di Camerota che fornisce cibo e bevande ai locali della zona aveva in una zona vincolata dal Parco Nazionale del Cilento c’era un capannone adibito a deposito. I capannoni, con il passare degli anni, sono diventati due. Già nel 2011 il Raggruppamento dei carabinieri Parco della stazione di San Giovanni a Piro riscontrò che il primo manufatto realizzato era privo di permesso a costruire e avviò l’iter che portò il Comune a ordinarne la demolizione. Demolizione che non è stata mai fatta, tanto che il Parco acquisì l’area incriminata. Anna Tartaglia fece ricorso e vinse al Tar nel 2014. Ma l’ente Parco continuò a rivendicarne la proprietà, l’ufficio Urbanistica del Comune di Camerota ordinò una seconda demolizione e lo stesso Scarpitta nel 2015 presentò un altro ricorso al Tar. al Tribunale amministrativo: era il 2015. Nel 2017 Scarpitta vinse le elezioni e diventò sindaco e un esponente dell’op – posizione, Orlando Laino, sollevò una questione di incompatibilità: Scarpitta non avrebbe potuto indossare la fascia tricolore perché aveva un contenzioso in corso con il Comune. Scarpitta decise di restare sindaco, mentre Nell’area venne eretto un secondo Capannone, come relazionarono gli stessi carabinieri. Che circa cinque mesi fa, durante un controllo, annotarono ulteriori irregolarità. Un mese dopo i tecnici comunali di Scarpitta fanno a loro volta un controllo e nel verbale scrivono che “al momento non ci sono lavori edili in corso”. Secondo l’opposizione nel l’archivio dell’ufficio comunale non si trova neanche il fascicolo sul primo abuso edilizio, quello del 2011, ma restano agli atti gli scatti fotografici effettuati dai carabinieri. A giugno la stessa Anna Tartaglia fa richiesta al Comune di conformità urbanistica e compatibilità paesaggistica. Dal nuovo sopralluogo viene anche fuori che la zona ricade in un’area a pericolosità elevata di rischio idrogeologico. Si riunisce la commissione locale per il paesaggio, si interpella la Soprintendenza Archeologica delle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino ed arrivano sul tavolo solo pareri sono positivi. Così la moglie del sindaco può tenersi il capannone pagando una sanzione di 2.000 euro. Resta ancora per sanare il tutto il il nullaosta postumo del Parco nazionale del Cilento che, però, il 6 novembre scorso dà parere negativo. La palla passa ai giudici del Tar dove è pendente il ricorso di Anna Tartaglia.