di Olga Chieffi
Con Astor Piazzolla, che sta al tango come Miles Davis sta al jazz, nasce il tango moderno. Il suo genio è il primo a sperimentare vie musicali nuove, il tango con il jazz, con altri impasti sonori, altri strumenti e armonie. Piazzolla, grande incompreso, esule volontario per anni in Italia, dove canta con Milva e suona con Tullio De Piscopo, Piazzolla che è genio di oggi, perché negli anni ’60 e ’70 la sua musica non poteva piacere ai puristi, ma neanche ai giovani che amavano la novità del rock, oggi, nel centenario della sua nascita, ci obbliga ad una riflessione su di un’eredità vastissima e non semplice da tramandare. Cento anni fa, l’11 marzo 1921, nasceva Astor Piazzolla. Il Ravello Festival, nel centenario della nascita, tributa al padre del tango moderno un doveroso omaggio: domani, alle ore 20, sul Belvedere di Villa Rufolo riflettori su Astor Piazzolla 100°, produzione realizzata dalla Fondazione Ravello in collaborazione con il Ravenna Festival, che potrà essere seguita anche in streaming, sui canali social del festival e della Fondazione Ravello. Ci addentreremo nel mondo sonoro di Piazzolla con il Quinteto Astor Piazzolla, che da oltre venti anni si esibisce suonando sugli arrangiamenti autografi e riportando alla luce gioielli inediti, custoditi dalla Fondacion Piazzolla. Pablo Mainetti, bandoneón; Serdar Geldymuradov, violino; Armando De La Vega, chitarra; Daniel Falasca, contrabbasso; Barbara Varassi Pega pianoforte, incontreranno l’Orchestra Filarmonica Salernitana Giuseppe Verdi diretta da Andrés Juncos. Il quintetto rimase sempre la formazione preferita da Astor Piazzolla. Nel 1960 formò il suo primo ensemble. I cinque strumenti solisti riuscivano a interpretare agilmente l’elettrica vitalità di Buenos Aires, con una varietà melodica e armonica sconosciuta alle grandi compagini orchestrali. Violino, chitarra, contrabbasso, pianoforte e lo struggente bandoneón, la voce principe del tango, sono gli strumenti scelti dalla Fundación Astor Piazzolla per il Quinteto. Ad inaugurare la serata, il quintetto, formazione d’elezione di Astor, che esordirà sulle note di Biyuya, che c’introdurrà in questa sorta di distillato dell’orchestra di Tango tradizionale. L’abbraccio del tango, colmo di bisogni, sogni, desideri e oblii, attraverso un rito che si consuma sempre uguale, lo si ritroverà in Caliente e Milonga Loca, assieme a quel lirismo allentato e dolente, in Thriller. Seguirà Escualo, quella sfida perenne tra mantice e violino, Revirado dove il compositore argentino rivela la sua affezione per la chanson parigina, brillante e passionale, dedicandolo a Edith Piaf, fino a giungere all’aplomb cameristico di Verano e Invierno Porteño dalle Stagioni. A chiudere il primo set La muerte del ángel. Nel secondo set, il quintetto sarà supportato dall’Orchestra per il Concerto Aconcagua che incarna il culmine creativo di Piazzolla. A seguire, Fuga y Misterio, dagli elegiaci e stranianti paradigmi del nuevo tango, il lento, dolcissimo, a tratti struggente Oblivion, che Piazzolla scrisse nel 1984, per la colonna sonora del film Enrico IV, di Marco Bellocchio; Adiós Nonino, dedicata al padre Vicente “… ha un tono intimo – scrisse lo stesso autore – sembra quasi funebre e, senza dubbio, questo tango, nel genere ruppe tutto. Era un periodo in cui quasi tutti i temi avevano un ritmo molto incalzante, invece, Adiós Nonino terminava al contrario, come la vita, se ne andava uscendo, si spegneva”. Finale con Libertango, un arrangiamento originale per quintetto e archi, scritto per questa occasione da Pablo Mainetti, simbolo ossessivo di quel popolo che si era messo finalmente in moto, in “viaggio”, con la sua musica, il suo simbolo, il mito del tango che allora ri-nasceva.