Disposti 5 arresti e il sequestro preventivo di beni per oltre 48 milioni di euro. In questi giorni, militari del comando provinciale della guardia di finanza di Salerno stanno eseguendo – nelle province di Napoli, Roma e Bari – un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa su richiesta della Procura di Napoli nei confronti di cinque soggetti indagati, in concorso, per una frode fiscale nella commercializzazione di prodotti petroliferi. I reati contestati sono quelli di cui agli articoli 2 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti), 5 (0messa dichiarazione), 8 (emissionedi fatture o altri documenti per operazioni inesistenti), 10 (occultamento o distruzione didocumenti contabili) del decreto legislativo 74/2000. Nello specifico, i finanzieri della compagnia di Scafati, coordinati dal gruppo di Salerno, hanno notificato il provvedimento che dispone gli arresti domiciliari ai fratelli Mario e Roberto Murolo (entrambi residenti a Napoli), Giuseppe Savino (residente a Volla nel napoletano), Luigi Borriello (residente a San Giorgio a Cremano) e Alberto Masullo (residente a Napoli). Quest’ultimo è considerato l’ideatore del complesso meccanismo evasivo di frode, grazie alla vasta e riconosciuta esperienza nello specifico settore, nonché al ruolo di primissimo piano ricoperto, nel periodo oggetto delle indagini, in una nota compagnia petrolifera, tanto da essere ritenuto uno dei migliori responsabili commerciali di prodotti petroliferi in tutto il sud Italia. Il GIP ha anche emesso un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente dei beni riconducibili a 19 degli indagati, nonché alle società coinvolte nella frode, per un ammontare complessivo di oltre 48 milioni di euro. Si tratta dell’importo corrispondente all’I.V.A. che è stata indebitamente evasa nell’arco di 4 anni. Le indagini delle Fiamme Gialle di Scafati, coordinate dalla procura di Napoli e culminate nei menzionati provvedimenti, sono state condotte mediante una complessa opera di ricostruzione documentale, nonché attraverso mirate indagini finanziarie nei confronti di una vasta platea di persone fisiche e di quattordici società, a vario titolo coinvolte nell’articolato sistema di frode, con accertamenti e riscontri presso le molte imprese che hanno intrattenuto i rapporti commerciali in qualità di fornitori e di clienti, su tutto il territorio nazionale. In particolare, i soggetti attinti dai provvedimenti cautelari hanno costituito una serie di società “cartiere” che si accreditavano falsamente come “esportatori abituali”, mediante la presentazione ai fornitori di false “lettere d’intento”, documenti che legittimano gli acquisti senza l’addebito dell’Iva.
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